LAMEZIA TERME A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare? E questa, una delle frasi più belle, più forti, sul piano emotivo del giornalista siciliano Pippo Fava: ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. Un pensiero ribelle il suo che traduce non soltanto il senso dell’antimafia sociale, ma anche il senso della pedagogia della resistenza. “Lettera R“, la rubrica in onda oggi su L’altro Corriere Tv – curata dal docente Unical Giancarlo Costabile – si è soffermata sul ruolo del giornalismo e dei giornalisti nella lotta alla ‘ndrangheta. «Fava lo chiamava giornalismo etico, il compito del giornalismo era quello di mettere in discussione le verità del potere, le verità dei palazzi. Il giornalismo doveva scuotere i palazzi, doveva chiedere giustizia, doveva diventare il linguaggio dei diritti della gente. In questo orizzonte di senso si colloca l’esperienza di Pippo Fava, «non un giornalista seduto, ma un giornalista che ha scelto di vivere tutta la sua vita alla luce del sole». (redazione@corrierecal.it)
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