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In Italia un ospedale su 3 non rispetta le norme antincendio

Fiaso: norma difficile da applicare. Datato il 72% degli edifici

Pubblicato il: 10/12/2023 – 20:11
In Italia un ospedale su 3 non rispetta le norme antincendio

ROMA Un ospedale su tre in Italia non è riuscito ad adeguarsi alle norme antincendio introdotte nel 2015 e prorogate più volte: la stima è della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere e si basa su un campione distribuito sul territorio nazionale. E’ la punta di un iceberg di cui non sono note le dimensioni: «Ogni singola azienda ospedaliera conosce la sua situazione», dice all’Ansa il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, ma un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile. Il nodo, che riguarda i piccoli come i grandi ospedali, è la difficoltà ad adeguarsi alla normativa e alle sue scadenze, non facili da rispettare sia per motivi logistici sia per la carenza di finanziamenti. La normativa è la Regola tecnica del 2015, che prevedeva una serie di passaggi da completare entro il 2022 e poi prorogata più volte (l’ultima scadenza è nel 2025). Tuttavia il tempo per presentare un piano di interventi scadeva nel 2016 (leggi la notizia dell’incendio all’ospedale di Tivoli).
«Pianificare gli interventi era indispensabile, ma per farlo bisognava contare su finanziamenti», osserva Migliore. I costi sono alti, soprattutto perché gli ospedali italiani sono datati, come indica l’analisi del Cnr citata dall’Inail: il 50% è stato costruito fra il 1900 e il 1980 e il 22% prima del 1900. Solo una piccola percentuale è stata quindi costruita negli ultimi 43 anni, su un 72% di edifici con «vincoli architettonici, strutturali e impiantistici che ne condizionano il funzionamento e la disponibilità di spazi e servizi», come rileva la ricerca.
Gli ospedali con l’età media più alta sono in Umbria, Lazio e Toscana; i più recenti in Valle d’Aosta, Molise e Calabria. Adeguarsi alle regole di sicurezza, che oltre agli incendi riguardano staticità e strutture antisismiche, significa perciò affrontare «interventi pesanti: sono strutture in cui viene erogata l’assistenza, dove va pianificata una chiusura temporanea, creando un’alternativa – dice il presidente della Fiaso – oppure vanno scaglionati gli interventi lasciando aperta una parte della struttura, ma allungando i tempi per la messa a norma».
Al momento il Piemonte è l’unica regione di cui siano accessibili dati puntuali sull’adeguamento antincendio degli ospedali. I dati dell’Istituto di ricerche economiche e sociali, relativi al 2019, indicano che nelle circa 150 strutture sanitarie della regione l’indice di adeguamento medio è -0,29, in un intervallo compreso tra -1 e +1; la spesa è calcolata in 452 milioni di euro. Sempre per la sicurezza anticendio, nel 2013 la Regione Marche ha pubblicato un piano da 12 milioni e nel luglio scorso la Regione Lazio ha reso noto di avere impegnato 375 milioni. Il problema, per Migliore, non è la normativa: questa «è giusta, non chiediamo una revisione», ma è necessaria «una fotografia complessiva del patrimonio edilizio per disegnare un nuovo programma di interventi. alla luce della possibilità di finanziamento degli interventi stessi. La speranza è che Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie si possano «sedere a un tavolo per mettere a punto un piano di interventi realistico e aderente alla possibilità di intervento reale».
Che bisogna investire in sicurezza, prevedendo «più uomini, mezzi e risorse per strutture sensibili come quelle sanitarie» lo dice anche il Sindacato Medici Italiani. Sulla stessa linea è Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio: «C’è una difficoltà delle aziende sanitarie pubbliche ad adeguarsi alle norme a causa dei continui tagli. Le strutture ospedaliere sono spesso datate e la mancanza di fondi è pressante, in un circolo vizioso in cui lo stress del lavoro si somma ai problemi di sicurezza». (Enrica Battifoglia – Ansa)

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