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Costa Pulita, false testimonianze di alcune parti offese. Frustaci: «Una doppia sconfitta»

Durante la requisitoria la pm ha chiesto la trasmissione agli atti per alcune “vittime”. «Invece di istituirsi parti civili, mentono in aula»

Pubblicato il: 21/12/2023 – 8:44
Costa Pulita, false testimonianze di alcune parti offese. Frustaci: «Una doppia sconfitta»

VIBO VALENTIA «Questa è una sconfitta, non solo perché oppressi economicamente, ma anche perché vengono in aula a dichiarare falsa testimonianza». Durante la requisitoria nel processo “Costa Pulita” di scena al Tribunale di Vibo Valentia, il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, si lascia andare ad una «nota di dispiacere» riferendosi alle parti offese per i quali viene chiesta la trasmissione degli atti per falsa testimonianza. «Invece di dichiararsi parti civili, scelgono di rilasciare falsa testimonianza» ha continuato la Frustaci. Il riferimento, in particolare, è a due presunte “vittime” di estorsioni derivanti da debiti non pagati che in aula avrebbero rilasciato dichiarazioni diverse dalla ricostruzione dei fatti da parte dell’accusa.

«Mi vuole parlare Luni»

In entrambi i casi, a fare da intermediario per recuperare le somme sarebbe stato Pantaleone Mancuso, cl. 61. «Non è l’interesse di un semplice cittadino, ma di chi è consapevole del nome che porta» spiega la Frustaci. Da quanto emerge dalle intercettazioni, una delle due vittime sarebbe stata invitata ad un incontro a Nicotera Marina con lo stesso Luni. La “convocazione” di Luni porta la vittima a contattare Orazio Cicerone, genero e «braccio destro» di Antonio Mancuso. In questa telefonata, ricostruisce la Frustaci in base alle intercettazioni, «chiede a Orazio Cicerone di accompagnarlo, come per fare da “garante”». Orazio Cicerone risponde che «era fuori in quel momento e che non avrebbe potuto».  La vittima a questo punto «propone di rinviare l’incontro con Luni», ma sarà lo stesso Orazio Cicerone a «non presentarsi all’incontro per evitare di finire in altri procedimenti giudiziari». Tanto che, secondo quanto afferma il pubblico ministero, Cicerone a chiamata concluso si sarebbe lasciato a commenti ingiuriosi nei confronti del mittente. «Anche in questo caso – fa notare la Frustaci – invece che rivolgersi alle forze dell’ordine ci si è rivolti ad altri».

«Doveva pagare senza se e senza ma»

La figura di Mancuso sarebbe emersa per quanto riguarda un’altra vittima di tentata estorsione. Anche in questo caso, per un debito non pagato a terze persone. Secondo la Frustaci, Mancuso, coinvolto dai creditori, avrebbe detto di «non conoscere questa persona» ma che comunque «ci avrebbe provato», anche in virtù dei rapporti con alcune persone dello stesso paese. «Ora gli domando tramite quello e gli dico, proviamo a risolvere questa situazione che è un po’ disperata» avrebbe detto Mancuso. Secondo le informazioni ricevute, ricostruisce il pm, «non si trattava di una persona che aveva problemi economici» e che anzi possedeva «una macelleria di lusso» e, di conseguenza, «doveva pagare senza se e senza ma». (redazione@corrierecal.it)

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