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l’intervista

Filippo Arlia: «C’è tanta Calabria nell’ultimo recording live»

Esce il 15 “E il vento ti ascolterà”, il nuovo disco di Danilo Rea in collaborazione con l’Orchestra filarmonica della Calabria

Pubblicato il: 13/12/2023 – 18:10
di Mariagiovanna Saladino
Filippo Arlia: «C’è tanta Calabria nell’ultimo recording live»

Prima di iniziare la conversazione, che avrà i toni di un dialogo intorno alla musica, del suo essere forma d’arte, di quei luoghi che non trova del tutto e pienamente in Calabria, e poi ancora del valore creativo e pedagogico quando è disciplina, del suo profilo sorprendentemente giovane che caratterizza l’interesse e la passione di molti ragazzi, di quelli che si sognano finalmente musicisti, ecco, prima di addentrarsi in tutto questo, Filippo Arlia ha con sé la narrazione di due importanti eventi. Questi eventi sono la buona risposta, e quindi il successo, di chi con la musica ha saputo creare alte sinfonie sì, ma anche realtà concrete che hanno preso le mosse dal sogno, quello stesso che alla fine di questo piccolo dialogo potrebbe avverarsi ancora.
L’Orchestra Filarmonica della Calabria è diretta dal Maestro Arlia che l’ha fondata quando aveva 22 anni e dopo il suo Diploma in Pianoforte, conseguito al Conservatorio di Vibo Valentia, quando di anni ne aveva diciassette. Oggi è definita da un vasto repertorio che spazia dalla tradizione sinfonica e lirico-sinfonica a produzioni contemporanee e cameristiche. È versatile e poliedrica nelle sue interpretazioni. E questo è abbastanza per spiegare l’armonica bellezza di uno degli ultimi eventi discografici che la coinvolgono. Il prossimo 15 dicembre è infatti in uscita “E il vento ti ascolterà”, il nuovo disco di Danilo Rea, una produzione che nasce dalla collaborazione fra il pianista e l’Orchestra filarmonica della Calabria, anche qui diretta dal Maestro Arlia. «Le musiche – spiega lo stesso Arlia – sono di Danilo Rea, uno dei pianisti jazz più importanti di tutto il mondo, e questo disco sarà distribuito in tutto il mondo. È stato registrato alla fine di giugno del 2019, al Teatro Politeama di Catanzaro, c’è tanta Calabria quindi in questo lavoro, che è autentico nell’essere un recording live, non è stato prodotto in una sala registrazione».

L’opera è un’esperienza musicale che associa due generi di musica diversi, il pianismo di Rea, tra sogno, reminiscenza di brani pop e sfumature jazzistiche, capaci però di elevarsi al lirico, con accanto l’intensità di un’Orchestra classica.  
Poi c’è l’evento del 22 dicembre, un appuntamento ormai consolidato della tradizione. Si tiene nella Basilica dell’Immacolata Concezione di Catanzaro. È il Concerto Sinfonico dedicato alla grande musica con l’Orchestra Filarmonica della Calabria, qui diretta dal Maestro Giovanni Pompeo. «È in questo contesto – spiega Arlia- che si esibirà da solista e al suo pianoforte, Jovanny Pandolfo, un giovanissimo di 14 anni, piccolo d’età ma grande talento”. Il giovane pianista è iscritto al primo anno del Triennio di I Livello, proprio sotto la guida del Maestro Arlia che dice ancora come “questo giovane artista debutterà con un Concerto per Pianoforte e Orchestra n° 2 op. 18. L’esibizione è sulla scia di un caposaldo della letteratura pianistica, S. Rachmaninov, quindi un’importante prova da superare sia a livello tecnico che interpretativo».
«Però dobbiamo essere orgogliosi – prosegue il Maestro – perché penso che quando un ragazzino di questa età, debutta con una orchestra sinfonica e con un programma del genere, la missione di noi insegnanti della musica, e la funzione di un conservatorio potrebbe dirsi compiuta, per noi e per i giovani».
Parola di chi il Conservatorio, e tra i più prestigiosi del territorio nazionale, lo indirizza, lo muove, lo anima. Filippo Arlia, che è calabrese, nato a Cosenza nel 1989, è dal 2014 alla guida del Conservatorio di Musica Statale “P.I. TchaiKovsky” che ha sede a Nocera Terinese, nella provincia di Catanzaro. È professore titolare di una cattedra di pianoforte principale e dei corsi di Direzione d’orchestra.  
Da Maestro, anche nel senso di formatore, e più ancora da appassionato musicista, da calabrese che rende possibile e grande la musica classica anche in Calabria, Filippo Arlia ha manifestato un personale importante desiderio, legato ai luoghi della musica classica: vorrebbe che anche in questa regione ci fosse un Teatro Stabile. È come se, e lo chiediamo a quel suo volere un po’ nostalgico, la Calabria, dal punto di vista di espressioni e professionalità musicali manifesta una buona volontà (qui ci sono tanti giovani che si accostano alla musica classica) ma quello che manca è forse l’adeguata considerazione di questa offerta.   

