CATANZARO “Favorire il riutilizzo e la loro restituzione alla collettività per finalità sociali ed istituzionali”. La Regione Calabria punta alla valorizzazione del patrimonio rappresentato dai beni confiscati alla ‘ndrangheta e per questo ha definito la “Strategia” volta ad individuare il percorso attraverso il quale «le azioni di recupero acquistino sistematicità e diventino strutturate sul territorio, garantendo nel contempo la gestione del bene». La “Strategia” è stata elaborata su input dell’assessore regionale alla Legalità Filippo Pietropaolo in stretto raccordo con il presidente della Giunta Roberto Occhiuto.
Le criticità da affrontare – specifica la Regione – sono varie: «Ritardi attuativi e di programmazione; destrutturazione della macchina amministrativa interna degli enti locali; progettazioni deficitarie; mancanza di fondi di bilancio da destinare alle attività di gestione del bene; contesto di riferimento difficile e ostile». Ma accanto alle criticità emerse- si evidenzia – «vanno richiamate le opportunità offerte dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale favorevole e dagli strumenti attuativi di programmazione che prevedono le risorse finanziarie per il settore in esame e che consentono di evitare l’isolamento delle istituzioni; il depauperamento dei beni per effetto del mancato utilizzo; il fallimento delle imprese confiscate e l’allontanamento di queste dal circuito dell’economia reale e la mancata specializzazione dei presidi amministrativi nella Pa”. E in linea con i risultati delle analisi è stata definita “l’architettura della Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che individua quattro obiettivi specifici: 1: Rafforzamento della cooperazione degli attori istituzionali responsabili del processo di valorizzazione e restituzione alla società dei patrimoni illegalmente accumulati. – 2: Sostegno alla valorizzazione dei beni immobili confiscati per finalità sociali e istituzionali. – 3: Favorire la re-immissione nel circuito dell’economia legale delle aziende confiscate. – 4: Rafforzamento della capacità amministrativa». Tra gli interventi – si specifica da parte della Regione – «è evidentemente inclusa anche la demolizione, in particolare per quegli immobili che presentano irregolarità tali da non consentire la regolarizzazione urbanistica e la trasformazione»: un plastico esempio in quest’ultima direzione va inquadrato sicuramente il recente abbattimento di Palazzo Mangeruca, l’ecomostro di Melissa confiscato alla ndrangheta nel Crotone.
Gli strumenti attuativi individuati dalla Regione sono anzitutto un accordo con l’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati, con cui «sarà possibile completare e mantenere aggiornato il censimento dei beni confiscati e destinati in Calabria; supportare gli enti locali per la predisposizione e adozione del regolamento per i beni confiscati e per la pubblicazione, sui siti istituzionali, dei dati relativi ai beni confiscati presenti sul territorio ed al loro, sviluppare azioni di comunicazione, formazione e sensibilizzazione dirette agli enti locali ed altri enti istituzionali eventualmente interessati, nonché alle realtà associative, per il loro progressivo coinvolgimento nel processo di riutilizzo e gestione dei beni immobili». Un altro strumento è la Convenzione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Secondo la Regione «per il nuovo settennio 2021/2027, muovendo dalla considerazione che il bene confiscato è un bene di proprietà pubblica è possibile utilizzare tutte le competenti azioni e strumenti previsti dalla normativa comunitaria e nazionale. Sarà pertanto possibile riservare risorse provenienti tanto dai fondi europei che dai fondi nazionali per il recupero, la valorizzazione e la gestione di tali beni… In tale ambito la valorizzazione dei beni confiscati non può che partire proprio dal Pnrr. Nel solco tracciato dal Pnrr anche la nuova programmazione 2021-2027 ha individuato l’obiettivo strategico “Un’Europa più sociale e inclusiva attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali”, e sono stati identificati obiettivi specifici o priorità, che includono il riuso dei beni confiscati” a fini socio-culturali e per un’offerta innovativa di servizi di welfare (di comunità). La Regione nel dettaglio individua come obiettivi specifici “la promozione della “cultura della legalità” e la restituzione alla collettività dei beni confiscati per fini di sviluppo economico e sociale (incluso l’utilizzo delle nuove infrastrutture sociali per la creazione di posti di lavoro), nonché come presidi di legalità a sostegno di un’economia più trasparente e del contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. Gli interventi dovranno essere indirizzati a promuovere l’inclusione delle comunità emarginate, delle famiglie a basso reddito e dei gruppi svantaggiati». Inoltre – specifica la Regione nella “Strategia” – «con le risorse aggiuntive del Fondo Sviluppo e Coesione è possibile finanziare interventi complementari a quelli già previsti con i fondi strutturali». (c. a.)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x