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“Menorah Esodo 25”

Non solo Disney, l’intelligenza artificiale ha ritrovato il tesoro di Alarico

Quasi concluse le riprese del docufilm “Menorah Esodo 25”. La tomba sommersa del re visigoto rielaborata con l’Ai. In definizione un accordo per farne una serie su Netflix

Pubblicato il: 11/12/2023 – 10:26
di Benedetta Caira
Non solo Disney, l’intelligenza artificiale ha ritrovato il tesoro di Alarico

COSENZA Quando i rumori della città lentamente si spengono, rimangono il brusio del fiume, la voce in lontananza di chi ancora non ha sonno e passeggia nel centro storico, un autobus vuoto che va verso il capolinea. La luna illumina la confluenza tra il Crati e il Busento nel punto in cui, sott’acqua, affondato dai secoli, dentro anfratti impenetrabili, le pietre continuano a custodire da 1600 anni un segreto fatto di ori e argenti e di un preziosissimo candelabro. Eccolo, finalmente, il Tesoro di Alarico. A “ritrovarlo”, dopo tanti tentativi rivelatisi inutili, è stata l’Intelligenza artificiale che ha ricostruito, sulla base dei riscontri storici intorno al mito del re visigoto, il sito con la tomba e il corredo funebre che verosimilmente venne sotterrato insieme al corpo del condottiero, dando origine alla leggenda. L’ingresso della tomba di Alarico appare in tutta la sua bellezza, tra la melma e i sassi, s’intravedono brillare i tesori. L’attenzione è focalizzata su quel candelabro, la lampada a sette bracci di oro puro: la mitologica Menorah di cui Alarico si era impossessato durante il saccheggio di Roma, nel 410, sottraendola al Tempio di Salomone. La suggestiva rielaborazione è contenuta in “Menorah Esodo 25” il docufilm scritto e diretto dal cosentino Gianfranco Confessore, prodotto con il contributo della Calabria Film Commission. Le riprese sono quasi concluse e mentre si pensa ad una presentazione col botto “al festival di Cannes” rivela Confessore, si sta definendo un accordo per trarne una serie per Netflix (negli Stati Uniti il titolo potrebbe essere “L’Alchimista e la tomba delle sette luci”).

Una storia ricca di fascino e avvolta ancora dal mistero quella della Sacra lampada, che attraversa ben tremila anni. Confessore – appassionato di storia antica con una laurea in fisica nucleare e una in informatica – ha deciso di narrarla attraverso una parte filmica ampiamente girata in Calabria che vede impegnati attori come Marina Suma e Adolfo Adamo e una parte documentaristica che si avvale dei contributi di storici, archeologi, rappresentanti della comunità ebraica di Roma e dell’Istituto nazionale di Studi Romani.
Il mito della Menorah attraversa i secoli e le città, «da Gerusalemme a Roma – spiega Confessore – e da Roma a Cosenza». Qui, si perdono le tracce della Sacra lampada. «Alarico era Cristiano – continua il regista – e quando con il suo esercito invade Roma e la distrugge, porta certamente con sé quel simbolo cristiano dal valore inestimabile. La storia è nota: quando muore viene seppellito nei pressi della confluenza tra i fiumi Crati e Busento e da questo punto in poi nasce la leggenda». Il re visigoto ha saccheggiato Roma, «ha trafugato 150 tonnellate di oro e 150 tonnellate d’argento – aggiunge il regista – che molto probabilmente non giacciono in fondo al fiume insieme al suo corpo. È invece verosimile che il re sia stato seppellito col suo tesoro personale che comprendeva gli arredi sacri del tempio di Salomone e quindi – è la conclusione – anche il manufatto di Dio, la lampada a sette bracci: la Menorah».


Per renderlo realistico, il ritrovamento del tesoro di Alarico e della sua tomba sono stati elaborati attraverso una ricostruzione tridimensionale. «L’intelligenza artificiale utilizzata in maniera assistita offre una visione inedita e suggestiva ma non sostituisce gli attori e la magia del cinema. Questo film conduce verso luoghi meravigliosi – conclude Confessore – è un viaggio tra religione, storia ed esoterismo e riaccende il desiderio di poterlo ritrovare, prima o poi, quel tesoro in fondo al fiume».

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