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Il punto di vista sulla Calabria di un intellettuale apolide

Apollo, pieno di informazioni e privo di interessi nel territorio calabrese, risponde sulle difficoltà della regione e sulle direzioni per uscire dal confinamento in cui si trova

Pubblicato il: 29/12/2023 – 6:53
di Emiliano Morrone
Il punto di vista sulla Calabria di un intellettuale apolide

Icaro volò vicino al sole, che ne fuse le ali di cera. È un’immagine attuale, perché la vita è breve, la Terra ha risorse limitate e il potere le spreca a dismisura. Secondo un altro mito, le Colonne d’Ercole, ubicate nello stretto di Gibilterra tra i monti Calpe e Abila, rappresenterebbero le frontiere della conoscenza. Nel XXVI canto dell’Inferno, Dante ce ne offre una descrizione filmica: l’impavido Ulisse è proprio lì, in alto mare insieme ai suoi compagni, che convince all’arrischio: a superare quella barriera, finché «un turbo» spezza la prua della loro nave, infine risucchiata dalle acque vorticose. La morte arriva come destino, punizione, avvertimento. La letteratura di ogni tempo ci spinge a ragionare, al giudizio responsabile, alla coscienza della finitezza umana. Pochi ricordano, nel citare il libro “Ventimila leghe sotto i mari”, con cui lo scrittore Jules Verne ne anticipò l’invenzione, che il sottomarino – Nautilus, nel racconto – viene inghiottito dal maelström, una specie di gorgo, davanti alle coste della Norvegia. Tuttavia, i membri dell’equipaggio si salvano in maniera rocambolesca. Allora la sorte può essere talvolta benevola, ma sempre a futura memoria. Lo psicanalista Sigmund Freud individuò in «Eros» la pulsione di vita, in «Thanatos» quella di morte. Come in “Spleen et Idéal”, di Charles Baudelaire, l’uomo sembra sempre diviso: a un bivio che richiama il dubbio davanti alle Colonne d’Ercole. Anche se la dualità terrena sarebbe apparente e dunque un inganno, secondo il maestro Juri Camisasca, che con Franco Battiato ha scritto brani cantati da tanti ma letti da pochi. Difatti, nel pezzo “Nomadi”, a proposito dell’elevazione spirituale e del distacco dalle passioni e dalla tensione degli uomini, Camisasca precisa: «Come uno straniero non sento legami di sentimento». Da qui la scelta, espressa da Battiato, di vivere «come un eremita che rinuncia a sé».

Calabria terra di contrasti

La Calabria è luogo di contrasti: l’esercito della ’ndrangheta e quello della giustizia; lo splendore della costa tirrenica e gli obbrobri di cemento lungo la Statale 18, immortalata dall’antropologo Mauro Minervino; lo Ionio favoloso della Magna Grecia e il litorale senza servizi; le acque trasparenti e i liquami sversati; le foreste rigogliose e l’isolamento cupo dell’interno; la disoccupazione e il lavoro nero; l’orgoglio identitario e la fuga di ragazzi e famiglie; il vanto per chi si afferma fuori sede e il vituperio dei talenti del posto; le utopie dei religiosi Gioacchino e Campanella e l’istinto laico di confinarle come merci Doc; le strade dissestate e i ponti metafisici verso, parafrasando Battiato, orizzonti perduti che non si scordano mai; l’ossessiva retorica sui giovani e il silenzio fisso sulle loro condizioni. Per chi vive in Calabria è perciò arduo orientarsi, mantenere l’equilibrio e non farsi trascinare dagli opposti, che ogni volta si ripropongono a prescindere dalla buona volontà dei singoli. Ed è una condizione frequente fra i giornalisti. Pertanto, oggi intervistiamo un intellettuale apolide, che per comodità chiameremo Apollo, pieno di informazioni e privo di interessi nel territorio calabrese, cui chiediamo quali sono, a suo avviso, le difficoltà della regione e le direzioni per uscire dal confinamento in cui essa si trova.  

