COSENZA Un 2023 che si chiude con dati in crescita per il settore turistico calabrese. Un comparto che però, nonostante la performance positiva, non riesce ancora a colmare il vuoto creato dall’emergenza pandemica che ha decretato l’anno zero per il turismo italiano. All’appello nelle strutture ricettive calabresi rispetto al 2019 cioè nella stagione pre-Covid mancano oltre un milione di presenze ed oltre duecentomila arrivi.
Ciononostante dall’andamento dell’anno che si chiude arrivano segnali di speranza per il futuro prossimo già a partire dal 2024. Ad iniziare dai flussi turistici provenienti dall’estero. Nel corso del 2023 si segna un incremento del 22,5% di arrivi di turisti stranieri ed il 17% circa di presenze rispetto all’anno precedente.
Stando alle elaborazioni dell’Osservatorio regionale sul turismo, infatti, le strutture ricettive calabresi hanno censito nel periodo gennaio-agosto circa 200.300 arrivi di visitatori da oltre frontiera. Nello stesso periodo dello scorso anno erano 136. Così come le presenze di turisti stranieri sono passate da 869.300 del 2022 a 1.016.800 di quest’anno.
Meno bene il flusso turistico domestico che seppur cresciuto per numero di arrivi – da 1.053.900 dello scorso anno a 1.065.600 del 2023 (+1,1%) – ha segnato una flessione nei pernottamenti: da 5.245.800 del 2022 a 5.202.400 di quest’anno. In termini percentuali 0,8 punti in meno. Un dato che porta gli analisti del Cnr nel loro rapporto annuale ad imputare a questo aspetto «il relativo ritardo nel recupero dei livelli del 2019» per la Calabria.
Ma complessivamente la rete ricettiva turistica calabrese chiude con un bilancio positivo nel periodo clou del comparto – quello che comprende la stagione estiva – e che fa registrare un incremento di 4 punti percentuali di arrivi e 1,7% di presenze.
Un comparto che si rivela così in crescita per il secondo anno consecutivo seppur in misura più contenuta rispetto al sensibile recupero dello scorso biennio seguito al blocco delle attività legate all’emergenza pandemica. Nel 2022, infatti, c’era stato un vero e proprio balzo in avanti per il settore con una crescita di oltre un terzo di arrivi (per l’esattezza il 33,8%) che avevano generato il 31% in più di pernottamenti. Un dato giustificato però dal sostanziale black out del 2021, anno di piena crisi sanitaria che aveva portato a chiusure a singhiozzo delle strutture turistiche con inevitabili contraccolpi sull’intera filiera.
Gli altri aspetti incoraggianti per il comparto e che potrebbero comportare effetti benefici su flussi, provengono da nuovi aspetti che registrerebbero il consenso da parte dei turisti. Stando ad una recente indagine di Unioncamere/Isnart, emerge che nella scelta delle mete calabresi i turisti oltre a motivazioni balneari hanno valutato anche l’aspetto culturale dell’offerta turistica. Se oltre la metà ha deciso di venire in estate in Calabria per godersi il mare, c’è una fetta consistente (30,4%) che è rimasta affascinata dai suoi attrattori culturali (centri storici, luoghi d’arte, mostre e musei). Un dato che lascia ben sperare – se ben veicolati queste caratteristiche – sui margini di crescita che può registrare il comparto. Un marketing territoriale che, stando all’indagine diffusa nei giorni scorsi da Unioncamere Calabria, passa sempre più dal web: oltre il 50% dei turisti stranieri dichiarano di aver scelto le mete calabresi influenzati dai social, dalle recensioni positive e dalle informazioni raccolte online.
Per questo sarà strategico il risultato che la Regione riuscirà a realizzare grazie al bando “Destinazione Calabria” da 47 milioni di euro finalizzato proprio a rafforzare l’immagine del territorio calabrese sui mercati nazionali e internazionali e incentivare nuovi flussi turistici grazie al marketing digitale.
