ROMA La Corte Suprema di Cassazione ha annullato con rinvio per nuovo giudizio dinanzi ad altra sezione della Corte di appello di Reggio Calabria la sentenza di condanna emessa nei confronti di Francesco Marando (cl. ’83) e Giuseppe Giampaolo (cl. ’92), difesi dagli avvocati Vincenzo Nobile e Alessandro Bavaro, e Domenico Giampaolo (cl. ’60), assistito dagli avvocati Sandro Furfaro, Nobile e Bavaro. I tre, infatti, erano stati condannati nel processo “Ares”, nato dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che aveva sgominato i clan della Piana di Gioia Tauro e la fascia ionica-reggina. Tra i reati contestati, associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti.
Marando era stato condannato perché i giudici dei due gradi di giudizio di merito lo avevano ritenuto coinvolto in una grossa importazione di sostanze stupefacenti dal Sud America. Secondo i giudici, infatti, il classe ’83 «avrebbe ricevuto incarico da parte del suocero Giampaolo Domenico di sollecitare il fratello a concludere l’importazione di sostanze stupefacenti o in caso di impossibilità di provvedere alla restituzione del denaro ai finanziatori dell’importazione». Per la difesa, l’affermazione di responsabilità era viziata da illogicità della motivazione «perché contraddittoria con gli altri atti del processo travisati nei loro contenuti dai giudici di merito». Giuseppe Giampaolo, invece, era stato condannato per una grossa importazione di sostanze stupefacenti perché su incarico del padre si è prestato a consegnare delle somme di denaro agli importatori della sostanza. Per i difensori, l’aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa «è da considerarsi insussistente in quanto, nel caso di specie, non è ravvisabile il rafforzamento del potere economico della consorteria criminosa sul territorio». Nei confronti di Domenico Giampaolo, infine, la Corte Suprema di Cassazione ha annullato senza rinvio l’aggravante della transnazionalità e con rinvio ordine alla contestata aggravante del rafforzamento del potere economico della consorteria criminosa avente sede sul territorio della piana di Gioia-Tauro e ha annullato con rinvio in ordine alla contestata aggravante dell’associazione armata.
Già a dicembre la Cassazione aveva assestato un duro colpo al castello accusatorio del processo “Ares”, con una pioggia di annullamenti con rinvio nei confronti dei presunti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta “Cacciola-Grasso”, attiva nel territorio di Rosarno.
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