RENDE «Siamo stati sciolti perché non abbiamo padrini politici e non siamo legati a nessun carrozzone, di certo se ci fosse stata Jole Santelli una cosa del genere non sarebbe accaduta; ma siamo testardi: continueremo a chiedere alla prefettura gli atti dello scioglimento, ormai desecretati. Intanto stiamo preparando un dossier da consegnare al presidente della Repubblica perché la vicenda Rende deve essere portata all’attenzione nazionale». Così l’ex sindaco di Rende, Marcello Manna, nel corso di una conferenza stampa sugli sviluppi della vicenda politico-giudiziaria che ha travolto il comune alle porte di Cosenza sei mesi fa. «Perché – ha ripetuto più volte il penalista – in tutto questo tempo non ci sono stato spiegati i motivi nonostante li abbiamo sollecitati più volte? E perché la politica continua a rimanere silente?».
«Il silenzio incombe mentre i cittadini continuano a chiedere chiarimenti – ha aggiunto Manna –. È normale che ancora non conosciamo la relazione della commissione d’accesso?». Poi ha elencato alcuni elementi che ha definito «cortocircuiti»: il primo riguarda appunto la richiesta tuttora inevasa di poter leggere la relazione sebbene il procuratore di Cosenza, in un atto relativo al processo “Mala Arintha”, abbia scritto che non si è più soggetti alla secretazione degli atti. «Abbiamo fatto ciò che di solito nessuno fa: rinunciare a un grado di giudizio, ovvero il Tar, per procedere direttamente con il ricorso straordinario al capo dello Stato. Ciononostante – ha spiegato ancora l’ex sindaco – l’avvocatura dello Stato si è opposta e ha chiesto il giudizio del Tar: perché ha voluto rallentare?».
Poi ha definito «un mistero» il secondo elemento: «La commissione d’accesso è composta – in base a una norma da regime inquisitorio totale – da un prefetto in pensione e da due inquirenti, almeno uno dei quali ha concorso a istruire sia il processo “Reset” che “Mala Arinhta”: e dove sta la terzietà?».
Di qui il capitolo V della relazione, quello riferito all’imprenditore Massimo Aceto («Un copia incolla degli atti di “Mala Arintha”, ma Riesame e Cassazione hanno annullato tutti i provvedimenti cautelari») e il caso Psc: «Nonostante fosse stato già controllato da tutti gli uffici, è stato sospeso per un anno dai commissari prefettizi, come primo atto, a giugno: ma era stata la stessa Regione a invitarci ad approvarlo entro il 31/12/2023; ora che quella data si avvicina, dobbiamo pensare che la Regione commissarierà i commissari?».
Sempre sul Psc sospeso «benché richiesto dai cittadini da 25 anni», Manna ha segnalato una «anomalia» aggiuntiva legata alla figura che se ne deve occupare: «Non ci aspettavamo Renzo Piano – ha ironizzato l’avvocato – ma magari il presidente dell’ordine… invece si tratta di un impiegato comunale, l’unico sottoposto da parte nostra a un procedimento disciplinare. Lo scioglimento si basa su una di queste contingenze, allora se il metodo è questo vuol dire che siamo stati sciolti sul nulla. È un elemento che ci preoccupa».
«Insomma – questa la domanda (retorica) di Manna – i commissari stanno facendo i commissari o i politici? Quali sono gli interessi dietro le loro decisioni? Un altro atto politico – ha incalzato – riguarda la rottamazione totale delle cartelle esattoriali anche per i Comuni che hanno il concessionario: ecco, persino Cosenza l’ha fatta nonostante il doppio dissesto mentre Rende è tra le poche città che non hanno proceduto, visto che i commissari hanno fatto scadere il termine. Perché?».
Poi Marcello Manna è entrato nel livello prettamente politico della vicenda citando due dati a suo dire «inquietanti»: «In occasione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, il sindaco di Cosenza Franz Caruso ha detto di essersi opposto allo scioglimento ma dalla relazione risulta una astensione, mentre la presidente della Provincia, che ricordo è anche presidente dell’Anci dunque guida tutti i Comuni della Calabria, avrebbe votato sì allo scioglimento: senza conoscere gli atti? Anche questo sarebbe un atto politico di cui vorremmo sapere se esista un mandante. Forse abbiamo sbagliato a essere una amministrazione troppo libera, che non rispondeva a nessuno».
Ancora sulle responsabilità e la «assenza della politica» ha chiamato a raccolta «le forze politiche, cui trema il polso quando ci sono i commissari: ma basta vedere come sono andati a finire i casi Caccuri, Cirò, Strongoli, per non parlare di Pizzo e Reggio con Callipo e Falcomatà. Rende è Rende: siamo primi in occupazione e lavoro, partite Iva, finanziamenti intercettati e buon governo. Davanti a una narrazione offensiva come quella fatta in questi sei mesi, nessuno dice niente? Dov’è il Pd? Sembra di avere davanti le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano».
Sulle ingerenze del livello giudiziario su quello politico Manna ha poi citato il caso di un Comune del Vibonese sciolto dal prefetto causa «assessore inadatto: converrete con me che questa è un’altra anomalia. Nel caso di Rende ritengo sia un fatto grave che il Comune sia stato sciolto in assenza non solo di sospetti ma anche di elementi». A proposito di due «mafiosi con cui avremmo interloquito faccio notare solo che nello stesso periodo in cui li abbiamo sfrattati dall’immobile che occupavano mi è stata incendiata la macchina, guarda caso».
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