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All’ospedale “Giannettasio” eseguito il primo intervento per il trattamento dello scompenso cardiaco refrattario

Il Ccm impiantato nella Cardiologia dell’ospedale di Rossano su un paziente di 58 anni

Pubblicato il: 02/01/2024 – 18:09
All’ospedale “Giannettasio” eseguito il primo intervento per il trattamento dello scompenso cardiaco refrattario

CORIGLIANO ROSSANO «Un intervento innovativo, ultimo ritrovato per la terapia dello scompenso cardiaco. È il Ccm (Cardiac Contactility Modulation), impiantato proprio nella Cardiologia dell’ospedale di Rossano su un paziente di 58 anni affetto da scompenso cardiaco refrattario. Un intervento di altissima specializzazione che allinea la cardiologia dell’Ospedale di Rossano ai migliori standard europei». E’ quanto si legge in una nota diffusa dal reparto di cardiologia dell’ospedale “Giannettasio”, guidato dalla dottoressa Silvana De Bonis, che ha portato a termine un intervento di alta specializzazione.
«L’intervento – afferma il Primario del reparto Silvana De Bonis – è stato rapidamente effettuato anche grazie alla preziosa collaborazione della Ingegneria clinica diretta dal dr Antonio Capristo. Un grazie particolare al nostro Direttore Generale dr Antonello Graziano, sempre attento all’innovazione ed al quale va il nostro plauso per il continuo sostegno e per averci dato la possibilità di portare il nostro reparto a livello dei migliori standard europei di assistenza». «La terapia Cardiac Contractility Modulation o Ccm – spiega la dottoressa De Bonis – è una tecnologia nuova in grado di perfezionare la contrattilità del cuore, affetto da scompenso cardiaco, tramite la stimolazione del muscolo cardiaco con impulsi elettrici ad alto voltaggio». «Questa modalità di stimolazione – precisa la nota – non ha lo scopo di produrre il battito del cuore, come fanno i pacemaker, ma permette una rimodulazione del metabolismo del calcio. Infatti, nel cuore con scompenso, diminuisce l’attività dei geni e delle proteine che favoriscono il rilascio di calcio nella cellula dai depositi. La sua concentrazione intracellulare diminuisce e anche la capacità della cellula di contrarsi e del cuore di pompare il sangue nel sistema circolatorio. Con la stimolazione Ccm si verifica una riattivazione graduale di geni e proteine che regolamentano la liberazione di calcio nella cellula, incrementandone la disponibilità con un miglioramento della funzione del cuore. La Ccm non è un’alternativa al pacemaker: i pacemaker sono utili per stimolare il cuore quando è bloccato l’impulso elettrico naturale e quindi il cuore si ferma o rallenta criticamente. Invece, nello scompenso cardiaco, il cuore batte in modo spontaneo, ma è diminuita la sua forza di contrazione e quindi perde la sua azione di pompa. Tra i malati di scompenso cardiaco potranno beneficiare di questo trattamento quelli che non hanno effetti positivi dalle terapie mediche al momento a disposizione. Il device è caratterizzato da una elevata longevità della batteria (15 anni) grazie ad una innovativa tecnologia che consente la ricarica dall’esterno attraverso l’applicazione di una bobina ad induzione posta in prossimità del dispositivo». Il paziente è stato dimesso nei giorni scorsi e sta bene.

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