CORIGLIANO ROSSANO Due anni di attività alla guida della procura di Castrovillari. La necessità di recuperare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, la lotta alla “anonima incendi” che ha messo in ginocchio l’intero territorio della Sibaritide dando fuoco ad un centinaio di auto negli ultimi anni e il contrasto alla criminalità organizzata che pare aver alzato il tiro, commettendo omicidi e rendendosi protagonista di fatti di sangue. Non un lavoro facile per Alessandro D’Alessio, procuratore di Castrovillari: ospite dell’Eco in diretta, condotto da Marco Le Fosse e in onda ieri su L’altro Corriere Tv (Canale 75 dtt).
Giornalisti, ristoratori, commercianti, imprenditori, politici. Nessuno è sfuggito alla mano criminale (e ancora ignota) dell’anonima incendi. Una furia che colpisce tutti e non risparmia nessuno. «I cittadini devono essere pronti e non reticenti, se vogliono che l’istituzione funzioni bene occorre avere una grande apertura nei confronti di chi indaga su episodi di questo tipo», dice D’Alessio. Questo rapporto di fiducia, si basa su un unico presupposto: la denuncia. «Se il delinquente mentre commette un atto illecito è preoccupato solo del possibile passaggio di una pattuglia dei carabinieri o della polizia, allora avrà vita più facile. Se quella stessa persona che incendia una vettura è consapevole della presenza di comuni cittadini pronti a denunciare, allora la sua sicurezza sull’azione criminosa comincia a vacillare». Per assurdo – chiosa D’Alessio – «è più facile indagare su organizzazioni criminali ben strutturate perché una volta che io ho compreso il meccanismo riesco anche a prevederne l’operatività. Ma se qualcuno incendia un’auto, i motivi possono essere molteplici e sono costretto ad indagare su ogni singolo episodio».
Un mese fa, in prefettura a Cosenza si è tenuto il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. In quell’occasione era giunto forte il grido dall’allarme dei sindaci Gianni Papasso, Ermanno Cennamo e Falvio Stasi. Che avevamo denunciato la presenza di «una cappa sulla Sibaritide». All’arme lanciato dai primi cittadini, il procuratore di Castrovillari aveva risposto sollecitando il ricorso al “modello Napoli“, e cioè l’utilizzo di maggiori forze dell’ordine e la collaborazione essenziale da parte dei cittadini. «Il modello richiede una sinergia operativa di varie istituzioni e di diverse competenze. La magistratura non ha compiti di prevenzione anche se io mi sento molto coinvolto quando vedo un fenomeno criminale che comincia a creare quello che si definisce allarme sociale. Quello che succede per strada, in questo momento, non è di competenza della magistratura ma bensì delle forze di polizia», sottolinea D’Alessio. «Voglio dire che oggi stiamo assistendo ad uno sforzo immane di polizia, carabinieri, guardia di finanza . aggiunge – a presidiare un territorio complicato». Come è possibile migliorare ed aumentare i servizi di controllo? «Per esempio è molto importante che ci sia un sistema di videosorveglianza che funzioni, e poi con i cittadini attivi
Nei giorni scorsi si è tenuto a Corigliano Rossano un nuovo consiglio comunale dedicato ai temi della legalità e della sicurezza, si è parlato della soppressione dell’allora tribunale di Rossano, di giustizia nel territorio della Sibaritide. «Una cosa devo dirla con forza, se si pensa di istituire un nuovo tribunale o di mantenere quello di Castrovillari, importante è creare, costituire, mantenere, fare operare strutture efficienti. Serve a poco il palazzo di giustizia se poi non ci sono collegamenti adeguati», sottolinea D’Alessio. «Castrovillari è il secondo tribunale per estensione in Italia, ha un territorio vastissimo. Noi ci occupiamo di un territorio che arriva fino a Cariati e con carenze di organico. A gennaio, grazie al Consiglio Superiore che ha ascoltato le mie preghiere, arriveranno due colleghe giovanissime che aiuteranno e miglioreranno il nostro operato. L’organico di 10 magistrati ritengo che debba essere rimpinguato». D’Alessio poi si mostra soddisfatto dei risultati ottenuti alla guida della procura. «Dal 2021, siamo una delle procure più produttive d’Italia. Abbiamo una procura che sta abbattendo progressivamente l’arretrato. I colleghi stanno facendo un grandissimo sforzo, però siamo pochi perché un territorio del genere con dieci magistrati in procura è davvero difficile da affrontare proprio per la varietà criminale».
Sinergia tra istituzioni e cittadini, ma anche una intensa attività investigativa che coinvolge la Dda di Catanzaro. Numerose le operazioni portate a termine dalla Distrettuale nei confronti di presunti clan e malandrini ritenuti responsabili della commistione di una serie di reati: dai danneggiamenti, ai furti, dalle estorsioni allo spaccio, fino agli omicidi ed ai tentati omicidi. «Con la Dda non solo c’è un dialogo, ma c’è un rapporto di estrema e continua collaborazione, ma non può essere diversamente. Ho trascorso 18 anni della mia vita in una procura circondariale, tipo Castrovillari, che era quella di Santa Maria Capua Vetere ed ho fatto poi 12 anni a Napoli. Siamo sulla stessa barca e dobbiamo andare verso la stessa direzione», dice D’Alessio che poi spiega nel dettaglio il rapporto con la procura antimafia. «Io devo essere il punto di riferimento della Distrettuale perché ho più vicinanza col territorio e devo dialogare con la procura di Catanzaro che ha mezzi e strumenti investigativi molto più efficaci dei nostri, perché la legge lo prevede».
Tre denunce al giorno di presunte violenze subite da parte di donne residenti a Corigliano Rossano, Mirto e Cariati. Anche su questo tema, la Procura di Castrovillari è in grado di offrire un’ottima risposta grazie ad «un gruppo specializzato, un pool di magistrati che si occupa esclusivamente di questo tipo di reati», continua D’Alessio. Che aggiunge: «Abbiamo una produttività in materia di misure cautelari inerenti la violazione dei diritti di violenza di genere elevatissima». Non solo, il procuratore annuncia di «aver avviato di recente un’interlocuzione col Tribunale per i minori e con la Procura per i minori e con tutti i centri antiviolenza del circondario». Secondo il procuratore, «i centri antiviolenza sono il punto di riferimento per la tutela materiale e psicologica della persona che denuncia e poi sono come carburante per le nostre indagini. Purtroppo non basta solo la repressione». (redazione@corrierecal.it)
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