REGGIO CALABRIA Una storia cruda, segnata dalle violenze fisiche e psicologiche. Il quadro che emerge dall’inchiesta che ieri ha portato i familiari di una giovane vittima di violenza sessuale ai domiciliari a Seminara, è desolante. Coloro che avrebbero dovuto proteggere la ragazza, avrebbero invece tentato di dissuaderla dal denunciare lo stupro, spingendola a tentare il suicidio. Quattro persone, due donne e due uomini, sono indagate per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia, commessi in concorso tra loro. « L’indagine è nata per caso – ha spiegato il procuratore Emanuele Crescenti – Uno degli indagati era sotto intercettazione in un’altra indagine. Da quelle conversazioni abbiamo ricostruito in quadro inquietante. Abbiamo ascoltato in diretta l’organizzazione delle violenze, dalla viva voce degli indagati».
Il procuratore di Palmi snocciola i dettagli dell’inchiesta e racconta che uno degli indagati era «il fidanzato di una delle ragazze» poi «l’ha tradita, portandosi dietro i suoi amici e abusando di lei. Con lei non c’è stato bisogno di forzare la mano tanto forte era la violenza psicologica esercitata dal branco. Lei piangeva e diceva di non volere, ma alla fine cedeva sotto le pressioni. Sono fatti di una violenza inaudita». Sono state, dunque, le intercettazioni captate dagli investigatori a consentire lo sviluppo delle indagini. Le ragazze vittime di violenza, infatti, sono state sentite la mattina degli arresti, mentre i quattro indagati il giorno dopo erano comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia.
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