Decisamente importante poi per il comparto turistico calabrese, tanto da essere una peculiarità specifica, è la fedeltà. Quasi la metà – esattamente il 47% – dei turisti ritornano in Calabria. Un dato di gran lunga superiore alla media nazionale che si ferma al 15%. Una sorta di zoccolo duro su cui poter basare la strategia per intercettare nuovi visitatori. Una strategia che non può però trascurare due aspetti: la destagionalizzazione e il rafforzamento dei collegamenti con il resto del Paese e del Mondo. Badando anche a calmierare i costi dei transfert da e per la Calabria. I costi eccessivi che si sono registrati in questi giorni – altamente interessanti sotto il profilo vacanziero – per raggiungere le mete calabresi dovrebbero far riflettere. Ne è convinto anche Demetrio Metallo, presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria e recentemente eletto membro del Consiglio Generale nazionale dell’associazione italiana Confindustria Alberghi.
Per Metallo su questo fronte occorre rendere competitivo il sistema di trasporto verso la Calabria. Ad iniziare dai voli aerei nei periodi clou delle vacanze.
Presidente con la chiusura dell’anno è tempo anche di bilanci per un settore che resta strategico per la Calabria. Come definirebbe il 2023?
«L’anno che sta per finire è stato segnato da una crisi che ha visto tutto il Paese in affanno. La Calabria ha sofferto di più sia dal punto di vista economico che per quanto riguarda gli investimenti. Il turismo rappresenta, con l’indotto che è capace di generare, una fetta sostanziale del PIL regionale insieme all’agricoltura. Il 2023, rispetto al 2022 e al periodo post pandemico, si chiude in sostanziale equilibrio per quanto riguarda il fatturato delle aziende turistiche. Il problema, come sempre, per quanto riguarda il comparto, non è tanto il dato sul numero di presenze, ma il fatturato totale generato. E credo, a mio modesto parere, che il fatturato sia stato inferiore alle aspettative».
Si parla tanto di destagionalizzare, ma il caro biglietto per la Calabria denunciato anche dalle associazioni di consumatori rischia di essere una palla al piede per il turismo?
«La destagionalizzazione della domanda ha rappresentato (e rappresenta), da sempre, un problema importante per la nostra regione. Nel corso degli anni la stagionalità si è addirittura ridotta. Gran parte dei flussi turistici si sono concentrati su un periodo medio di 45 giorni. Un fenomeno che sta interessando anche le zone della nostra Regione per antonomasia più blasonate. Questo anche a causa dell’emergenza pandemica che ha cambiato radicalmente gli spostamenti ed i flussi dei turisti. C’è anche da dire che occorrerebbe rendere più agevole l’arrivo di turisti proponendo costi quantomeno simili a quelli di tante altre destinazioni».
Ma in generale la difficoltà di raggiungere la regione – messa in luce anche in questo scorcio di feste natalizie – continua a rimanere un elemento di fragilità del comparto?
«Il costo altissimo dei voli e, in determinati periodi dell’anno, anche dei treni, certamente non invoglia il turista a venire in Calabria. Gli esempi assurdi del caro aerei, è sotto gli occhi di tutti noi. Bene ha fatto, il presidente Roberto Occhiuto a chiudere un accordo, purtroppo temporaneo, con un volo giornaliero per le festività natalizie a 100 euro a tratta. Anche se leggo non ha registrato un gran riscontro. Purtroppo la politica dei prezzi, affrontata con decisione dalla Regione, deve essere continuativa e programmata per tutto l’anno. Inoltre abbiamo anche una rete stradale spesso inadeguata, che ci portiamo dietro da decenni. Anche su questo fronte occorrerebbe maggiore attenzione per rendere agevole il viaggio a quanti decidano di visitare la nostra regione».
Gli ultimi dati del Cnr indicano che c’è stato un incremento di presenze di stranieri in Calabria, ma resta ancora un dato con un peso specifico basso. Cosa fare per intercettare questi flussi?
