REGGIO CALABRIA Alle spalle un anno vissuto intensamente, davanti agli occhi un anno da vivere intensamente e forse anche pericolosamente… Il Consiglio regionale taglia in queste ore il traguardo dei due anni della dodicesima legislatura. Sul piano numerico e della produttività i dati sono essenzialmente in linea con quelli del primo anno, nel senso di un’Assemblea che è andata piuttosto spedita, sia pure – com’è normale – tra alti e bassi. Sul piano politico, il 2023 ha confermato la solidità non solo numerica della maggioranza di centrodestra che governa alla Regione con il leader di Forza Italia Roberto Occhiuto, a fronte di un’opposizione di centrosinistra volenterosa ma spesso disorganica e persino divisa così come il centrosinistra si presentò alle Regionali del 2021. Ora un 2024 pieno di incroci delicati, per il Consiglio regionale, atteso a un tagliando di metà legislatura che già sta facendo fibrillare, soprattutto la maggioranza, e che intreccerà sul piano politico il percorso per le elezioni europee, che non saranno neutre per gli assetti di Palazzo Campanella.
Intanto, un po’ di dati, con qualche considerazione. L’ultima seduta dell’anno, dedicata alla sessione di bilancio, aggiorna in positivo i numeri dell’Assemblea calabrese con riferimento ai primi due anni di legislatura, con alcuni dati che registrano un miglioramento tra il primo e il secondo anno. Complessivamente, in questa legislatura regionale il Consiglio si è riunito 35 volte, producendo complessivamente l’approvazione di 137 leggi e di 141 proposte di provvedimento legislativo. Rispetto al 2022, nel 2023 l’assemblea di Palazzo Campanella si è riunita una volta in meno, con 15 sedute rispetto alle 16 del 2022, e dunque il dato è essenzialmente in linea. Produzione legislativa invece più intensa, con 62 leggi approvate dal Consiglio regionale nel 2023 (7 nella sola seduta prima di Natale) rispetto alle 55 del 2022 (in più vanno aggiunte le 20 sedute del 2021 dopo le elezioni regionali del mese di ottobre): ovviamente qui si tiene conto del dato numerico e quantitativo più che di quello qualitativo, perché è evidente a esempio che il massiccio ricordo alle “Omnibus” da parte della maggioranza di centrodestra sul piano qualitativo non depongono benissimo, tutt’altro. Quanto alle Commissioni nel 2023, anche qui si può dire che si è essenzialmente in continuità con i dati del 2022, anche se se ne segnalano due che vanno in decisa controtendenza, negativa ovviamente: le sole tre sedute della commissione Riforme (ferma tra l’altro per nove mesi) e le sole sei sedute della commissione Vigilanza, che sulla carta avrebbe un fondamentale ruolo di “garanzia” e di controllo ma che invece appare molto timida.
Ovviamente, sul piano legislativo il Coniglio regionale nel 2023 ha anche prodotto importanti riforme, ispirate sicuramente dal governatore Occhiuto e dalla sua Giunta ma assecondate dall’aula e dalla maggioranza senza alcun tentennamento: spiccano la nuova legge organica in tema di lavoro, a distanza di 20 anni dalla precedente, e la riforma dei Consorzi di bonifica, liquidati per far posto a un unico Consorzio regionale, riforma approvata in un Consiglio regionale particolarmente “sentito” visto che Occhiuto aveva posto la fiducia proprio su questo provvedimento minacciando le dimissioni se non fosse passato (sarebbe poi passato con il voto di tutta la maggioranza di centrodestra più due voti dalla minoranza). Nel 2024 “in entrata” è annunciata una riforma sulla digitalizzazione e poi tra i provvedimenti rimasti in sospeso l’attenzione sarà rivolta soprattutto alla legge sulla “Grande Cosenza”, la città unica che dovrebbe nascere dalla fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero: legge e fusione molto contestata, che Forza Italia vuole però fortemente anche se ha già incontrato le resistenze di Fratelli dì’Italia e della Lega, che chiedono di rendere vincolante – o comunque il più vincolante possibile – il referendum delle popolazioni interessate. L’inizio dell’anno nuovo dirà se ci sono i termini per la maggioranza di chiudere questa partita. Altro provvedimento in coda è una modifica al regolamento per rendere più efficienti le Commissioni, in particolare la quinta, oggi Riforme ma domani con un nome e competenze diverse in modo da renderla produttiva: questo provvedimento sembrava destinato ad avere una corsia preferenziale ma poi si è un po’ perso, e verosimilmente sarà varato con il “tagliando” di metà legislatura.
Ed è proprio il “tagliando di metà legislatura”, con la rielezione dell’Ufficio di presidenza del Consiglio e dei vertici delle Commissioni, il vero spartiacque, soprattutto politico. Calcoli alla mano, si dovrebbe procedere in primavera inoltra, in pratica in coincidenza con le Europee. Il rischio di uno “stress test”, ovviamente soprattutto per il centrodestra è palpabile. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, della Lega, ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma di rispuntare alla rielezione alla guida di Palazzo Campanella facendo chiaramente intendere che la cosa si potrebbe concretizzare già a febbraio. Una sortita che alcuni analisti hanno messo in relazione alla possibile successiva candidatura di Mancuso alle Europee, una candidatura che Mancuso sosterrebbe con maggiore leggerezza con la riconferma della presidenza, ma le sue parole avrebbero già urtato diverse suscettibilità, nella maggioranza di centrodestra. Il tema del “tagliando”, già di per sé divisivo, dunque potrebbe essere messo sul tavolo anche prima del previsto ma questo ovviamente rischia di infuocare il clima già surriscaldato in vista delle Europee e quindi di alterare equilibri e rapporti interni alla coalizione di governo: non a caso nel centrodestra è largamente maggioritaria la linea che vuole procedere al “tagliando” dopo le Europee, anche perché è prevedibile che qualche consigliere regionale in carica sia candidato per Strasburgo e questo avrà sicuramente qualche effetto. Ovviamente, tutto questo quadro non è indifferente agli occhi del centrosinistra: finora più che un’opposizione in Consiglio regionale ci sono state due se non di più opposizioni, con il Pd e gli alleati (potenziali) come il M5S che spesso hanno votato in modo diverso. I democrat hanno tenuto sempre molto alta l’asticella dell’opposizione a Occhiuto e alla sua maggioranza, ma non sempre hanno trainato le altre minoranze. E’ vero che il campo largo progressista non è largo nemmeno a Roma, ma in Calabria il campo è persino più stretto che a Roma: le Europee sotto questo aspetto potrebbero peggiorare la situazione ma magari anche no, soprattutto se ci sarà – com’è possibile – un centrodestra che inizia a perdere qualche certezza. (a.cantisani@corrierecal.it)
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