Può la sola assenza di Pietro Iemmello generare un’involuzione tale? Il Catanzaro visto ad Ascoli, incappato nella quinta sconfitta stagionale, è apparso un lontano parente della squadra bella, spensierata e spregiudicata ammirata finora. Non si sono viste le solite trame di gioco, non si è avvertita la consueta attenzione ai dettagli, non c’è stata neanche la capacità di reazione né la tenacia nel provare a ribaltare il risultato.
Sotto di un gol dopo appena 14 minuti, le aquile non hanno trovato le contromisure all’aggressività dell’Ascoli (si tratta della prima vittoria con mister Castori in panchina) e non sono praticamente mai riuscite a rendersi pericolose dalle parti di Viviano.
«Partita brutta che avremmo dovuto interpretare in maniera diversa» ha detto mister Vivarini alla fine di una gara che aveva presentato come una battaglia e che aveva preparato ben conscio delle insidie che la squadra di casa avrebbe riservato ai giallorossi.
Qualcosa non ha, però, funzionato a dovere. Solo un caso che la prestazione più brutta offerta fin qui dalla squadra di Vivarini coincida con l’unica gara in cui non ha giocato il suo capitano e indiscusso trascinatore Pietro Iemmello?
Crema: nonostante il ko non è il caso di far drammi, la classifica resta sostanzialmente invariata per le aquile. Lì davanti, infatti, il Parma è stato rallentato dal Cosenza al San Vito-Marulla mentre Venezia e Como sono state sconfitte da Sudtirol e Brescia lasciando i giallorossi a soli tre punti dalla zona promozione diretta. Alle spalle evitati possibili sorpassi: la Cremonese cade in casa della Feralpisalò e il Cittadella non va oltre il pari a Modena.
Amarezza: si ferma a tre la serie di vittorie consecutive del Catanzaro. Dopo i successi su Cosenza, Palermo e Pisa, che avevano esaltato l’intero ambiente, le aquile tornano a gustare il sapore amaro della sconfitta proprio nel momento in cui, con il mercato alle porte, si sta valutando cosa fare da grandi. Altra nota stonata l’ammonizione, quarta stagionale, rimediata da Brighenti che andrà quindi in diffida. (Stefania Scarfò)
Il Cosenza contro la capolista Parma è stato sfortunato: due legni e un gol annullato per un fuorigioco millimetrico. Ma è stato anche fortunato, perché senza l’espulsione lampo di Hainaut, avrebbe patito certamente la maggiore qualità del Parma, apparsa schiacciante anche in inferiorità numerica. Dunque, in linea di massima, tenendo presente anche le assenze pesanti (se sfruttate al meglio) di Marras, Canotto e Calò, lo zero a zero raccolto sabato dai Lupi al “San Vito Marulla” si può considerare un risultato positivo, soprattutto dopo le tre sconfitte consecutive che hanno spazzato vie le certezze – poche a dire il vero – con cui i ragazzi di Caserta avevano condotto la prima parte del torneo. Certo, va anche detto che nella giornata in cui i rossoblù, in superiorità numerica per 90 minuti, hanno rallentato la corazzata di Pecchia, le altre big del torneo sono cadute malamente contro le cosiddette piccole, che ora avanzano pericolosamente in classifica.
Il punto sarà capire adesso se la prova contro i ducali sarà in grado di trasformarsi davvero in una ripartenza in grado di cancellare lo choc post derby, o se si sia trattato di un isolato scatto d’orgoglio di Tutino e soci (legato anche alla posizione in bilico di Caserta), dopo le critiche meritate rimediate di recente da stampa e tifoseria. Di certo, resta ancora viva l’idea che questo Cosenza sia in piena crisi di idee e d’identità e il cambio drastico di modulo a due giornate dalla fine del girone d’andata – dallo spericolato 4-2-3-1 al più equilibrato e prudente 3-5-2 – lo conferma. Caserta, per salvarsi, ha deciso di cambiare pelle. Basterà da qui in avanti?
Crema: innanzitutto Florenzi. Il furetto rossoblù, l’uomo mercato che doveva e dovrà riempire di soldoni le tasche del patron Guarascio, sta lentamente tornando al centro del progetto tattico dei Lupi. Contro il Parma, seppure a sprazzi, ha ricordato ai pochi presenti sugli spalti e al numeroso pubblico da casa, cosa vuol dire la parola qualità in mezzo al campo. Il modulo – lo ha confermato anche Caserta – lo ha aiutato abbastanza e quella traversa colpita nel secondo tempo lascia ben sperare in vista dell’ennesima salvezza da strappare con i denti. Dopo Florenzi c’è Zuccon: un palo, tanta corsa e la sensazione che sia tornato quello di inizio stagione. Non è poco.
Amarezza: Caserta (torniamo sempre a lui visto che rischiava il posto in caso di sconfitta) a fine gara ha rivelato che la difesa a tre non è sperimentale. Buono a sapersi, la domanda però viene spontanea: a parte Venturi (panchinaro di Rigione e Vaisanen un anno fa) e Meroni, gli altri centrali sono all’altezza della B? La risposta è no, senza se e senza ma. L’inesperienza di Fontanarosa e la prestazione di Sgarbi contro il Parma (e non solo) ha fatto comprendere, si spera definitivamente, agli ultimi romantici da “obiettivo playoff” che questa rosa, da qui al mercato di gennaio, non potrà fare altro che sopravvivere alla meno peggio. Il penultimo posto, che poi è anche il quartultimo, ora è lì, a quattro lunghezze di distanza, e se nessuno lì davanti si deciderà a metterla dentro (altro problemuccio di non poco conto), si prospetta un Natale da incubo. (Francesco Veltri)
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