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La decisione

Intercettazioni pubblicate, Corte Ue: «Non influenzano i giudici»

La sentenza chiarisce anche il tema sollevato dalla legge “bavaglio” introdotta in Italia

Pubblicato il: 27/12/2023 – 16:23
Intercettazioni pubblicate, Corte Ue: «Non influenzano i giudici»

ROMA La pubblicazione delle intercettazioni non influenza i processi e non viola la presunzione di innocenza. È quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo che si è occupata di una vicenda che scosse la politica croata. Un tema decisamente d’attualità in Italia dove l’emendamento proposto dal parlamentare Enrico Costa si è trasformato in una norma che introduce il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare. Una decisione che si è tramutata di fatto in una sorta di bavaglio per la stampa.
Si tratta del caso “Tadic vs Croazia”, un croato condannato a due anni di reclusione per aver tentato di corrompere la Corte Suprema, chiamata nel 2017 a esprimersi sul ricorso di un noto politico croato che era stato condannato nel 2009 per crimini di guerra, e aveva fatto ricorso. Una vicenda rilanciata sull’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano”.

Secondo quanto riportato dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, «l’intelligence croata seppe che Tadic aveva avuto l’incarico di approcciare alcuni membri della Corte per fargli cambiare idea, e mise sotto controllo il suo telefono. Il presidente della Corte confermò di essere stato avvicinato da Tadic, iniziò il processo, e Tadic fu condannato».

Il tema fu sollecitato dalla circostanza che otto settimane prima dell’inizio del processo, il settimanale Ned – jeljni jutarnjipubblicò un articolo dal titolo “Come i servizi hanno ricostruito l’infiltrazione nella Corte Suprema”, che conteneva anche intercettazioni di Tadic, in cui faceva il nome di diversi magistrati, che non erano state inserite nel fascicolo processuale. E che, peraltro, non furono, qualche mese dopo, usate dai giudici per provarne la colpevolezza.
Da qui Tadic decise di ricorrere alla Corte di Strasburgo. Secondo il ricorso, i giudici sarebbero stati influenzati dalla campagna stampa nella loro decisione e per questo sarebbe stata violata la presunzione di innocenza.

«La Corte con sentenza del 28 novembre – si legge sul Fatto – ha chiarito il contrario: non è pensabile che giudici professionali si facciano influenzare da campagne stampa, mentre è normale che la vita di personaggi pubblici possa essere raccontata dalla stampa. Spettava a Tadic dimostrare come questi giudici sarebbero stati condizionati dall’articolo e dalle intercettazioni: le intercettazioni continuano ad essere disponibili per i lettori e online».

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