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Istat, Pil per abitante. La Calabria resta ultima

Aumenta ancora il divario Nord-Sud. In Calabria si registra «un impiego di lavoro irregolare particolarmente elevato»

Pubblicato il: 21/12/2023 – 13:00
Istat, Pil per abitante. La Calabria resta ultima

ROMA Con 40,9mila euro nel 2022 (38,4mila euro nel 2021), il Nord-ovest resta la ripartizione con il Pil per abitante più elevato. Seguono il Nord-est, con 39,3mila euro (36,7mila nel 2021) e il Centro, con 35,1mila euro (32,6mila nel 2021). Il Mezzogiorno si conferma ultimo, con 21,7mila euro (20,2mila nel 2021), e si rafforza ulteriormente il divario con il Centro-nord: la differenza del Pil per abitante nel 2022 sale a 17mila euro dai 16mila euro del 2021 (era 14,5mila euro nel 2020). La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con un Pil per abitante di 54,5mila euro, seguita da Lombardia (44,4mila), Provincia autonoma di Trento (44,2mila euro) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (43,7mila euro). Il Lazio si conferma la prima regione del Centro, con il Pil per abitante pari a 37,2mila euro,. Nel 2022 la Basilicata è la regione con il Pil per abitante più alto nel Mezzogiorno (27,8mila euro), a seguire Abruzzo (27mila), Molise (24,5mila) e Sardegna (23,7mila). La Calabria resta stabilmente all’ultimo posto della graduatoria con 19,4mila euro, preceduta dalla Sicilia, con un valore del Pil per abitante solo lievemente superiore (20,1mila euro). Nel 2022, in Italia, la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata di 19,9mila euro. I valori più elevati si registrano nel Nord-ovest (22,8mila euro) e nel Nord-est (22,4mila euro); segue il Centro con 20,9mila euro, mentre il Mezzogiorno si conferma l’area in cui il livello di spesa è più basso (15,6mila euro). Nel 2021, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l’economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l’11,7% del valore aggiunto complessivo. L’economia non osservata ha un peso molto alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 17,2% del complesso del valore aggiunto, seguito dal Centro (12,3%). Il peso del sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare è particolarmente elevato in Calabria (8% del valore aggiunto), Campania (+7%) e Sicilia (6,4%); le quote minori sono osservate in Lombardia (3%), Veneto (3,1%), Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (entrambe +3,2%). Infine, l’economia illegale e le altre componenti dell’economia non osservata presentano un’incidenza sul valore aggiunto che oscilla tra il 3,4% della Sicilia e l’1,4% della Lombardia.

I dati provinciali

A livello provinciale, nel 2021, è ancora Milano la provincia con il valore aggiunto per abitante, valutato a prezzi correnti, più elevato, pari a 53,8mila euro, quasi il doppio della media nazionale (27,7mila euro). Seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con 43,6mila euro, Bologna e Parma, entrambe con valori di poco superiori ai 38mila euro. Con 14,6mila euro, Agrigento presenta il valore aggiunto per abitante più basso, seguita da Cosenza, con 14,8mila euro; in posizione solo marginalmente migliore si pongono Enna, Sud Sardegna e Vibo Valentia, con 15mila euro. Con riferimento ai segmenti produttivi, il contributo maggiore in termini assoluti alla formazione del valore aggiunto per abitante è rappresentato, nella maggioranza delle province, dai Servizi alle imprese, finanziari e immobiliari (che a livello nazionale pesano per il 28%), con 19,3mila euro per abitante a Milano, 11,3mila euro a Roma e 10,6mila euro a Bologna; il valore aggiunto per abitante più basso di questo settore si registra, invece, a CrotoneVibo Valentia (per entrambe 3,5mila euro) e Reggio Calabria (3,6mila euro). Anche l’apporto del settore del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni è più elevato nella provincia di Milano (17,4mila euro per abitante); seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (11,7mila euro), Roma (9,8mila) e Trieste (9,4mila). I valori più bassi si registrano a Enna e Agrigento, con meno di 3mila euro per abitante. Il contributo dei Servizi pubblici e degli Altri servizi è significativo nelle province di Bolzano/Bozen (9,7mila il valore aggiunto per abitante), Aosta (9,4mila euro), Roma (9,2mila), Cagliari e La Spezia (8,3mila). Il valore più basso si riscontra a Barletta-Andria-Trani (3,9mila euro). Il peso dell’Industria è particolarmente rilevante nelle province del Nord-est, in particolare in quelle di Modena (14mila euro), Vicenza (13,5mila) e Parma (13mila). Il valore aggiunto pro-capite dell’Industria è, invece, pari a 1.000 euro a Reggio Calabria e a 1.200 euro a Cosenza e Agrigento. Il valore aggiunto per abitante del settore delle Costruzioni supera i 3mila euro solo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. A Trapani, Reggio Calabria e Enna si registra il valore pro-capite minimo, di poco inferiore a 800 euro. Infine, l’Agricoltura fornisce il contributo più significativo nella provincia di Pistoia, nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (con 2mila euro di valore aggiunto per abitante in entrambe) e nella provincia di Matera (1,8mila euro).

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