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Tramontana: «ll 2024? Segnali positivi da settori strategici»

Il presidente di Unioncamere delinea i punti di forza su cui dovrà scommettere la regione per ingranare la ripresa: «Le leve di intervento dal Pnrr»

Pubblicato il: 02/01/2024 – 6:58
di Roberto De Santo
Tramontana: «ll 2024? Segnali positivi da settori strategici»

REGGIO CALABRIA Una Calabria che ha ingranato la marcia della ripresa dopo lo shock impresso dall’emergenza pandemica. Ma che allo stesso tempo ha risentito sensibilmente della fase dell’incertezza economica dettata dai conflitti in atto che ha generato l’impennata dei prezzi delle materie prime e la fiammata inflazionistica. Causando ricadute sul costo del denaro – attivato dalla politica monetaria della Bce per contenere l’aumento dell’inflazione – e sui consumi delle famiglie calabresi. L’anno che si è appena chiuso è stato così caratterizzato per la Calabria da una sorta di altalena. Una prima fase in cui si è registrata una crescita dell’economia reale in linea con il resto del Paese, figlia dell’onda lunga del rimbalzo post pandemico, a cui è seguito il rallentamento generalizzato dell’economia. Dettato quest’ultimo – come in tutto il resto d’Italia – dall’«impatto delle politiche monetarie restrittive condotte dalle banche centrali, ha difatti contribuito a frenare i consumi privati e a raffreddare la fiducia del comparto industriale e dei mercati finanziari».

L’analisi dell’ultimo rapporto della Camera di Commercio di Reggio Calabria – attraverso la collaborazione del suo Centro studi “Guglielmo Tagliacarne” – restituisce il quadro esatto dello stato di salute anche dell’economia complessiva della regione. A far ben sperare sul futuro l’andamento di alcuni settori che incidono sensibilmente sulla costruzione della ricchezza generata in Calabria anche in chiave strategica. Su tutti il turismo e l’agroalimentare, comparti entrambi che hanno registrato, secondo quanto esposto anche dall’osservatorio delle Camere di Commercio calabresi, dati di crescita interessanti. E poi c’è da rilevare, dalla lettura dei dati, l’andamento positivo delle esportazioni delle produzione calabresi che in linea con quanto accaduto subito dopo il blocco delle attività produttive imposte dall’emergenza sanitaria innescata dalla pandemia, disegnano un trend di crescita interessante. Seppure in termini percentuali, dato che in numeri assoluti la Calabria resta ancora marginale nelle movimentazioni complessive italiane di beni e servizi verso l’estero. Ne è ben conscio Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria, l’Unione Regionale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Calabria. Secondo il massimo esponente della rappresentanza delle Camere di Commercio calabresi, la rete imprenditoriale regionale «ha dimostrato una capacità di resilienza non inferiore al resto del Paese». Questo grazie al «rafforzamento della forma giuridica» e ad investimenti su livelli di innovazione ed export. Un tema quest’ultimo che per divenire elemento di forza per l’economia calabrese, dovrà contare su «interventi mirati» ed un innalzamento del livello di formazione degli imprenditori. Per il 2024, Tramontana si professa «ottimista» sulle possibilità di crescita dell’economia calabrese.

Presidente, anno decisamente delicato quello che si è chiuso. L’inflazione e la conseguente impennata dei prezzi sembrano aver colpito particolarmente la Calabria. Dal vostro osservatorio quali sono stati gli effetti sulla rete imprenditoriale calabrese?
«L’economia calabrese sta proseguendo la fase di recupero dopo la crisi pandemica ma è una ripresa fortemente condizionata dall’incertezza legata ai conflitti internazionali, dal peggioramento delle condizioni di finanziamento e dalla crescita dell’inflazione. Gli ultimi dati relativi alla ricchezza prodotta sono positivi grazie alle buone performance di tutti i settori tranne quello agricolo; ed anche l’andamento del sistema imprenditoriale mostra un saldo attivo grazie alla spinta delle costruzioni ed alla ripresa del turismo».

L’edilizia grazie ai bonus ha registrato un tasso di crescita rilevante in Calabria

Nonostante tutto, il sistema imprenditoriale sembra aver resistito alla crisi, come hanno reagito le imprese per non rimanere travolte?
«Sicuramente grazie ad un rafforzamento della compagine strutturale, se consideriamo che tra le forme giuridiche assunte dalle imprese calabresi, le società di capitali rappresentano l’unica classe in aumento. Ma anche grazie ad una aumentata propensione verso la digitalizzazione, l’innovazione e l’export. Nel complesso possiamo dire che le imprese calabresi hanno messo in evidenza una capacità di resilienza non inferiore rispetto al resto del Paese».