«La sicurezza dei calabresi minata dalla ‘ndrangheta»

«La Calabria, rinomata per la bellezza naturale e la propria storia, si trova – premette il nostro interlocutore – a fronteggiare una serie di sfide significative che hanno un impatto profondo sulla vita quotidiana dei suoi abitanti. Uno dei problemi più gravi di questa terra è il radicamento della ’ndrangheta, fra le organizzazioni criminali più potenti al mondo. La criminalità organizzata ha radici profonde nel tessuto sociale calabrese. Ciò mina la sicurezza, la fiducia nelle istituzioni e l’opportunità economica. La presenza della ’ndrangheta crea un clima di paura e incertezza che influenza negativamente la qualità della vita dei cittadini. Ma non è tutto. Infatti, la Calabria si scontra con gravi difficoltà amministrative che ne impediscono lo sviluppo sostenibile. La burocrazia e la corruzione hanno ostacolato la realizzazione di progetti cruciali e la gestione efficiente delle risorse pubbliche. Inoltre, la mancanza di infrastrutture adeguate, come strade e trasporti efficienti, limita l’accessibilità e la connettività, isolando alcune comunità e ostacolando lo sviluppo economico».

Si parla spesso dello stato del Servizio sanitario regionale. Qual è il suo punto di vista, in proposito?

«Il sistema sanitario calabrese affronta gravi sfide, tra cui la carenza di personale medico qualificato, la mancanza di strutture moderne e la difficoltà nell’accesso a servizi di qualità. Questi problemi mettono a rischio la salute della popolazione e aumentano la pressione sui residenti, che spesso devono affrontare lunghi tempi di attesa e percorsi di cura inefficienti».

Qual è la sua opinione riguardo alle aree interne della Calabria?

«Stanno vivendo uno spopolamento costante, con le giovani generazioni che scelgono di emigrare in cerca di opportunità altrove. Questo fenomeno è alimentato da un’economia debole, con un tasso di disoccupazione elevato e limitate prospettive di crescita. L’assenza di opportunità lavorative stimola il dominio della criminalità organizzata e crea un circolo vizioso che perpetua la fragilità economica della regione».

Qual è il rapporto fra i cittadini e la politica?

«A volte, la politica locale sembra essere orientata a mantenere lo stato delle cose, piuttosto che a implementare riforme significative. La subordinazione dei cittadini alla politica crea un ambiente in cui le voci della popolazione rischiano di essere soffocate, contribuendo alla persistenza di problemi strutturali. Questo clima spinge molti giovani e famiglie a cercare una vita migliore altrove. È un’emigrazione che indebolisce ulteriormente il tessuto sociale della Calabria».

Come costruire un futuro migliore?

«La Calabria si trova di fronte a sfide complesse e interconnesse, che richiedono un approccio integrato per affrontarle. Occorre combattere la ’ndrangheta, migliorare la governance, potenziare le infrastrutture, rafforzare il sistema sanitario e promuovere lo sviluppo economico. Sono passi fondamentali per garantire un futuro più luminoso per questa affascinante regione del sud italiano. La disorganizzazione, la disoccupazione e l’emigrazione sono in Calabria problemi centrali, che richiedono una riflessione approfondita. La regione può puntare sulle sue risorse storiche e culturali per promuovere il turismo sostenibile e creare opportunità economiche. Bisogna investire nella valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. Ciò può attrarre visitatori e generare entrate vitali per lo sviluppo locale».

E poi?

«Va contrastata la disorganizzazione generale con una governance efficiente e trasparente. È indispensabile implementare riforme amministrative, semplificare la burocrazia e contrastare la corruzione. Ciò al fine di creare un ambiente più favorevole agli investimenti e alla crescita economica».

Come affrontare la disoccupazione?

«È un problema che richiede un approccio multilivello. È giunto il momento di diversificare l’economia, di incoraggiare l’imprenditorialità locale, di promuovere l’istruzione e la formazione professionale. Si tratta di interventi che possono contribuire a creare opportunità di lavoro e a ridurre la dipendenza da settori vulnerabili».

L’emigrazione è un vecchio problema della Calabria. Come fermarla?

«Ridurre l’emigrazione implica fornire incentivi per trattenere i talenti locali. Ciò può essere realizzato attraverso la creazione di opportunità professionali, mediante investimenti nell’istruzione e nella ricerca e con la promozione di un ambiente favorevole all’innovazione e alla creatività».

Esiste una mentalità ostativa?

