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Valle dell’Esaro, l’associazione “semplice” e i riflessi sul processo “Reset”

Il verdetto emesso ieri dal Tribunale di Cosenza e il file rouge con la tesi accusatoria nel procedimento contro la ‘ndrangheta cosentina

Pubblicato il: 21/12/2023 – 19:54
di Fabio Benincasa
Valle dell’Esaro, l’associazione “semplice” e i riflessi sul processo “Reset”

COSENZA L’associazione esiste ma non è legata alla ‘ndrangheta. E’ questo, in estrema sintesi, il resoconto del verdetto emesso ieri sera dal Tribunale di Cosenza – in composizione collegiale (Carmen Ciarcia, presidente; Marco Bilotta, giudice,
Urania Granata, giudice) – nei confronti degli imputati del processo “Valle dell’Esaro“: scaturito da una inchiesta della Dda di Catanzaro.

L’egemonia sulla Valle dell’Esaro

In aula, l’accusa è stata sostenuta dal pm della Dda di Catanzaro, Alessandro Riello. Che nel corso del dibattimento e della lunga requisitoria ha ripercorso le tappe dell’inchiesta conclusa contro il “gruppo Presta” e sostenuto – in più occasioni – l’esistenza di una organizzazione egemone nella Valle dell’Esaro ed attiva a Tarsia, AltomonteSpezzano Albanese, San Lorenzo del Vallo e Roggiano Gravina ma con connessioni anche nel reggino. Una circostanza, quest’ultima, emessa nel corso dell’indagine e ribadita in aula dal pentito Roberto Presta, uno dei vertici del clan.

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Antonio Presta

Per quest’ultimo è arrivata una condanna a 8 anni e 10 mesi, pena più lieve rispetto alla richiesta di 11 anni avanzata dal pubblico ministero. Le dichiarazioni del collaboratore, evidentemente, hanno sostenuto il costrutto accusatorio della Distrettuale soprattutto in relazione al narcotraffico. «Mi occupavo del traffico di stupefacenti, acquistando la droga da mio fratello Antonio Presta che mi indicava dove andare a ritirare, di volta in volta, lo stupefacente dalla persona preposta. Mi mandava a San Lorenzo del Vallo ad incontrare Antonio Giannetta proveniente dalla provincia di Reggio Calabria. Vi erano altri fornitori di cocaina oltre a Giannetta “il riggitano”, tutti della provincia di Reggio, ma io non li ho mai visti», ha sostenuto il pentito.

Il traffico di droga

Il narcotraffico è sicuramente il core business del gruppo Presta. Un sodalizio come ricostruito dal collaboratore di giustizia sorretto da una rigida gerarchia legata alla famiglia Presta.

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Roberto Presta

«Le persone dotate di potere decisionale all’interno dell’associazione erano mio fratello Antonio Presta e mio nipote Giuseppe Presta, cui aggiungo Francesco Ciliberti. Subito dopo ci sono io (Roberto Presta ndr) che opero in stretto contatto con Mario Sollazzo. Quest’ultimo prendeva la droga da noi e riforniva dei pusher a Roggiano Gravina, San Lorenzo del Vallo, Altomonte e Cosenza». Sulla figura di Francesco Ciliberti, il collaboratore precisa. «Essendo genero di Franco Presta veniva tenuto molto in considerazione».

I riflessi sul processo “Reset”

La sentenza emessa ieri avrà dei riflessi importanti sul processo “Reset“, celebrato dinanzi al Tribunale di Cosenza ed ospitato in aula bunker a Lamezia Terme. Nel procedimento, la Dda di Catanzaro che ha coordinato l’inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina ritiene valida e fondata la tesi dell’esistenza di una Confederazione sorretta da sette diversi gruppi criminali, tra questi figura anche quello che farebbe capo alla famiglia Presta. E’ chiaro che il riconoscimento dell’associazione, a seguito della sentenza pronunciata ieri, rappresenti un elemento utile all’accusa, ma è inevitabile soffermarsi sulla natura della associazione stessa. Che per il Collegio giudicante cosentino è “semplice” e non collegata alla ‘ndrangheta.

Tutte le condanne

Armando Antonucci, 15 anni 6 mesi
Lorenzo Arciuolo, 6 anni e 8 mesi
Alessandro Avenoso, 6 anni e 10 mesi
Domenico Caputo, assolto
Domenico Cesare Cardamone, 10 anni e 1 mese
Augusto Cardamone, 6 anni e 8 mesi
Sergio Cassiano, 6 anni e 9 mesi
Francesco Ciliberti, 15 anni
Rocco D’Agostino, 6 anni e 10 mesi
Damiano Diodati, 6 anni e 8 mesi
Cristian Ferraro, 13 anni 6 mesi
Giampaolo Ferraro, 6 anni e 10 mesi
Giuseppe Ferraro, 6 anni e 10 mesi
Michele Fusaro, 6 anni e 9 mesi
Roberto Eugenio Gallo, 6 anni e 8 mesi
Cristian Garita, assolto
Giovanni Garofalo, 6 anni e 9 mesi
Fabio Giannelli, 6 anni e 10 mesi
Antonio Giannetta, 12 anni
Luigi Gioiello, 6 anni e 8 mesi
Remo Graziadio, 6 anni e 8 mesi
Erik Grillo, 6 anni e 9 mesi
Francesco Iantorno (classe ’78), 6 anni e 9 mesi
Francesco Iantorno (classe ’84), 6 anni 8 mesi
Roberto Iantorno, 10 anni e 1 mese
Francesco Lamanna, assolto
Raffaele Lanza, assolto
Gianfranco Mariotta, assolto
Mauro Marsico, 6 anni e 9 mesi
Attilio Martorelli, 10 anni
Salvatore Miraglia, assolto
Saverio Morelli, assolto
Antonio Orsini, 6 anni e 8 mesi
Massimo Orsini, 7 anni
Filippo Orsino, 6 anni e 9 mesi
Antonio Pacifico, 6 anni e 8 mesi
Giuseppe Palermo, 6 anni e 8 nesi
Mario Palermo, 13 anni e 4 mesi
Marco Patitutcci, 10 anni
Giovanni Domenico Petta, assolto
Antonio Postorivo, 10 anni e 1 mese
Antonio Presta, 23 anni 10 mesi
Roberto Presta, 8 anni 10 mesi
Giuseppe Presta, 15 anni
Sonia Presta, assolto
Giovanni Sangineto, 6 anni e 10 mesi
Vincenzo Santamaria, 6 anni e 9 mesi
Alessandro Scalise, assolto
Mario Sollazzo, 17 anni 1 mese
Raffaele Sollazzo, 6 anni e 9 mesi
Sandro Vomero, assolto

Alla condanna di tutti gli imputati segue quella al pagamento delle spese processuali. nei confronti degli imputati è stata applicata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per un tempo corrispondente alla pena inflitta. Nei confronti di Antonucci Armando, Cardamone Domenico Cesare, Ciliberti Francesco, Ferraro Cristian, Giannetta Antonio, lantorno Roberto, Martorelli Attilio, Palermo Mario, Postorivo Antonio Domenico, Presta Antonio, Presta Giuseppe, Sollazzo Mario è stata disposta la libertà vigilata per tre anni. (f.benincasa@corrierecal.it)

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