CATANZARO Rinvio a giudizio per tutti gli imputati nel processo scaturito dall’inchiesta “Svevia” che avrebbe svelato l’esistenza di un presunto gruppo criminale dedito al narcotraffico nei territori di Lamezia Terme, Reggio Calabria, Catanzaro e Roma. Al vertice, secondo l’accusa, ci sarebbe un discendente della famiglia di ‘ndrangheta dei Giampà e con canali di approvvigionamento, sia nel Reggino, a San Luca e Rosarno, sia a Roma grazie alla collaborazione con i Casamonica. Un gruppo che disponeva anche di armi comuni e da guerra, compreso un bazooka con due proiettili. Quarantasei, all’epoca, le persone arrestate, 40 finite in carcere e 6 ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza del gip che prevedeva anche tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzate al traffico di droga, detenzione e commercio di sostanze stupefacente, in materia di armi, anche da guerra, e tentata estorsione. Il provvedimento ha riguardato anche alcuni appartenenti alla comunità rom che vive nel capo di contrada Scordovillo. Nel corso dell’indagine sono state anche sequestrate 650 munizioni di vario calibro.
La prima udienza per coloro che hanno optato per il rito ordinario sarà celebrata il 6 febbraio 2024 presso il Tribunale di Lamezia Terme. Si tratta di Carmela Alfieri, Giorgio Galiano, Pasquale Gigliotti, Salvatore Iannelli, Vincenzo Iannelli, Angelo Lupparelli, Maurizio Lupparelli, Antonio Mauro, Francesco Muraca, Raffaele Scalise, Saverio Torcasio detto “il geometra” e Marco Cosentino. Per gli imputati che invece hanno chiesto il rito abbreviato, la prima udienza si terrà il 29 gennaio 2024. (redazione@corrierecal.it)
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