«Ad Arghillà centinaia di case sono occupate, spesso manca l’acqua, le strade sono piene di rifiuti e domina la criminalità organizzata»: poche parole, nello stile asettico che è proprio al Post, per raccontare uno dei quartieri simbolo di Reggio Calabria ma forse dell’Italia intera, o meglio delle tante periferie dimenticate del Paese.
Il sito diretto da Luca Sofri racconta la punta estrema dello Stivale con una lunga inchiesta firmata da Isaia Invernizzi. Tra case popolari immerse nel degrado e con lo spaccio di droga favorito dalla ghettizzazione di questo rione, il Post racconta volti e storie di chi cerca di resistere e opporsi alla diffusa illegalità. E tra i luoghi simbolo di quello che viene definito «il quartiere fuorilegge», il cronista si sofferma, tra le altre cose, su una piazza in particolare: «Il 9 dicembre Falcomatà avrebbe dovuto inaugurare la grande piazza nella zona a nord di Arghillà intitolata a don Italo Calabrò (nella foto), tra i fondatori della Caritas. Sei anni fa dalla piazza furono rimosse diverse tonnellate di rifiuti tra auto distrutte, elettrodomestici e detriti. Il comune spese 120mila euro. I volontari del comitato si impegnarono a curare le aiuole e issarono una grande croce illuminata nelle ore notturne. Negli ultimi due anni però è tornato tutto come nel 2017: oggi la piazza è completamente invasa dai rifiuti. La cerimonia è stata rimandata». Sipario.
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