«Tutt’oggi noi dobbiamo dire che il bilancio che la Calabria dedica alla cultura è, secondo me e rispetto alle altre regioni italiane, troppo povero. Quindi e anzitutto manca una disponibilità economica. Non dobbiamo dimenticare che il Teatro è il più antico luogo di accoglienza e di delegazione sociale che esiste, non ha solo una funzione culturale ma anche una funzione sociale, come per certi versi ce l’ha il cinema. Stare insieme a teatro, come al cinema, ha uno scopo emozionale: è la condivisione del palcoscenico con e da parte del pubblico che fa la differenza. Il fatto che non ci sia un Teatro Stabile nella nostra regione, né tantomeno un’orchestra, crea sicuramente, dal mio punto di vista, una mancanza e una lacuna che dovrebbe essere colmata».

Cosa manca ancora?

«Le strutture sicuramente non mancano, anzi sono bellissime sia dal punto di vista architettonico sia dal punto di vista della funzionalità. Il punto fermo resta quello relativo al fatto che forse bisognerebbe capitalizzare di più sull’argomento perché investendo di più si potrebbero attirare anche i giovani a teatro, quella fascia d’età sotto i trenta anni ma anche sotto i quaranta che non è quasi mai presente. Questo non va bene – aggiunge Arlia- perché significa che un giorno non avremo più abbonati, se la media degli abbonati a teatro supera i sessant’anni, purtroppo significa che c’è un fallimento, lo spettacolo è un fallimento, non perché non debbano andare gli ultrasessantenni (che sono degli appassionati) ma se i nostri ragazzi oggi non vanno a teatro non significa che non debbano andarci nemmeno domani. È un problema generazionale sì ma che dovremmo tenere in considerazione, forse stiamo sbagliando in qualcosa e dobbiamo fare qualcosa in più per coinvolgere i giovani e portarli da noi. Esiste dunque e non tanto e non solo, un problema di gestione del teatro ma anche un problema economico legato alla mancanza di risorse. E mi ricollego all’esempio al quale si faceva riferimento prima, all’importanza dei luoghi della musica: un ragazzo di 14 anni che debutta su una scena importante, è una vittoria della scuola che lo ha cresciuto, del conservatorio, dei Maestri che lo hanno indirizzato raggiungendo gli obiettivi di formazione e realizzazione».  

Il valore pedagogico della musica è un dato di fatto, la musica è arte, espressione, creatività. La musica è un percorso. Qual è lo spazio in questo evolversi moderno della musica classica, può e deve considerarsi ancora un valore aggiunto?

«Il discorso è molto profondo. I giovani la musica classica non la conoscono perché nessuno gliela propone, laddove i generi musicali moderni sono più commerciali e quindi più facili da ascoltare. Quest’aspetto commerciale della musica ha preso il sopravvento sul profilo culturale. E questo ha determinato il fatto che i giovani non cercano la musica classica perché non la conoscono, ma posso assicurare che per quella che è la mia esperienza, ai giovani la musica classica piace parecchio solo che non sanno abbastanza bene che c’è un luogo che si chiama teatro, e in quel teatro, dall’800, in Italia c’è l’opera lirica nel fine settimana.  È compito nostro erudirli su questa situazione, se non lo facciamo abbiamo sbagliato anche dal punto di vista politico e sociale oltre che da quello culturale».

Quella del Conservatorio di Musica Statale “P.I. TchaiKovsky” è una brillante realtà, in questa terra, se si parla di musica classica, e se si fa riferimento allo studio e ai giovani: che genere di approccio manifestano i ragazzi per la lirica?

«Purtroppo nella nostra regione, ma è una problematica relativa all’Italia Meridionale, non c’è lavoro, è un problema di tutti i settori è vero, ma c’è poco lavoro anche nel campo artistico e musicale. Succede che questa cosa i nostri giovani non la percepiscono, cioè loro vengono a studiare al conservatorio credendo nel loro futuro, pensano che da grandi faranno i musicisti, o gli insegnati di musica, o i concertisti. Invece queste possibilità, il più delle volte e nella nostra regione non possono concretizzarsi, ed è una cosa triste.  Cosa si può fare dopo aver studiato e con determinazione e con il sogno se si continua ad abitare dove mancano i luoghi della musica?».
La risposta. Tanti vanno via. Per questo  motivo, obiettivo imprescindibile è quello di intervenire in maniera più incisiva sullo stato delle realtà culturali, musicali e strutturali del territorio, poiché, conclude il Maestro: «io comprendo che i nostri ragazzi credono tanto in quello che fanno e infrangere i loro sogni è una pena anche per chi li forma».

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