CROTONE Di quella violenza, Stella (usiamo un nome di fantasia per tutelare la protagonista del racconto) porta ancora i segni. Tira su le maniche della felpa, allunga il cappuccio per coprire il viso, tiene strette e ferme le gambe, il suo corpo è rigido come il marmo davanti a chi prova ad aprire il cassetto dei suoi tormentati ricordi. La 21enne sarebbe stata vittima di violenza, subita da un coetaneo a Crotone, la scorsa estate. Un passaggio accettato dopo una serata trascorsa fuori e poi la deviazione rispetto al percorso definito. Stella non torna a casa, o meglio non subito. Prima sarebbe stata costretta a subire un rapporto sessuale senza prestare il proprio consenso.
Una violenza ripresa con uno smartphone dal 22enne: il video – come spesso accade – avrebbe fatto il giro delle chat, condiviso, commentato, inoltrato. Troppo per Stella, che prima trova il coraggio di denunciare il coetaneo e poi di rivolgersi ad un centro antiviolenza. Che ha redatto una relazione acquisita agli atti del processo in corso dinanzi al Tribunale di Crotone. Il presunto responsabile ha scelto di essere giudicato con il rito alternativo.
Torniamo a Stella, lasciamo per un attimo la cronaca processuale. La giovane vive in un centro antiviolenza lontano dalla Calabria. E’ entrata nel settembre del 2022 e ancora oggi lavora insieme all’equipe di operatrici e psicologi per superare quanto accaduto. Chi relazione parla di «complessità emotiva propria dei colloqui», Stella «sta dimostrando una grande tenacia per la sua giovane età, è consapevole della gravità dell’atto subito e convive ogni giorno, con le conseguenze dello stesso». Con il supporto delle operatrici lavora alla rielaborazione di quanto vissuto ed ha ricominciato, da qualche tempo, a studiare e ad uscire con le amiche e gli amici più intimi. Nel documento, chi scrive annota: «faticava e fatica a nominare e pronunciare quanto vissuto, scoppiando a piangere ogni qual volta ne parlava», la 21enne lo descrive come «l’evento che le ha sconvolto la vita». Mentre ricordava l’episodio, «piangeva e riferiva di avvertire una sensazione di soffocamento, di ansia e rabbia per sé e per l’altro, tristezza e paura di uscire e che potesse succedere nuovamente».
Sono i flashback a rendere il percorso maledettamente complicato. Quei continui e frequenti ricordi fanno male. «Riferiva volontà ferrea di non essere toccata da alcuna persona, cosa che, quando avveniva in quel periodo, suscitava un senso di angoscia tale da impedirle qualunque azione», scrivono le responsabili del centro. «Durante il racconto dell’episodio assumeva la posizione di chiusura (…) si sentiva sbagliata, incapace, aumentando il senso di impotenza e compromettendo la sua autostima. “Sono rimasta ferma”, confesserà la ragazza. La vita precedente a quella maledetta sera non c’è, Stella accenna ad una reazione e dal totale rifiuto di uscire in bici la sera, si “concede” un breve giro «stando al telefono con una persona amica».
A marzo 2023, chi relaziona annota l’ultimo incontro con Stella. Nell’ultimo colloquio, «gli aspetti sintomatologici ansioso-depressivi in acuzie legati allo stress post-traumatico erano in parziale remissione non impedendo più completamente la vita quotidiana». Un primo e prezioso passo, Stella continua il suo percorso nel centro antiviolenza.(f.benincasa@corrierecal.it)
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