LAMEZIA TERME «Siamo in presenza di una vicenda umana straziante, un fatto di mafia con inquietanti ed evidenti, direi evidentissimi, addentellati nella palude melmosa delle convergenze di interessi con settori deviati delle istituzioni sui quali abbiamo fatto luce». A parlare è la procuratrice generale di Palermo Lia Sava, che ha dato inizio alla requisitoria del processo celebrato davanti alla Corte d’Assise di Palermo sulla morte del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, uccisi in un agguato il 5 agosto del 1989. Gli imputati sono il boss Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato in concorso e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento. Un procedimento nel quale viene richiamata anche la figura del calabrese, Giovanni Aiello alias “Faccia da mostro”. L’ex poliziotto, ritenuto vicino ai Servizi, è morto il 21 agosto 2017 sulla spiaggia di Montauro. E’ la procuratrice a citarlo, in un passaggio importante della requisitoria: «Noi oggi processiamo Gaetano Scotto ma, se non fosse morto, ci sarebbe qui un altro imputato, Giovanni Aiello. Anello di congiunzione, ancora una volta, fra il mondo di Cosa nostra e l’ambiente dei servizi segreti deviati che sullo sfondo di questo dibattimento abbiamo messo in evidenza e in chiara luce».
«Mio marito non poteva essere dei servizi segreti perché una moglie queste cose le sa!», ha avuto modo di asserire Ivana Orlando, moglie dell’ex poliziotto, entrato nelle indagini della Dda di Palermo più volte, ultima quella sull’omicidio mai risolto dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castellucci. Orlando, nel corso di una udienza del processo in corso a Palermo ha parlato del marito, della sua vita, di alcune sue angosce. «Possedeva una Range Rover scassata e l’abbiamo tenuta fino a quando è morto, nel cantiere aveva una Jeep tipo americana che serviva per portare le barche dall’officina al varo del mare. Aveva delle moto, percepiva la pensione per essere andato in quiescenza per causa di servizio».
La procuratrice, in aula, ricostruisce – con dovizia di particolari – il duplice delitto. «I coniugi Agostino-Castelluccio con la propria autovettura Fiat Uno si erano recati in data 5 agosto ’89 intorno alle ore 19.15-19.30, presso la residenza estiva della famiglia Agostino. In questo luogo, quel giorno avrebbe dovuto festeggiare il compleanno di Flora Agostino, sorella di Antonino che, quel giorno compiva 18 anni. Per partecipare al festeggiamento, Antonino Agostino, aveva chiesto ed ottenuto di anticipare il proprio turno ed aveva svolto pertanto il servizio nel turno dalle 7 alle 14 per poi rientrare nella propria abitazione e successivamente recarsi nel tardo pomeriggio nella residenza estiva della propria famiglia d’origine». Nessun particolare evento si era verificato prima del duplice delitto. Fino a quando fra le ore 19.40 e le ore 19.45, «un sicario che giungeva alle loro spalle aveva esploso all’indirizzo dei coniugi diversi colpi di arma da fuoco, che gli accertamenti balistici successivamente identificavano in una pistola calibro 38, colpi che raggiungevano entrambi i coniugi e il bimbo che Ida portava in grembo». In particolare – continua la procuratrice – «Antonino Agostino veniva attinto da due proiettili (…) Ida Giovanna Castelluccio invece veniva attinta alle spalle da un proiettile». Successivamente è stata la volta del sostituto procuratore generale Umberto De Giglio. «Nel suo piccolo Agostino si è trovato a combattere contro mafiosi e contro coloro che andavano a braccetto con i mafiosi. E ciò spiega la presenza in questa vicenda di un personaggio come Giovanni Aiello (“Faccia da mostro”, ndr). Il timore e la preoccupazione manifestate nelle ultime settimane di vita da Agostino dimostrano la piena consapevolezza dell’estrema pericolosità del mondo in cui, in qualche modo, aveva messo piede». Secondo il sostituto procuratore generale, «l’eliminazione di Agostino rappresenta un drammatico preludio per Giovani Falcone». (f.b.)
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