DUBAI Dalla bozza di accordo sul clima della Cop28 salta ilphase-out di petrolio, carbone, gas. In sostanza, nel testo di 21 pagine proposto dalla presidenza degli Emirati Arabi Uniti, con Sultan Al Jaber, non è prevista l’uscita dai combustibili fossili ma soltanto una «riduzione ordinata», pur lasciando in evidenza la spinta sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica e diverse tecnologie ‘supplenti’ (dalla cattura della CO2 al nucleare). La 28esima Conferenza delle parti – il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Dubai – è entrata nelle fasi conclusive di alto livello. E, la discussione, dal versante tecnico, si sposta ora su quello puramente politico, diplomatico, e strategico; nonché sui dettagli, legati anche alla scelta delle parole da adottare e alla limatura del testo che al momento lascia l’amaro in bocca a molti partecipanti, che vanno dalle associazioni e Ong agli osservatori esterni.
Si tratta di un pensiero condiviso anche dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che chiede «di fare di più». Il nostro ministro è infatti «al lavoro con i partner europei per migliorare la proposta. Servire uno sforzo ulteriore per un testo più ambizioso». Il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra definisce la bozza «deludente». A poche ore dalla chiusura dei negoziati – sherpa e inviati speciali delle diverse nazioni lavorano senza sosta alle ultime trattative – non è mancato l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, secondo cui «siamo fuori strada» con il Pianeta «a pochi minuti dalla mezzanotte»: è quindi «tempo di usare la massima ambizione e la massima flessibilità», per arrivare a dei «compromessi» e ottenere delle “soluzioni” per «dimostrare che il multilateralismo resta la nostra migliore speranza per affrontare le sfide globali».
Sulla stessa linea, il segretario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) Simon Stiell, il capo del pezzo delle Nazioni Unite che organizza la Conferenza mondiale: «Non abbiamo un minuto da perdere».
Nella bozza non viene quindi più previsto il ‘phase out’, l’uscita dai fossili, ma si parla di «riduzione in modo giusto, ordinato, equo» per arrivare «a emissione nette zero” al 2050. Resta invece riconosciuta «la necessità di una profonda riduzione delle emissioni di gas serra”. L’indicazione è di spingere sulle rinnovabili, triplicandone la capacità, e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Si fa anche riferimento alle nuove tecnologie, come quelle per la cattura e lo stoccaggio della CO2 e quelle per la produzione di idrogeno. A questo quadro viene affiancato anche il nucleare, come ‘supplente’ dei fossili , per garantire la produzione energetica.
Per il think tank ECCO è «difficile che questo testo accontenti le richieste dei gruppi» quindi ci si attende «il rigetto da più parti». Di fatto – continua ECCO – «la bozza non sceglie e confonde». Non si discosta di molto la riflessione del Wwf Italia: «La nuova bozza di testo è deludente e molto meno ambiziosa di quelle precedenti. Se passasse così com’è sarebbe un disastro, un fallimento per i governi». Quindi – avverte ancora il Wwf – «nessuno pensi di tornare a casa con un testo del genere, sarà necessario fare gli straordinari».
I piccoli Stati insulari (un rischio per l’innalzamento del livello del mare) e le nazioni più esposte agli impatti dei cambiamenti climatici pensano che il testo sia stato «annacquato» di fronte al fatto che la decisione in ambito di Nazioni Unite deve arrivare per consenso; anche, e proprio, dove il presidente della Cop è anche a capo della principale azienda petrolifera del Paese. «Quello che abbiamo visto oggi è inaccettabile – afferma il capo delegazione e ministro delle Risorse naturali delle Isole Marshall, Samuel Silk – non torneremo in silenzio nelle nostre tombe acquatiche».
La previsione – che arriva da più fronti – è che la partita della Cop28, come da tradizione (ormai), potrebbe finire ai tempi supplementari. E chiudersi oltre i tempi programmati, per cercare – in dei sussulti di diplomazia dell’ultimo minuto – quelle limature al testo finale che però, come spesso è accaduto negli ultimi anni, sono restate soltanto parole.
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