MELISSA Tre squilli di tromba di 5 secondi l’uno dall’altro e poi la detonazione. Con oltre un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia – in due secondi circa – la lunga storia di Palazzo Mangeruca, l’ecomostro che sorgeva in località Torre di Melissa, ha visto l’epilogo. Un ritardo, hanno spiegato i tecnici, legato a motivi strettamente di sicurezza che ha fatto crescere ancor di più l’attesa. Alla scomparsa definitiva del colosso di cemento che per decenni ha devastato la costa jonica crotonese hanno presenziato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ed il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il generale Teo Luzi. A fare gli onori di casa è stato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
Un evento storico ed unico – non solo per la zona – per via delle tecniche usate per far sparire definitivamente la struttura.
Quattrocento chilogrammi di esplosivo hanno polverizzato – grazie a microcariche temporizzate – l’edificio di sei piani per un totale di 40mila metri cubi di cemento armato che sorgeva tra paesaggi costieri icne vigneti lungo la statale 106 jonica.
Una tecnica di demolizione innovativa – completamente made in Calabria – messa in piedi dalla Società Impresa Lavori Stradali (Lvs) Srl – che si è aggiudicata i lavori – ed affiancata della Deam Ingegneria srl, Deton srl e Misiano Ingegneria srl. Sono entrati in azione 40 maestranze tra operai e tecnici specializzati per garantire la chirurgica esecuzione dell’operazione. Un’operazione che al tempo stesso ha coniugato tecnica e sicurezza. Ad iniziare anche dalla struttura commerciale che sorge nei pressi di quello che fu l’ormai ex palazzo Mangeruca. La struttura adiacente all’ecomostro è stata infatti tutelata grazie ad una schermatura fonoassorbente che l’ha protetta dai detriti e dal vuoto d’aria causato dell’esplosione.
Sempre a garanzia della sicurezza, era stata predisposta una zona rossa per i soli addetti allo sparo, una zona arancione per gli addetti ai lavori e le autorità oltre a punti per forze dell’ordine, vigili del fuoco e ambulanze.
Ma è nella tecnica adottata per ridurre in polvere l’ecomostro che c’è il cuore dell’intera operazione. Lo start alla detonazione è stato dato dall’interno di una cabina che ha innescato, ad una velocità di 7.500 metri al secondo, oltre due chilometri di cavi e micce distesi lungo l’intero perimetro e all’interno della superficie dell’edificio. Pochi secondi (tecnici hanno stimato appena due) che hanno causato l’implosione della struttura in cui erano collocati – dentro 750 fori già predisposti nei giorni precedenti – 400 chilogrammi di esplosivo gelatinoso. Liberando per sempre Torre di Melissa da quella presenza decisamente ingombrante e non solo per il volume dell’edificio.
Una storia iniziata nel 2007 quella di palazzo Mangeruca, quando l’immobile (allora adibito a mobilificio) fu prima sequestrato – nel corso dell’operazione “Piazza Pulita” della Dda di Catanzaro – a Costantino Mangeruca, ritenuto vicino alla cosca Farao Marincola di Cirò e poi nel 2012 definitivamente confiscato.
Un passaggio fondamentale che ha consentito al Comune di Melissa di avviare il lungo iter per ottenere l’immobile dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati, fino alla definitiva assegnazione. Una tappa che ha permesso infine al Comune di garantirsi un finanziamento per la demolizione e la realizzazione di una struttura turistica.
Un contributo da 700mila euro concessi a maggio dello scorso anno dalla Regione è finalizzato appunto a finanziare un progetto che lo stesso Comune aveva approvato il 13 ottobre del 2021. Si trattava di demolire, bonificare e restituire alla collettività la zona occupata dall’ecomostro attraverso la realizzazione di un’area camper da 35 posti.
Un progetto che ha mosso i primi reali passi proprio oggi con la demolizione del palazzo che fu delle cosche e che ora ritorna a nuova vita e che per questo, come ha sottolineato ieri lo stesso presidente della Regione Roberto Occhiuto, diviene anche emblema di ripristino della legalità non solo per il Crotonese. (r.desanto@corrierecal.it)
LEGGI ANCHE:
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x