CROTONE Il futuro di oltre 100 lavoratori di Akrea “è adombrato da innumerevoli incognite”. A dirlo è il capogruppo di Forza Italia nel consiglio comunale di Crotone, Antonio Manica, che punta il dito contro l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Voce e contro il Consiglio di amministrazione dell’Azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti. In un lunghissimo documento, in cui Manica fa anche riferimento alla probabile dismissione anche del Congesi, il consorzio che gestisce il sistema idrico in 14 comuni del Crotonese, accusa “l’Amministrazione di aver condizionato in negativo l’operatività di Akrea, in modo tale da metterne in discussione la sopravvivenza”. Il capogruppo di FI ricorda di avere già denunciato “le pesanti responsabilità” dell’esecutivo guidato da Voce “in occasione del consiglio comunale del 23 novembre 2023, convocato su sua richiesta unitamente ai consiglieri Le Rose, Manica, Cantafora, Meo, Arcuri, Riga e Venneri”. Responsabilità che, a parere di Manica, sono da attribuire anche “all’attuale governance della società, fondate su quanto era dato evincere dalla lettura di documenti ufficiali, così come avvenuto nelle sedute in cui si era discusso di Congesi”. Ci sarebbero, quindi, documenti ufficiali a indicare di chi siano le responsabilità della crisi che sta vivendo l’Akrea, società interamente partecipata dal Comune pitagorico.
Il collegio sindacale individua nel Comune il responsabile della crisi di Akrea
“In particolare, – sottolinea Manica – nella relazione al bilancio ordinario al 31 dicembre 2022 del 20 giugno 2023, il Collegio sindacale ha attribuito al Comune di Crotone la responsabilità della grave crisi economico-finanziaria in cui versa Akrea spa per:inadeguatezza del contratto di servizio;ritardo nei pagamenti dei debiti maturati dal comune per servizi ricevuti, i cui costi risultano anticipati dalla partecipata;servizi resi su richiesta dello stesso e non riconosciuti per mancanza di idonei atti di affidamento”. Continuando, Manica scrive: “La pesante situazione di squilibrio economico-finanziario della partecipata ha indotto l’Organo di controllo, nel mese di luglio 2023, a segnalare al Cda di Akrea spa, ex art. 25 octies del CCII, la sussistenza dei presupposti per accedere alla composizione negoziata della crisi di impresa ai sensi dell’art. 17 CCII, assegnando il termine di trenta giorni affinché riferisse in merito alle iniziative intraprese per il salvataggio dell’azienda, peraltro, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 14, comma 2, del T.U.S.P. (Testo Unico delle Società Partecipate), secondo cui: “qualora emergano…….omissis, uno o più indicatori di crisi aziendale, l’organo amministrativo della società a controllo pubblico adotta senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento. La mancata adozione di provvedimenti adeguati (a prevenire l’aggravamento della crisi), da parte dell’organo amministrativo, costituisce grave irregolarità ai sensi dell’art. 2409 del codice civile. Vale a dire, denuncia al Tribunale per la nomina dell’amministratore giudiziario”. La normativa, secondo Manica, impone la predisposizione di “un piano di risanamento da adottare “senza indugio” (recita la norma), indispensabile e indifferibileper il superamento della crisi economico-finanziaria di Akrea e gettare le basi per il salvataggio dell’azienda, richiesto dall’organo di controllo nel rispetto dei dettami del testo unico delle partecipate, non è stato ancora predisposto e ho motivo di ritenere che mai sarà predisposto”. Il piano di risanamento manca e, quindi, il salvataggio dell’Azienda non sarebbe praticabile. C’è preoccupazione ed ecco perché “in data 28 novembre scorso, a firma dei consiglieri che avevano richiesto la convocazione del Consiglio comunale del 23 novembre (ad eccezione della consigliera Venneri), è stata inviata una nota al Collegio sindacale con cui, a conclusione di una sintetica ricostruzione delle responsabilità del CdA e del comune di Crotone, è stato chiesto: “che il Collegio sindacale, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2409, comma 7, Cod. Civ., voglia attivarsi per l’adozione dei provvedimenti previsti dalla citata norma nell’interesse della continuità aziendale di Akrea spa messa in serio pericolo dalla manifesta inadeguatezza dell’attuale Consiglio di amministrazione nell’affrontare tempestivamente la grave crisi economico-finanziaria della società partecipata” (denuncia al Tribunale per la nomina di un amministratore giudiziario)”. Purtroppo la nota “a tutt’oggi, non ha avuto alcun seguito, sebbene presentata in forza di una norma di legge!!”. Siamo, quindi, giunti “al 19 dicembre e non v’è traccia alcuna del piano di risanamento richiesto sei mesi prima dal Collegio sindacale, della denuncia di gravi irregolarità commesse dal CdA su impulso del Collegio sindacale ai sensi dell’art. 2409 Cod. Civ., nonché del presunto rinnovo del contratto di servizio da parte del comune (quello in corso è prossimo alla scadenza del 31 dicembre) preannunciato dalla “triade” all’indomani del Consiglio comunale del 23 novembre”. L’inadempienza del Cda, a parere di Manica, potrebbe essere dovuta al fatto che potrebbe “non essere del tutto autonomo o forse perché, semplicemente, non all’altezza”, a cui si aggiungerebbe “un Collegio sindacale pavido che non denuncia le gravi irregolarità commesse dal CdA e, per di più, un’amministrazione comunale assente, per nulla interessata al futuro di Akrea, di cui, in cuor suo, auspica la chiusura definitiva anche se non dovesse avvenire a breve”.
L’amministrazione Voce è impegnata ad organizzare gli eventi di Natale e non si distrarre con altre questioni
“Ma che importa!! …. siamo a Natale, periodo di festa, – conclude il capogruppo di FI – l’amministrazione comunale è impegnata in addobbi e decori urbani, a distrarsi e a distrarre in preparativi per l’evento di fine anno, sicché, Akrea, con i suoi problemi, il suo CdA inadeguato, la grave crisi economico-finanziaria, un contratto di servizio giunto al termine e non rinnovato, il baratro di una crisi senza sbocchi e senza attori di livello in grado di risolverla, sono cose vecchie da buttar via a Capodanno per uno stile di amministrazione della cosa pubblica tutto “frizzi, lazzi e cotillon””.
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