Resta però in piedi il tema della debolezza del sistema imprenditoriale che, caratterizzato dalla bassa capitalizzazione e dal sostanziale nanismo, soffre più di altre realtà le oscillazioni dell’economia. Cosa fare per rafforzarle nel breve periodo?
«Le imprese calabresi vanno incoraggiate ad acquisire tecnologie e competenze e a diversificare business e mercati, ma anche le ristrutturazioni aziendali sono passi necessari per la crescita. È un percorso che richiede investimenti non indifferenti ma che può essere sostenuto ad esempio con strumenti già esistenti di finanza alternativa, o comunque complementare al credito, con i quali molti piccoli imprenditori non hanno ancora piena confidenza e che quindi sarebbe importante far conoscere per promuoverne l’utilizzo. Cionondimeno è necessario attuare interventi mirati, anche attraverso una più equa fiscalità, affinché le imprese possano crescere e rafforzarsi, contribuendo a creare un tessuto produttivo più solido e competitivo».

Anche sul fronte dell’internazionalizzazione la Calabria che ha registrato comunque una crescita dell’export, dimostra una debolezza strutturale. Quali interventi potrebbero sostenere in maniera vigorosa la conquista dei mercati esteri?
«È sicuramente importante promuovere l’attivazione di opportunità commerciali attraverso, ad esempio, lo strumento dei B2B con buyer esteri ma le imprese devono essere preparate di fronte alle sfide della competitività, ancor più di quella internazionale. È fondamentale quindi assicurare loro servizi di assistenza con check-up personalizzati e di accompagnamento con l’ausilio di export manager ma anche interventi formativi mirati, volti a qualificare le competenze delle imprese e ad aiutarle a superare gap informativi e di conoscenza. Inoltre, attraverso contributi diretti, come i voucher per l’internazionalizzazione, è possibile sostenere le imprese esportatrici che vogliono entrare in nuovi mercati o favorire l’export di imprese potenzialmente o occasionalmente esportatrici».

È il mercato del lavoro l’altro Tallone d’Achille della regione. Eppure dalla vostra indagine Excelsior emerge che le imprese calabresi sono pronte ad assumere, ma non riescono a trovare professionalità. Sembra un paradosso.
«Secondo le rilevazioni condotte da Unioncamere-ANPAL tramite il Progetto Excelsior, le imprese calabresi, soprattutto quelle operanti nei settori del turismo e del commercio, hanno difficoltà a reperire i profili ricercati, ovvero professionisti qualificati e addetti di elevata specializzazione. L’alto tasso di mismatch registrato dipende da diversi fattori, ma una leva sulla quale agire subito è l’orientamento dei giovani. Ci sono percorsi formativi, come gli Its Academy, che assicurano tassi di occupazione altissimi».

Cosa fare per creare lavoro stabile e reale in Calabria?
«Le dinamiche demografiche negative e una contrazione della partecipazione attiva sono tra gli elementi principali che continuano a pesare sul mercato del lavoro. Mentre, per quanto riguarda il tasso di disoccupazione giovanile, seppur in forte calo, si mantiene ancora molto elevato rispetto alla media nazionale anche a causa della difficoltà di trovare manodopera tecnica e ad elevata specializzazione. L’innovazione può essere la risposta, a patto che si innesti in una logica di integrazione territoriale connessa con il sistema scolastico-formativo e quello produttivo. Perché è fondamentale colmare la carenza sul mercato lavorativo attraverso la ricerca di giovani e professionisti con specifiche competenze».

C’è anche il tema della fuga dei giovani dalla regione. È possibile mettere in campo una strategia che possa quanto meno frenare il fenomeno?
«È necessario puntare su strategie di intercettazione in grado di anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro e colmare il gap del disallineamento delle competenze, sviluppando economia nei territori di appartenenza e fermando di conseguenza l’emigrazione. Senza tralasciare programmi di riattivazione per i giovani più vulnerabili e scoraggiati, che altrimenti rischiano di rimanere fuori dal “radar” delle politiche pubbliche. In questa direzione è determinante la collaborazione tra soggetti pubblici e privati per creare condizioni favorevoli ed opportunità di vita e di lavoro per i nostri giovani».

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Il turismo, dopo la crisi pandemica, ha ripreso vigore segnando una crescita

A fronte di questi elementi che anno sarà per la nostra regione?
«Molto dipenderà da eventuali ulteriori shock internazionali che, impattando sull’economia nazionale, potrebbero avere riflessi negativi sull’economia calabrese. Tuttavia sono abbastanza fiducioso, considerando i segnali positivi che si intravedono nella ripresa di settori strategici per la nostra economia locale, quali il turismo e l’agroalimentare, e la crescita che ormai da tempo riguarda l’export. Certo sarà importante attivare politiche di investimento, soprattutto per incidere sul sistema infrastrutturale del territorio, e per questo le leve di intervento andranno trovate soprattutto nel Pnrr». (r.desanto@corrierecal.it)

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