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La protesta

Legge “bavaglio” ai cronisti, Fnsi: «Mattarella non firmi»

Giornalisti sul piede di guerra contro la norma varata dal Parlamento. L’Usigrai: «Pronti alla mobilitazione»

Pubblicato il: 20/12/2023 – 17:55
Legge “bavaglio” ai cronisti, Fnsi: «Mattarella non firmi»

ROMA L’emendamento approvato ieri alla Camera che vieta la pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare è «un bavaglio» e «un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell’articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuale». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana che lancia un appello al presidente Mattarella: «Non firmi». «È pericolosissimo che non si sa se una persona viene arrestata o meno – aggiunge – E non è pericoloso solo per la libertà di stampa, è pericoloso anche per lo stesso destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere».
Per la segretaria generale del sindacato dei giornalisti, «il ricordo delle dittature, dei desaparecidos, delle persone che alle porte dell’Europa vengono fatte sparire senza che nessuno ne sappia nulla, penso ad esempio ad Alexei Navalny, deve far crescere la nostra attenzione, ma anche quella dei direttori dei giornali, che devono essere al fianco dei colleghi in questa lotta, e delle istituzioni. Chiediamo fin d’ora al presidente della Repubblica Sergio Mattarella – conclude Costante – di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immagini distorsioni dei diritti».
Sulla stessa linea l’Usigrai che denuncia come quel provvedimento sia «l’ennesimo bavaglio alla stampa sull’attività giudiziaria rappresenta una grave lesione al diritto dei cittadini ad essere informati e si pone in contrasto con la libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della Costituzione». 
«Dopo il decreto Cartabia sulla presunzione di innocenza che affida ai procuratori la responsabilità di decidere se di una inchiesta si deve parlare o meno – prosegue il sindacato dei giornalisti Rai – l’emendamento approvato ieri vieta ora la pubblicazione dei contenuti dell’ordinanza di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare .Si tratta di un provvedimento per il quale dal momento dell’arresto fino al processo, e quindi per mesi, potremo conoscere solo le iniziali della persona finita in carcere e niente più. è e quali prove sono state trovate a suo carico e quindi se si tratta di una reclusione legittima o eccessiva. Se il nostro vicino di casa, un parente o un nostro amico sparirà dalla circolazione non sapremo se sia partito per un viaggio o sia finito nelle patrie galere». 
«Una svolta autoritaria quella votata dal Parlamento che cancella il ruolo di garanzia che la libera stampa riveste a tutela di tutti i cittadini, anche di quelli privati ​​della libertà», concludono l’Usigrai, che «aderisce sin da ora ad ogni forma di mobilitazione a contro questo provvedimento e per la libertà di espressione e del diritto di essere informati».

Cosa prevede il testo

Enrico Costa promotore della norma (Foto LaPresse)

La legge è stata approvata dalla Camera con 160 sì e 70 no ed introduce il divieto di pubblicazione «integrale o per estratto» del testo dell’ordinanza di custodia cautelare, l’atto con cui il pm ufficializza la sua richiesta di andare a processo.
L’emendamento alla legge di delegazione europea era stato presentato da Enrico Costa di Azione. Il testo è passato a voto palese, in quanto Costa ha recepito la riformulazione proposta dal governo. Con la maggioranza hanno votato a favore Azione e Italia Viva; contrari M5s, Avs e Pd. Il divieto è stato introdotto grazie a una modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale relativo alla «pubblicazione di atti e di immagini».
Con l’emendamento Costa introduce «il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue del 2016 sulla presunzione d’innocenza». Un sistema che di fatto imbavaglia la libertà dei giornalisti di informare i cittadini.

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