Catanzaro double face. In versione macchina da guerra nel primo tempo, in versione Babbo Natale nel secondo. Alzi la mano chi, dopo i primi 45 minuti della sfida prenatalizia contro il Brescia, avrebbe anche solo immaginato un finale del genere.
Uno-due micidiale firmato Ambrosino e Vandeputte e il Brescia è sotto 2-0 al Ceravolo dopo 13 minuti, nel giorno in cui viene ricordato Massimo Capraro con una splendida coreografia della Curva che porta il suo nome e celebrato il gemellaggio con la tifoseria bresciana. Tutto facile, tutto bello. Poi però Maran corregge il tiro e la sua squadra, che fino a quel momento aveva subito senza riuscire a mettere fuori la testa e senza capirci molto, ribalta la gara sfruttando sì il vento a favore (che nel primo tempo aveva sospinto le aquile) ma facendo leva anche, e forse soprattutto, su un approccio troppo morbido dei giallorossi dopo l’intervallo.
Un quarto d’ora thrilling rimette la gara in equilibrio con i centri di Bjarnason e Bisoli (che gol!) e restituisce un Catanzaro nervoso e contratto. La palla comincia a scottare tra i piedi e la fluidità di manovra ammirata con occhi sognanti nella prima parte di gara diventa un miraggio. La costruzione dal basso, croce e delizia del calcio moderno, fa il resto. Se in avvio di gara era stata utile a far salire la squadra avversaria e prenderla puntualmente d’infilata con improvvise accelerazioni, nel finale punisce oltremodo il Catanzaro. Il retropassaggio di Scognamillo a Fulignati al 90’ con vento contrario è sanguinoso, il mancato controllo del pallone da parte del portiere completa il patatrac e per Bianchi è un gioco gelare i 13mila del Ceravolo e suggellare la vittoria in rimonta dei suoi.
Crema: dopo il brutto ko di Ascoli il Catanzaro era chiamato ad una risposta. Risposta che c’è stata dal punto di vista del gioco e della manovra, dell’intensità e delle occasioni da gol create. I giallorossi sono tornati a giocare come sanno. Nella prima parte di gara si aveva l’impressione di rivedere lo scorso torneo di serie C con giallorossi a dominare in lungo e in largo e avversari costretti a correre a vuoto per il campo.
Amarezza: se il gioco è tornato si sono nuovamente palesati quei limiti che il Catanzaro fa fatica a superare. La lettura dei momenti e delle situazioni. La freddezza e la lucidità di capire quando impostare dal basso diventa troppo rischioso e forse spazzare via è il male minore. Manca ancora malizia a questa squadra che resta una delle più belle, anzi forse la più bella del torneo. Altro boccone amaro le assenze forzate di Iemmello e Donnarumma, entrambi out per infortunio ed entrambi costretti a saltare anche l’ultima dell’anno in casa della Reggiana. (Stefania Scarfò)
Può darsi che abbia ragione Fabio Caserta a non essere preoccupato della sterilità offensiva del Cosenza, reduce da due pareggi a rei bianche contro Parma e Bari. L’allenatore reggino, dopo la sfida del “San Nicola” contro il suo maestro Pasquale Marino, ha detto che momenti del genere possono capitare a chiunque nell’arco di una stagione e quando meno te lo aspetti i gol arrivano. Vogliamo credere che il tempo gli darà ragione. D’altronde, in una fase come questa in cui le mancanze offensive (gli infortunati Marras e Canotto e il desaparecidos Forte), la fanno da padrone, badare soprattutto a non perdere e perdersi si sta rivelando un’arma efficace e soprattutto salva-panchina. Insomma, in tempi di defezioni fisiche e mentali e di personalità insufficiente (a Bari Tutino e soci le hanno prese di santa ragione dai difensori di casa senza opporre una resistenza credibile), scommettere sull’abbottonato – fino al collo 3-5-2 – come fece tre anni fa Roberto Goretti (il direttore sportivo dell’epoca arrivò a sostenere che quel modulo a suo avviso faceva parte del dna dei Lupi) appare un’operazione sensata e soprattutto equilibrata. Di certo, non potrà durare in eterno. Se da un lato, infatti, i due risultati utili consecutivi hanno ridato un po’ di fiato e fiducia a un gruppo che sembrava sull’orlo dell’abisso, dall’altro non hanno migliorato una classifica che continua a tenere sempre a vista i fantasmi del passato. Insomma, già da domani contro il Como (ultima sfida di un altro anno, il 2023, ancora miracoloso, vedi playout di Brescia) sarebbe opportuno tornare a sorridere a 32 denti anziché mangiucchiarsi le labbra.
Crema: sul campo i migliori rossoblù di Bari sono stati senza dubbio Micai, Martino e Mazzocchi. Il primo per le solite parate salva risultato, gli altri due per l’impegno che ci hanno messo dall’inizio alla fine. Sugli spalti, invece, hanno dato spettacolo i 1300 tifosi giunti in Puglia da Cosenza. Calorosi anche nel salutare l’ex talento in erba Marco Nasti che passando sotto il loro settore, si è messo una mano sul cuore come a voler dire “l’emozione di Brescia (vedi sopra) me la porterò sempre dentro”.
Amarezza: Caserta ci scuserà se riportiamo i numeri recenti: nelle ultime 9 partite di campionato, cioè dalla sconfitta di Marassi con la Sampdoria, il Cosenza ha realizzato in tutto 4 gol di cui uno e mezzo (ribattuta di Tutino dopo la parata del portiere della Reggiana) su calcio di rigore. L’attacco, con 19 gol, è il tredicesimo del torneo. Poco più di un mese fa era a ridosso del podio. (Francesco Veltri)
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