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«La chiamata di un amico da Roma e Amedeo Modigliani mi hanno cambiato la vita»

Roberto Palermo ha realizzato il suo sogno: suonare la fisarmonica in un’orchestra d’archi. «Della Norvegia non mi piace soltanto la mancanza di sole»

Pubblicato il: 01/01/2024 – 17:00
di Eugenio Furia
«La chiamata di un amico da Roma e Amedeo Modigliani mi hanno cambiato la vita»

Quando Roberto aveva 11 anni, suo padre portò a casa una fisarmonica: di lì è iniziato lo studio appassionato e totalizzante di questo strumento, in modo sempre più professionale grazie al maestro Lucio Cortese, con la partecipazione a vari concorsi nazionali e internazionali e piazzamenti sempre tra i primi tre. Roberto Palermo è nato a Belvedere Marittimo (CS) il 15 marzo 1976 e ha vissuto a Cosenza fino all’età di 25 anni. «A Cosenza durante i miei studi capii che la musica classica non era tutto e mi spinsi allo studio della musica jazz per provare nuove sensazioni musicali. Nel frattempo suonavo con gruppi etnici calabresi con cui sperimentavamo la musica popolare con richiami al jazz», racconta Roberto.

Dopo il periodo calabrese, Palermo inizia un altro percorso di vita artistica a Roma suonando in vari spettacoli teatrali e concerti con tanti musicisti («non li elenco – dice – sarebbero troppi…»), l’apice arriva con i due anni di tour in tutta Italia con la compagnia Mauri Sturno, una delle compagnie più ambite da tutti gli attori italiani: con Glauco Mauri calca le scene di tutti i teatri più belli d’Italia, da nord a sud, dal piccolo di Milano al Biondo di Palermo. Dopo questa tournée tra teatro, musica e cultura in generale arriva un momento di passaggio: nel 2014 la decisione di trasferirsi in Norvegia. Il sogno si realizza nell’anno che si è appena chiuso, il 5 marzo 2023 al Christiania theatre con la Oslo kammerorkestra. «Qualche concerto in Lettonia in questo periodo natalizio e si continua così…» racconta Roberto.

Il musicista e la sua orchestra in un articolo sulla stampa locale norvegese

Quando e perché ha lasciato la Calabria?
«Lasciai la Calabria quando un mio amico, Mario Schittzer, mi chiamò da Roma per suonare all’interno di uno spettacolo teatrale sulla vita Amedeo Modigliani, “Nudo ad occhi chiusi” di Riccardo Cavallo. Non smetterò mai di ringraziare Mario per questo. A Cosenza avevo formato il mio primo gruppo di tango argentino quando ancora Astor Piazzolla non era molto conosciuto e nel contempo suonavo per il teatro, per essere precisi il Franz di Portapiana. Da lì il mio trasferimento a Roma, poi la Norvegia. All’inizio è stato difficile per via della lingua e della diversa cultura, ma poi ho capito quanto qui tenessero alla cultura: ho iniziato a suonare con tanti bravi musicisti e attori, cercando di fare sempre meglio, fino a quando non ho realizzato il mio grande sogno, quello di poter suonare le mie composizioni con un’orchestra d’archi».

Rimpiange o le manca qualcosa?    
«Non rimpiango nulla a dire la verità perché la vita dell’artista non è in un solo posto… Il mondo è così grande e bello, però naturalmente mi manca la famiglia, gli amici e la cucina calabrese che per quanto la esportino non avrà mai lo stesso sapore».

Cosa salva della Calabria?
«Quasi tutto, una delle regioni più belle d’Italia secondo me, con tante tradizioni ma con quel neo che è la mentalitá, penso dovrebbe aprirsi di più».

Cosa non le piace del posto dove vive adesso?    
«La Norvegia è una nazione del nord Europa dove d’inverno fa giorno alle 9.20 e fa buio alle 15 quindi la mancanza di sole è l’unica cosa che non mi piace».

Com’è strutturata la comunità dei calabresi nel luogo in cui vive?
«Non c’è una comunità di calabresi a Oslo ma ci sono tanti italiani».

Qual è secondo lei la forza dei calabresi fuori dall’Italia?    
«Lo spirito di adattamento e la voglia di fare. Noi siamo un po’ testardi di natura quindi vogliamo riuscire in quello in cui crediamo».

Ci sono, al contrario, degli stereotipi che ci inchiodano a luoghi comuni non più attuali o comunque folkloristici e frutto del pregiudizio?    
«Come al solito italiano=mafia, pizza, pasta, ma ci si gioca su, io non sono uno che se la prende per queste cose: questo accade in tutto il mondo, non solo a Oslo».

Palermo con la Oslo kammerorkestra

Tornerà in Calabria?    
«Per il momento solo in estate e ne approfitto sempre per fare qualche concerto in patria. Adesso sono in contatto con un’orchestra calabrese per portare il mio concerto anche a Cosenza… speriamo bene!».

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