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la riflessione

Crotone, l’anno che verrà e quelli che sono stati

Città del grande latifondo, epicentro delle lotte contadine, esempio di un sogno industriale mancato per l’intera Calabria, fatica nella modernità

Pubblicato il: 04/01/2024 – 7:00
di Paride Leporace
Crotone, l’anno che verrà e quelli che sono stati

Mentre si consumano gli ultimi commenti sul Capodanno Rai che hanno visto piazza Pitagora campo italiano dell’inizio del 2024, osservo che è mancata una riflessione su quello che ha rappresentato Crotone come città ultima della Calabria in cerca di un riscatto tra gli ultimi due secoli. Provo a cimentarmi in questa analisi con alcune informazione di dettaglio che possono ricomporre un quadro.
Città del grande latifondo, epicentro delle lotte contadine, Stalingrado del Sud con le sue fabbriche, esempio di un sogno industriale mancato per l’intera Calabria, Provincia ricreata con i suoi numeri ballerini, ‘ndrangheta scomposta ibridata tra tradizione e modernità, tradizione magnogreco preservata a fatica nella modernità.


L’architetto Pino Scaglione nel suo viaggio descrizione della “Calabria, paesaggio città” così la descrive dalla Torre Mariedda: «(…) si percepisce il disegno della città, gli strati greci e romani, il rapporto con il mare; in lontananza, quasi a ricordare che siamo nel 2001 e non più nell’era dei crotoniati in un gioco di controcampi visivi si intravede la sagoma della Crotone odierna».
La Crotone contemporanea estesa tra due rilievi collinari «che presenta tutti gli aspetti negativi della città meridionale, privi di identità e luoghi di aggregazione, con un vasto e dilatato costruito, che di fatto diventa un ampia e diffusa periferia, staccata e avulsa dal centro storico».
Va scritto che un architetto ha spesso come modello la sua idea di città tesa al bello che cozza con i fatti materiali delle donne e degli uomini che la compongono. Eppure l’avanzamento sociale ed economico va tenuto in conto. Penso a quello che scrisse l’illuminista Giuseppe Maria Galanti nel suo giornale di viaggio in Calabria nel lontano 1792: «La città presenta un aspetto squallido. Non si veggono né pure edifizi mediocri. È piena di immondizie. È scoscesa con strade strette e irregolari». Eppur da quello dobbiamo partire per capire come Crotone si abbraccia e vive la modernità.
Basti pensare a Raffaele Vrenna, imprenditore giunto dalla Campania, che fondando il Club 83 avvia una movida crotonese ante litteram. Il passo è breve con la distribuzione farmaceutica per poi approdare a “Salvaguardia ambientale” che si occupa nel bene e nel male di smaltimenti di rifiuti. Arriverà poi il Praia Art resort a 5 stelle con tanto di ristorante da Stella Michelin. Diventerà presidente della Confindustria di Crotone e soprattutto artefice della prima storica promozione in serie A della squadra di calcio che è sempre un traguardo del territorio. Una biografia utile a comprendere come partendo da una prima categoria anche al Sud puoi arrivare al calcio che conta segnando novità antropologiche segnanti della nuova razza padrona.

Foto Archivio Storico Crotone

Da queste parti l’industria arriva nel 1925 con l’apertura della Montecatini che produceva ammoniaca e fertilizzanti, poi arrivò la Pertusola che segnava un terzo del fabbisogno nazionale di zinco elettrolitico. Un arco di tempo che si chiude la notte del 6 settembre 1993, la notte dei fuochi crotonesi. Tutti ricordano la Rivolta di Reggio Calabria, tutti abbiamo dimenticato quei 12 giorni in cui una città intera, Crotone, difendeva il suo lavoro novecentesco e un nuovo sviluppo. Ne parlò anche il Papa all’Angelus domenicale, i telegiornali aprivano sul fosforo incendiato, forse in quella data inizia la transizione ecologica. I lavoratori avevano occupato la fabbrica, le donne la stazione.

