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La mamma di Federica Monteleone: «Spero che la storia di mia figlia smuova le coscienze»

«Rimase in sala operatoria per 16 minuti senza ossigeno», racconta Mary Sorrentino, la madre della 16enne morta nel 2007 a Vibo

Pubblicato il: 13/12/2023 – 21:00
di Mariateresa Ripolo
La mamma di Federica Monteleone: «Spero che la storia di mia figlia smuova le coscienze»

REGGIO CALABRIA «Il ricordo di Federica a distanza di 17 anni è ancora vivo. E ricordarla inevitabilmente porta a pensare a una sanità che dovrebbe garantire i diritti del cittadino: uno dei diritti principali in uno Stato dove lavoro, sanità e giustizia sono i cardini». A parlare è un’altra “mamma coraggio”, un’altra storia fatta di sofferenze e dolore, ma in fondo al tunnel non c’è la luce di speranza come nella storia che vede protagonisti Mariano e la sua famiglia. Per Mary Sorrentino la speranza si è spenta nel gennaio 2007, quando la figlia Federica Monteleone muore a soli 16 anni dopo un blackout nella sala operatoria dell’ospedale di Vibo durante un intervento di appendicectomia. «Federica è rimasta in sala operatoria per 16 minuti senza ossigeno, lo dicono le risonanze, le tac eseguite. Rimanere 16 minuti in una sala operatoria senza ossigeno è veramente pazzesco. In una sala operatoria non si può rimanere nemmeno un secondo senza ossigeno», racconta Mary Sorrentino ai nostri microfoni in occasione della cerimonia di presentazione della prima relazione annuale del Garante della Salute della Regione Calabria Anna Maria Stanganelli. Presentazione che si è svolta proprio nella Sala “Federica Monteleone” del Consiglio Regionale della Calabria.

«In un Paese civile abbiamo diritto a una sanità che sia uguale in tutte le regioni»

«Ricordarla in questa occasione spero che serva a smuovere gli animi e le coscienze di chi oggi purtroppo lavora con leggerezza. Il paziente non è un numero, non è un posto letto. Il paziente innanzitutto è un uomo. E il medico, prima di essere medico, prima di vestire quel camice, deve ricordarsi della propria umanità e quindi avere un approccio soprattutto umano. Poi gli errori possono capitare, però l’attenzione alta serve anche a evitarne qualcuno così banale come quello di Federica». Tanta l’emozione nella sala dedicata alla figlia: «Già per me avere una traccia di Federica al Consiglio regionale era importante perché è importante la battaglia che io conduco ormai da 17 anni. Sapere che la dottoressa Stanganelli a distanza di 17 anni pensa ancora a Federica mi emoziona come madre e come battagliera. Come madre la sento ancora viva a modo mio e come battagliera penso che il caso di Federica, cioè la sua morte, serva ancora a ricordare che in un Paese civile abbiamo diritto a una sanità che sia uguale in tutte le regioni, al Nord, come al Meridione, dove tutti sappiamo che i livelli essenziali minimi di sicurezza il più delle volte scarseggiano» (m.ripolo@corrierecal.it)

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