CATANZARO Un “totem” che zavorra il bilancio regionale, e che paradossalmente «deve soccorrere» il bilancio della sanità. Nelle pieghe dei documenti allegati al Bilancio di previsione 2023-25 della Regione Calabria, approvato dalla Giunta e in via di approvazione del Consiglio (la seduta è in programma il 22 dicembre) c’è la conferma plastica del “peso” storicamente preponderante della sanità sulla manovra regionale, un peso quantificato in oltre 4,3 miliardi sui circa 6,5 complessivi del Bilancio e in un 67,3 per cento degli stanziamenti di competenza, e con il solito “salasso” della mobilità passiva attestata a oltre 289 milioni.
Nella relazione al Bilancio della Regione si specifica anzitutto che «le previsioni relative al fabbisogno sanitario regionale sono fondate sulle assegnazioni assestate dell’anno 2023. Tale fabbisogno, quindi, è stimato complessivamente in 3,9766 miliardi di euro… Nel perimetro sanitario confluiscono anche le risorse derivanti dalle manovre fiscali relative alle addizionali regionali Irpef e Irap, destinate al ripiano dei disavanzi. Sulla base della comunicazione del Ministero dell’Economia e delle finanze 72046 del 30 novembre 2023 recante “Stime del gettito derivante dalle manovre regionali Irap e addizionale regionale Irpef per il quadriennio 2022-2025” le stesse sono state quantificate complessivamente in 118,25 milioni di euro circa per il 2024 e in 121,45 milioni di euro circa per il 2025. Rientrano naturalmente nel perimetro sanitario anche i fondi vincolati a specifiche attività (obiettivi di carattere prioritario, medicina penitenziaria, payback, farmaci innovativi, fondi per l’ammodernamento tecnologico, etc.) per complessivi 186,63 milioni di euro circa, nonché le somme assegnate in relazione al Pnrr, pari a 96,5 milioni di euro. Pertanto – spiega la Giunta nella relazione – «nel 2024 le entrate complessive a disposizione del Servizio Sanitario regionale, comprese anche quelle tributarie, extra tributarie e la fiscalità regionale, ammontano complessivamente a 4,378 miliardi di euro, equivalenti a circa il 67,3 per cento delle entrate complessive del bilancio di competenza della Regione».
La relazione quindi specifica ancora che «la voce più rilevante del bilancio è rappresentata dalla spesa per la sanità, che include le risorse del Fondo sanitario determinato ai sensi del decreto legislativo 56/2000, nonché tutte le ulteriori somme assegnate con vincolo di destinazione (fondi per la realizzazione degli obiettivi prioritari, payback, la medicina penitenziaria, l’acquisto di farmaci innovativi, etc.). Tali risorse ammontano complessivamente, in termini di competenza, a oltre 4,37 miliardi di euro e rappresentano circa il 67,3 per cento degli stanziamenti di competenza allocati nella parte effettiva del bilancio».
Un passaggio della relazione al Bilancio della Regione mette in evidenza poi il paradosso dei paradossi: «È appena il caso di precisare infine – si legge – che il bilancio finanziato con le risorse autonome, di dimensioni ben più ridotte rispetto a quello sanitario, deve comunque soccorrere il bilancio della sanità, non solo attraverso la destinazione delle entrate della fiscalità regionale (118,2 milioni di euro), ma anche con il costo del servizio del debito relativo sia ai mutui contratti per il ripiano dei disavanzi che alle anticipazioni di liquidità ex Dl 35/2013 (circa 20 milioni di euro), con il finanziamento di alcune leggi regionali rientranti nel perimetro, ma che non possono trovare copertura sul Fsn, ivi incluso il costo per indennizzare gli emotrasfusi ex legge 210/92 (6 milioni circa nel 24 e 8 milioni nel 25-26), nonché la quota regionale delle rette sociosanitarie (29 milioni di euro circa)». (a. cant.)
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