«Purtroppo i numeri relativi al turismo estero difficilmente cambieranno nel breve periodo in modo sostanziale. Il turismo, o meglio ancora il modo di fare e di intendere la vacanza, stanno cambiando più rapidamente di quanto possiamo immaginare nel mondo. Ed il management alberghiero, spesso, non riesce a tenere il passo con i tempi rapidi di questa continua evoluzione. Credo fermamente che occorra fare rete tra imprese e istituzioni per concordare le strategie migliori tese ad interpretare al meglio le rinnovate esigenze dei turisti intercettandone maggiormente le volontà».
Anche una recente ricerca di Unioncamere segnala che esiste più che in altri territori un flusso turistico di ritorno, cioè di calabresi che sono emigrati e poi rientrano per soggiornare in Calabria. È un fattore di forza o viceversa di debolezza per il turismo calabrese?
«È un fattore di forza. Bisogna puntare su nuovi attrattori e su nuove tipologie di turismo, come ad esempio il “Turismo delle radici”, sul quale sta puntando anche il Governo centrale. La Calabria, in questo senso, ha delle potenzialità enormi. Così come bisognerebbe far conoscere lo smisurato patrimonio culturale ed archeologico che la regione possiede e che spesso è poco noto al grande pubblico. Due strade che se percorse con convinzione, possano far crescere i flussi di turisti verso la nostra regione».
Quali sono le priorità che la Regione dovrebbe mettere in campo per avere risultati già a partire dal prossimo anno?
«Uno dei problemi che ci affligge, è la difficoltà dell’accesso al credito. Questo impedisce, spesso, alle imprese di adeguare la propria offerta ad una domanda sempre più esigente e diversificata. Il Pnrr, nello specifico il bando IFIT, è fermo al palo da oltre un anno, con molte imprese che hanno già investito e non riescono a concludere il piano predisposto proprio perché lo stesso bando non prevede, di fatto, la possibilità di chiedere anticipazioni per terminare i lavori iniziati. Il costo del denaro, rispetto al Nord, è almeno di 3 punti percentuali in più. Questo frena gli investimenti nel settore turistico, che invece ha continua necessità di innovarsi. Altro problema annoso, che non riguarda solo la Calabria ma tutto il Paese, è la lentezza della burocrazia che attanaglia le imprese. Anche qui si può fare molto per velocizzare le procedure facilitando la vita delle aziende che hanno voglia di investire nel settore».
Che anno attenderà la Calabria turistica?
«Sarà un anno molto complicato, perché il potere di spesa pro-capite nel Paese, è diminuito. Questo, inciderà inevitabilmente sui consumi voluttuari (come le vacanze). L’innalzamento dei tassi da parte della BCE, sta incidendo negativamente sulle famiglie, che si vedono costrette a tagliare dal proprio “paniere” tutte quelle spese considerate “non necessarie”. Le imprese del turismo, dovranno saper centellinare i propri investimenti, mantenendo però gli stessi standard di qualità. Dovremo saper intercettare, come Calabria, una domanda che sarà sempre più esigente e (probabilmente) trasformare la nostra offerta verso una richiesta sempre più residenziale. In questo senso, ben venga il bando “Family hotel” messo in campo dalla regione, però occorrono più fondi in budget e occorre ridimensionare il budget (400mila euro come minimo investimento è un importo troppo alto, considerate le finalità del bando stesso). Altro problema è il costo e la mancanza di risorse umane professionali in tutti i reparti. Si calcola che entro il 2030 serviranno oltre 2 milioni di addetti nel settore. Ed anche le nostre imprese calabresi pagano pegno su questo fronte. Nonostante queste criticità, siamo abituati a vedere sempre il “bicchiere mezzo pieno”. Questa è una caratteristica che da sempre contraddistingue le imprese del settore. La positività che abbiamo e che imprimiamo ai nostri “motori”, riesce alla fine a fare la differenza rispetto al resto del Paese. Che anno sarà? Credo che sarà, tutto sommato, un anno importante, se alcuni di questi fattori determinanti saranno soddisfatti. Io ci credo. Noi come rete di imprenditori che continuiamo ad investire in Calabria ci crediamo». (r.desanto@corrierecal.it)
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