area industriale crotone

La città e l’Eni a un tavolo non di concertazione ma di diritto e dignità. Queste poche righe non possono analizzare il molto che si affrontò. Fu in quell’ambito che si ottennero credenziali per iniziare a rompere l’isolamento di Crotone. L’aeroporto all’epoca era chiuso, la 106 è ancora in attesa di modernizzazione, le ferrovie sono ancora lente e pittoresche, ma i crotonesi avevano preso il loro destino in mano.
I segni stavano per cambiare però nella ex Stalingrado d’Italia. Nel 1997 viene eletto primo cittadino Pasquale Senatore, ex missino. Il 28 settembre 2002 fa sorgere un immenso Gladio di 12 metri che sovrasta piazza Pitagora con la destra revisionista a voler appropriarsi della tradizione magnogreca cancellando il recente passato. Un simbolo dichiaratamente fascista che sopravvive alle restaurazioni politiche future e che ancora, ignorato dai più, ha lasciato un segno a futura memoria delle questioni che cambiano. Eppure ancora nel 1995 alle prime elezioni del Consiglio della neonata provincia la Sinistra con Talarico presidente aveva vinto le elezioni al primo turno con quasi il 55% dei voti. La volatilità del consenso iniziava a farsi strada. Era iniziata in forme anomale il processo alla Prima Repubblica: nell’agosto di quel 1995 la Corte dei Conti metteva sotto processo 22 sindaci e assessori che erano stati in carica tra il 1987 e il 1992. Per imperizia si chiedeva conto di spese per un miliardo e mezzo. Tutta buona propaganda per il nuovo che avanzava.

L’alluvione di Crotone nel 1996

Crotone fragile, senza difese dal clima che ancora non conoscevamo nella sua mutazione epocale. Era ottobre negli anni Novanta quando l’Esaro straripa; crolla un cavalcavia, il ponte delle Botteghelle. Quattro morti, due dispersi mai ritrovati, decine di feriti, la città in ginocchio si rialzerà ancora, ma un recente rapporto dell’Ance indica ancora la provincia di Crotone tra quelle più a rischio d’Italia, seconda sola a Ferrara.
Anche da Crotone si fugge. Dalla sua periferie. Da un quartiere come Fondo Gesù. C’è un romanzo che rimane dello scrittore Maurizio Fiorino che racconta di due ragazzi di quel quartiere che prendono la strada per cambiare lo stato delle cose, e un recente documentario “Lux Santa” ritorna invece a far i conti con la periferia della città che celebra Pitagora. Fu questo il quartiere vittima dell’alluvione del 1996. Si annunciò un Contratto di quartiere di 37 miliardi di lire che ne avrebbe dovuto disegnare un fiore all’occhiello. Ancora oggi se ne lamenta la piena attuazione.
A Crotone fu vescovo monsignor Agostino, tra i primi a soccorrere le vittime dell’usura, ad aprire una mensa per i poveri, a stare tra le proteste, a lanciare anatemi seri contro la ‘ndrangheta. Il politico Enzo Sculco disse che “era un fenomeno letterario” salvo a restarne impigliato in vicende giudiziarie con condanna definitiva. Da queste parti ha operato una parlamentare con circa 9 cambi di casacca, ma è diventato questo un costume nazionale. Lontani i tempi di Silvio Messinetti, deputato comunista che la volle provincia la sua Crotone e che una targa ricorda come “esempio di dedizione e disinteresse personale”. Era ministro della Real casa Savoia, il crotonese Falcone Lucifero, il quale rifiutò da Einaudi la nomina a senatore a vita, continuando a rappresentare la monarchia in Italia fino alla sua morte nel 1997, ma Crotone fece prevalere la Repubblica al Referendum, rara eccezione meridionale.

Ukulele rino gaetano

Crotone che ha dato i natali illustri a un figlio di emigranti simbolo di una generazione, quel Rino Gaetano, seme identitario che ha saputo cantare «e partiva l’emigrante e portava le provviste, e due o tre pacchi di riviste». La Crotone della cultura. Quella del Premio che nel 1956 al 1963 celebra gli alfieri della cultura progressisti: Sciascia, Ungaretti, Gadda, Debenedetti, Moravia, e in epoca recente premia Gore Vidal e Adriano Sofri consegnandogli il premio in carcere. Ma è Pasolini a segnare la storia con tumulti per aver scritto un reportage al vetriolo su quelle terre che aveva raccontato. E Pierpaolo da poeta in una sua poesia vedrà la profezia scrivendo molti anni prima: «Sbarcheranno a Crotone… a milioni, vestiti di stracci…subito i calabresi diranno come malandrini a malandrini, ecco i vecchi fratelli». E a Crotone, terre di contrabbandieri, sono arrivati i kosovari, gli albanesi, e i popoli del Sud. E su quelle coste sono pagine di eroica accoglienza fino ai giorni di Steccato di Cutro che nell’occasione della ricorrenza sarà ricordata con una manifestazione istituzionale che vede affratellati vecchi e nuovi popoli migranti.
Canta il poeta «l’anno che sta arrivando tra un anno passerà» ma Crotone con la sua millenaria storia resta e merita di essere raccontata nella sua cronaca in divenire. Buon anno Crotone vetrina televisiva della nostra contemporaneità.
Che il 2024 ti porti il meglio che meriti.

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