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‘Ndrangheta, maxi processo Maestrale: tutto rinviato dopo 14 ore di udienza

In aula bunker sono comparsi i 285 indagati nell’inchiesta. Discussa l’ammissione delle parti civili, tra cui De Nisi presente all’udienza

Pubblicato il: 13/12/2023 – 7:43
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, maxi processo Maestrale: tutto rinviato dopo 14 ore di udienza

LAMEZIA TERME Procede a tappe spedite l’iter giudiziario preliminare del procedimento che ha visto l’unione di tre grandi inchieste, Olimpo, Maestrale-Carthago e Imperium. Ieri, in aula bunker, sono comparsi i 285 indagati davanti al gup di Catanzaro, Pietro Agosteo, per una udienza fiume durata fino alla mezzanotte. Già perché i punti sui quali si sono mosse le parti sono davvero tante, soprattutto le questioni e le eccezioni preliminari e poi, da ultimo, l’ammissione delle parti civili. Tutto è stato rimandato, ora, alla prossima udienza già fissata il 15 dicembre ma è corsa contro il tempo perché il 25 gennaio 2024 scadranno le misure cautelari. Poi, il 18 dicembre, concluderanno i pm e le parti civili, poi toccherà alle difese. Insomma, sarà una calendario fittissimo da qui alla fine dell’anno.

Le parti civili:

Tra chi ha fatto richiesta di costituirsi parte civile nel procedimento ci sono: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno, della Giustizia, delle Infrastrutture, della Salute. E poi la Prefettura di Vibo, la Prefettura di Reggio Calabria, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo, l’Asp di Vibo Valentia e numerosi comuni tra cui: Vibo Valentia, Ionadi, Briatico, Tropea, Catanzaro, Cessaniti, Filandari, Sant’Onofrio, Filogaso, Parghelia, Drapia, Limbadi, Maierato, Mileto; Spilinga, Ricadi, Pizzo, Nicotera, Marcellinara, Sorianello, San Calogero, San Costantino, San Gregorio d’Ippona, Soriano Calabro, Zungri, Stefanaconi e Cittanova. Figurano poi le Camere di Commercio di Vibo, Catania, Milano, l’Agenzia delle Entrate e l’Inps.

I medici minacciati da Pasqua

Hanno presentato istanza, poi, i familiari di Maria Chindamo, il fratello Vincenzo e i figli Federico e Vincenzino Puntoriero. E poi i due medici Francesco Tiburzio Massara e Francesco Talarico (assistiti dell’avvocato Michele Gigliotti). I due, infatti, sarebbero stati minacciati con una pistola dall’ex manager dell’Asp di Vibo Valentia Cesare Pasqua. Secondo la Dda, infatti, nel luglio 2020, il medico «portando al proprio seguito una pistola revolver legalmente detenuta» l’avrebbe mostrata a Massara aprendo la giacca, accompagnando il gesto con parole minacciose: «A te e a Talarico vi distruggo».

De Nisi

Nell’elenco delle parti civili c’è anche Francesco de Nisi (difeso dall’avvocato Franco Giampà del Foro di Lamezia Terme) imprenditore e politico, eletto recentemente segretario regionale di “Azione”. De Nisi, però, da mesi sta portando avanti una battaglia per ottenere dal Prefetto e dal ministero dell’Interno «tutela e vigilanza» dopo l’assunzione «di atti amministrativi concreti volti a opporsi e a contrastare le attività sul territorio delle organizzazioni criminali». Ha presentato istanza anche la “T T Hotels”, società che gestisce il “Tui Magic Life” di Pizzo, coinvolta nell’inchiesta “Olimpo”.

La genesi dell’inchiesta

Nell’operazione “Olimpo”, in particolare, gli inquirenti avevano fatto luce sui presunti interessi della ‘ndrangheta del Vibonese nel settore del turismo, con l’arresto di 56 persone e 78 indagati in tutto. Un controllo totale del territorio che si sarebbe realizzato anche grazie alle connivenze dei cosiddetti colletti bianchi. Con l’operazione “Maestrale-Carthago”, invece, la Distrettuale antimafia di Catanzaro aveva ricostruito le aree geografiche di interesse delle ‘ndrine sul territorio vibonese, e in particolare nei Comuni di Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti. Erano in tutto 167 le persone indagate. Grazie all’inchiesta “Imperium”, infine, aveva permesso agli inquirenti di far luce sulle ingerenze dei clan vibonesi, e soprattutto il clan Mancuso, nel settore del turismo con particolare riferimento alle strutture alberghiere presenti sulla Costa degli Dei. Centrale in questa inchiesta la struttura del “Sayonara” di Nicotera Marina, teatro di alcuni incontri tra le cosche calabresi e quelle siciliane di Cosa Nostra.

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