COSENZA Le condizioni di salute fisiche e psichiche del detenuto cosentino Antonio Colasuonno si sono aggravate. Il suo legale di fiducia, Chiara Penna, ha inviato una istanza di sostituzione della misura cautelare detentiva con gli arresti domiciliari per permettere al suo assistito di ricevere le necessarie cure. Nel documento inviato al Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, l’avvocato sottolinea «l’incapacità e l’inadeguatezza della Casa Circondariale di Siano a Catanzaro di provvedere» allo stato di salute del detenuto «tanto che ancora non risulta pervenuta la relazione richiesta da Codesto Collegio risalente al mese di ottobre scorso».
Colasuonno ristretto nella Casa Circondariale di Catanzaro nel settembre 2022 «con una serie di problematiche fisiche e soprattutto psichiche pregresse», deambulava in maniera autonoma. «Oggi si trova invece costretto su una sedia a rotelle, proprio per l’incapacità della struttura, nello specifico dell’Uoc di Medicina Penitenziaria presso la Casa Circondariale di Catanzaro, di provvedere all’assistenza necessaria e di prestare le cure adeguate alle condizioni di salute». Il 16 novembre 2023, dopo una interlocuzione formale con il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Vito Valerio, preoccupata per le informazioni che provenivano dal detenuto, l’avvocato ha depositato un’ulteriore istanza alla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, nella quale, «oltre a rappresentare la criticità della situazione in cui versava (e versa) il mio assistito, si reiterava anche la richiesta di sollecitare l’acquisizione di informazioni sulle reali condizioni di salute dell’imputato». Colasuonno, da quanto emerso, lo scorso 22 novembre 2023 «durante l’udienza che si stava svolgendo davanti al Tribunale di Cosenza (…) perdeva i sensi in bagno, veniva trovato riverso dal personale della polizia penitenziaria riportava delle contusioni e, una volta ripresosi, chiedeva insistentemente di parlare con il Dirigente medico, lamentando le mancate cure prestate allo stesso fino a quale momento». Tuttavia, nonostante le condizioni di salute, il detenuto «veniva raggiunto dalla sanzione dell’ “ammonizione”». Motivi che hanno spinto, l’avvocato Chiara Penna a reiterare la richiesta di sostituzione della misura in atto con quella degli arresti domiciliari, che «consentirebbe al cautelato di vivere in un ambiente che garantisce sia le esigenze di giustizia sia la tutela del suo stato di salute psicofisico, attraverso la corretta terapia medico-colloquiale, nonché i giusti interventi medici volti a bloccare il peggioramento della sua malattia (sarcoidosi) e comprendere cosa ha causato la paralisi di parte del corpo».
Sul “caso” si è pronunciato il Collegio giudicante. Che – letta l’istanza avanzata dall’avvocato Penna ed «evidenziato che già in precedenza è stata avanzata e sollecitata analoga richiesta, sinora non esitata» – ha diffidato il Servizio Sanitario dell’istituto penitenziario dove è attualmente ristretto Antonio Colasuonno a riferire a questo Ufficio, con relazione scritta, nel termine di giorni 10, sulle condizioni di salute del detenuto e sulla compatibilità delle stesse con il regime carcerario». Il termine è scaduto.
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