CATANZARO Una “manovrabilità” sempre limitata. I tanti vincoli che imbrigliano il Bilancio della Regione Calabria si confermano anche nel documento contabile che la Giunta ha approvato nei giorni scorsi e che il Consiglio regionale trasformerà in legge venerdì prossimo. Le risorse “libere”, nel contesto di un Bilancio previsionale di circa 6,5 miliardi, sono davvero esigue. Sul piatto un fondino di circa 780 milioni da spendere però essenzialmente per far funzionare la macchina regionale o per affrontare vecchie e nuove emergenze.
Di «difficile rimodulazione della spesa finanziata con le risorse prettamente regionali» si parla nella relazione della Giunta regionale al Bilancio 2024-26, che annota come «gran parte delle risorse disponibili, teoricamente soggette a una manovra discrezionale da parte della Giunta o del Consiglio, è destinata a spese di carattere obbligatorio (personale, mutui, contratti, accantonamenti) o utilizzata per far fronte alle emergenze sociali e occupazionali della Regione, e quindi difficilmente rimodulabile, senza l’attuazione di riforme capaci di incidere nella dinamica strutturale della spesa o, in alternativa, con l’aumento della pressione fiscale».
Nel dettaglio – si specifica nella relazione – «a) le spese di funzionamento per il personale del Consiglio e della Giunta (23,3%) coprono circa un quarto della disponibilità totale, b) la spesa per i mutui assunti dalla Regione, o comunque a carico della stessa a titolo di contributo per i mutui assunti dagli Enti locali, rappresenta circa il 17,2% delle spese autonome; c) personale, contratti e mutui, in termini aggregati rappresentano il 40,5 per cento circa del totale. Questo dato, riferito a spese di carattere obbligatorio, dimostrerebbe che, almeno teoricamente, il bilancio della Regione potrebbe anche essere considerato virtuoso, e cioè con margini di manovra abbastanza ampi, se non fosse che un ulteriore 23% circa è destinato a spese per gli enti sub regionali ed il precariato storico, e quindi sostanzialmente per spese di personale. Una importante percentuale della rimanente parte è destinata alla sanità e alle politiche sociali, in gran parte rette socio-sanitarie e indennizzi ai soggetti emotrasfusi con sangue infetto (7,6% complessivi), nonché ad altre leggi di forte impatto sociale quali il cofinanziamento regionale per i trasporti, il diritto allo studio e la protezione civile (7,1%)». Infine, dall’analisi dei dati – si legge ancora nella relazione della Giunta al Bilancio della Regione – «emerge in maniera incontrovertibile come le regole imposte dal decreto legislativo 23 giugno 2011, numero 118 comportino un freno a politiche espansive della spesa in presenza di entrate incerte o di difficile esazione riferite al rispetto degli obblighi da parte di altre amministrazioni, di pignoramenti, di contenzioso. Infatti, gli accantonamenti necessari per preservare gli equilibri di bilancio rivestono un peso elevato (19,2% delle spese autonome)». (a. c.)
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