«La mentalità locale dominante può influenzare significativamente lo sviluppo. È dunque essenziale alimentare una mentalità aperta al cambiamento, alla collaborazione e all’innovazione. La comunità stessa deve essere parte attiva nella definizione del proprio futuro, superando resistenze al cambiamento e promuovendo una cultura di responsabilità collettiva. In questo senso, il ruolo della classe politica è cruciale. Una classe politica impegnata, responsabile e orientata al benessere della comunità può fungere da catalizzatore per il cambiamento positivo. La trasparenza, l’accountability e la partecipazione democratica sono elementi chiave per valutare e migliorare il livello della classe politica calabrese. In sintesi, il superamento delle sfide della Calabria richiede un approccio integrato che coinvolga la valorizzazione delle sue risorse, miglioramenti infrastrutturali, un’economia diversificata, un cambiamento nella mentalità e una classe politica impegnata. Solo attraverso uno sforzo congiunto della comunità locale, delle istituzioni e degli attori economici, è possibile costruire un futuro più prospero e sostenibile per questa regione straordinaria».

Quanto, a suo avviso, è stato finora fatto, rispetto a ciò che ha suggerito per lo sviluppo della Calabria?

«Valutare gli sforzi compiuti per lo sviluppo della Calabria è complesso e può variare a seconda dei contesti e delle aree specifiche. Tuttavia, è possibile fornire alcune osservazioni generali. Sono stati fatti passi in avanti nella promozione del turismo culturale, ma ulteriori investimenti e sforzi potrebbero ampliare l’attrattività della regione. Ancora, sono state avviate riforme amministrative, ma la lotta alla corruzione e la semplificazione della burocrazia richiedono interventi continuativi per garantire un ambiente favorevole agli investimenti. Credo che siano in corso tentativi di diversificare l’economia e stimolare l’imprenditorialità, ma la disoccupazione persistente suggerisce la necessità di ulteriori iniziative e politiche mirate».

Perché, sulla base delle sue informazioni, in Calabria c’è poca collaborazione tra i vari attori locali, tra politica e società civile, tra cultura e imprese, tra pubblico e privato?

«Fattori storici e tradizioni locali possono influenzare le dinamiche sociali. Spesso, la cultura della chiusura e della diffidenza può ostacolare la collaborazione. Inoltre, problemi strutturali, penso alla corruzione e alla cattiva governance in singole realtà, possono minare la fiducia tra la popolazione e le istituzioni, creando barriere alla collaborazione. Peraltro, la mancanza di incentivi e di un ambiente favorevole può scoraggiare la collaborazione tra il settore pubblico e privato. La percezione di una mancanza di trasparenza e gli interessi personali possono alimentare la diffidenza reciproca. In alcune situazioni, poi, la competizione a fronte di risorse limitate può superare la volontà di collaborare. Questo può essere evidente tra le imprese, ma anche tra diversi livelli di governo. Se non bastasse, le visioni divergenti sullo sviluppo della regione possono ostacolare la collaborazione. Diverse parti interessate potrebbero avere obiettivi contrastanti, rendendo difficile trovare terreni comuni».

Sta facendo un’analisi di buon senso, senza puntare l’indice verso qualcuno.

«Non servirebbe l’accusa. Voglio pure sottolineare che la mancanza di coinvolgimento attivo della società civile può indebolire la voce della comunità calabrese. La partecipazione civica è fondamentale per una collaborazione efficace. Infine, ma non per ultimo, la pervasività della ’ndrangheta può intimidire la società civile, riducendo la volontà di collaborare per paura di ritorsioni».

E quindi?

«Per superare queste sfide, reputo necessario promuovere una cultura di trasparenza, responsabilità e partecipazione attiva. Tali iniziative sono utili a favorire il dialogo aperto tra i vari attori, a sviluppare una mentalità di collaborazione e ad agevolare la nascita di piattaforme per coinvolgere la società civile».

Ora possiamo svelare che l’intervista è stata rilasciata da ChatGPT, con qualche piccolissimo ritocco. Continueremo ad approfondire il tema dell’Intelligenza artificiale, che oggi ci rinvia al mito delle Colonne d’Ercole, per la conoscenza, per la responsabilità, per la vita umana. (redazione@corrierecal.it)

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