REGGIO EMILIA Il Parlamento modifichi la procedura di assegnazione dei beni per evitare un loro affidamento quando sono ormai degradati e il riutilizzo diventa così troppo oneroso. È l’appello che arriva dal Consiglio comunale di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia in un ordine del giorno votato giovedì scorso all’unanimità e presentato dal presidente Marco Cassinadri. Il Comune ricorda che negli anni «Reggio Emilia e la sua provincia sono diventate famose non solo per la Sala del Tricolore, ma sfortunatamente anche per le infiltrazioni della criminalità organizzata a vari livelli. Reggio Emilia si conferma infatti vertice del quadrilatero della ‘ Ndrangheta oltre a Mantova, Cremona e Piacenza e le problematiche emerse dai processi Aemilia e Grimilde non si sono risolte con lo svolgimento di processi, ma sono esclusivamente diventate palesi». A riprova di ciò, ricorda che nella Provincia di Reggio Emilia sono presenti oltre 200 beni confiscati alla criminalità organizzata. A Casalgrande ce ne sono solo quattro beni “ma sono passati purtroppo anni dalla data della confisca e ancora non se ne è reso possibile il recupero da parte del Comune, tanto più che essi sono ancora nella disponibilità di occupanti ormai da anni senza titolo».
Il Comune sostiene che le misure di sequestro e confisca dei beni delle organizzazioni mafiose hanno «una notevolissima importanza, in quanto volte a colpire il patrimonio illecitamente accumulato dalle organizzazioni criminali. Non si vuole infatti soltanto colpire il soggetto socialmente pericoloso, ma anche e soprattutto sottrarre i beni di origine illecita al circuito economico dell’organizzazione criminale». Ma ora la legge «deve essere necessariamente adeguata al momento storico e armonizzata con le leggi attuali».
Il Comune di Casalgrande afferma allora che «è sicuramente indispensabile che i Tribunali segnalino automaticamente ai singoli Comuni la presenza di beni confiscati sul loro territorio e che di questo sia data la più ampia informazione ai cittadini. Così come appare importante che, ad ogni referente della pubblica amministrazione locale l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati comunichi direttamente e al più presto i dati degli immobili confiscati a qualsiasi titolo, al fine di evitare l’eventuale inerzia dei comuni nel richiedere l’assegnazione di tali beni». E così «sarà possibile evitare che i beni deperiscano, perdendo il loro valore intrinseco, facendo in modo che diventino il simbolo di una risposta concreta della Pubblica amministrazione agli affari illegali».
L’ordine del giorno auspica anche «la messa in opera di un tavolo provinciale permanente sull’argomento, aperto a tutte le autorità interessate, dove i sindaci possono trovare suggerimenti e sostegno per l’esperimento delle pratiche relative all’acquisizione al patrimonio comunale dei beni confiscati».
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