TORINO Dall’estate del 2019 fino a novembre, sono stati intensi i monitoraggi da parte della polizia di giudiziaria dei presunti esponenti della ‘ndrangheta attiva in Piemonte e nella provincia di Torino. Si tratta di soggetti già noti alle forze dell’ordine, in molti casi con alle spalle condanne già passate in giudicato.
Ci sono infatti Onofrio Garcea, già condannato in via definitiva nell’operazione “Maglio 3” e nell’operazione “Fenice; Raffaele Serratore, condannato a 5 anni e 10 mesi nel processo “Fenice” e Domenico Albanese, tra gli indagati dell’ultima inchiesta della Dda di Torino. Ha rimediato invece 5 anni e 8 mesi Francesco Viterbo, anche lui nel processo “Carminius”.
Il 17 luglio è stato monitorato un incontro tra Raffaele Serratore, Francesco Viterbo, Onofrio Garcea e Domenico Albanese, altri due il 6 agosto e l’8 novembre dello stesso anno. Protagonisti ancora Domenico Albanese, Raffaele Serratore, Vincenzo Albanese e Francesco Viterbo. Così come riporta il gip nell’ordinanza dell’inchiesta “Timone” condotta dalla Distrettuale antimafia di Torino, nel corso dell’ultima riunione «si segnala la conversazione seguita all’arrivo sul posto dei fratelli Vincenzo e Domenico Albanese. Quest’ultimo, in particolare, chiede a Raffaele Serratore che fine avesse fatto dal momento che non riusciva più a mettersi in contatto con lui».
«… ho buttato tutto… se vedete in queste c’è un manicomio…», così – scrive il gip nell’ordinanza – risponde Raffaele Serratore, parlando di alcuni atti di indagine in suo possesso, stuzzicando la curiosità di Vincenzo Albanese che gli chiede di quali atti stesse parlando. «… eh in quelle di Carmagnola» con riferimento all’operazione “Carminius” che ha condotto all’arresto dei vertici della cosca di ‘ndrangheta operativa in quell’area piemontese riconducibile alla famiglia Arone. «… fino a quando siamo di fuori è buono» risponde ridendo Mimmo Albanese.
Il gruppo, così come riporta il gip nell’ordinanza, è particolarmente attento a eventuali controlli da parte delle forze di polizia, con riferimento ai pedinamenti e alle intercettazioni. «… quando viene lui, c’è una macchina là, una macchina là». A dirlo, sempre durante la conversazione captata, è Francesco Viterbo ai presenti, con riferimento all’arrivo di Onofrio Garcea e al suo arrivo a Torino. «… se vedi qualche cosa di storto, uno alza i piedi e te ne vai…» taglia corto Vincenzo Albanese, invitando il gruppo a «guardarsi», ovvero a stare attenti alla presenza di forze di polizia appostate nelle loro vicinanze. Una raccomandazione che non trova impreparato Viterbo, tutt’altro: «… quando noi vediamo loro, già loro hanno visto a noi…».
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All’espressione – significativa – di Viterbo, fa eco l’esperienza di Raffaele Serratore. «… l’altra volta erano lì con I’X6, gli ho detto vedete che ci stanno vedendo… siamo andati a San Gillio a casa sua e ci hanno seguito fino a San Gillio e poi sono ritornati indietro… ci hanno fatto già le foto…» spiega ridendo. A chiudere la conversazione – riporta ancora il gip nell’ordinanza – ci pensa Viterbo: «… ma lasciateli fare quello che devono fare sti porci… sennò stiamo in casa…». (g.curcio@corrierecal.it)
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