È iniziata in Calabria una nuova corsa alla scalata dell’Unesco. La città di Corigliano-Rossano, dopo Codex Purpureus Rossanensis, potrebbe (è quanto si spera) annoverare un altro bene “patrimonio dell’Umanità”. Si tratta dell’oratorio del San Marco che, insieme alla città di Gerace, al Battistero di Santa Severina, alla Cattolica di Stilo e al Monastero ortodosso di San Giovanni Theristìs è stato inserito nella Tentative List della Convenzione Unesco 1972 con il progetto “Evidence of Italo-Greek Culture between the Early and Late Middle Ages”.
Merito del lungo e laborioso processo di riconoscimento nato da uno studio condotto da Francesco Maria Spanò, direttore People&Culture dell’Università Luiss Guido Carli di Milano; scrittore, saggista, editorialista, gastronomo e già promotore del disegno di legge sul ripopolamento dei piccoli borghi come tramite del lavoro agile. Spanò ha proposto agli uffici ministeriali italiani la candidatura delle espressioni materiali e immateriali della cultura italo-greca tra Alto e Basso Medioevo in Calabria, inserendola in una lista propositiva in cui vengono indicati i beni per i quali si vuole aprire un percorso di candidatura nell’arco di 5-10 anni. Si tratta di una procedura lunghissima e complessa. Ma la proposta di candidatura si concentra, in particolare, sulle principali testimonianze materiali prodotte tra l’VIII e l’XI secolo, concentrate nel versante ionico della Regione Calabria, quella che guarda ad est e quindi alla Grecia. Insieme, queste testimonianze racchiudono l’essenza della cultura italo-greca, risultante dall’integrazione di influenze bizantine, ellenistiche e mediorientali.
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