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Celestino Abbruzzese svela i dettagli dello spaccio a Cosenza. «Dai 3 ai 5 kg di eroina al mese»

Il pentito parla anche di cocaina fornita dai cassanesi «fino al 2012» e dell’istituzione della bacinella comune fra Zingari di Cosenza e “Italiani”

Pubblicato il: 05/01/2024 – 14:58
di Fabio Benincasa
Celestino Abbruzzese svela i dettagli dello spaccio a Cosenza. «Dai 3 ai 5 kg di eroina al mese»

COSENZA Chi indaga nell’ambito dell’operazione denominata “Athena“, coordinata dalla Dda di Catanzaro, suppone l’esistenza di «un solo gruppo criminale, che fa capo a Cassano all’Ionio» e riferibile alla famiglia Abbruzzese. A confermarlo alcuni collaboratori di giustizia, su tutti Celestino Abbruzzese detto “Micetto” che di quella famiglia è stato perno centrale per anni. E’ uno dei fratelli “Banana”, nomignolo utilizzato negli ambienti criminali cosentini per identificare il clan presente a Cosenza e nell’hinterland bruzio. E’ il 2019, quando il collaboratore di giustizia riferisce ai magistrati della Dda di Catanzaro, Alessandro Riello e Vincenzo Luberto, degli affari di droga della sua famiglia chiamando il proprio germano Antonio Abbruzzese e Franco Abbruzzese detto «“dentuzzo” che «si accordarono perché noi zingari cosentini acquistassimo l’eroina dai cassanesi».

I dettagli dell’accordo

“Micetto” riferisce quanto di sua conoscenza sui dettagli dell’accordo stipulato. «Conveniva ad entrambi in quanto l’eroina veniva consegnata in conto vendita e pagata ad un prezzo inferiore a quello praticatoci dai rosarnesi. In questo modo si poteva garantire delle entrate economiche ulteriori che ci avrebbero permesso di assistere coloro i quali erano detenuti». Chi erano i detenuti? «Mio padre, i fratelli Giovanni e Franco Abruzzese, detti “u cinese e u scattarusu” e lo stesso mio fratello Armando che, sebbene fosse detenuto per fatti commessi a Cassano, dovevamo assistere noi. Mentre i Cassanesi dovevano assistere tutti coloro i quali erano detenuti per i processi di Timpone Rosso». Il pentito poi si sofferma sul traffico di eroina. «Ricordo che l’eroina arrivava per il tramite di alcuni ragazzi che eseguivano le disposizioni di “dentuzzo”. Arrivavano dai 3 ai 5 kg di eroina al mese; il costo oscillava dai 20 ai 23 mila euro al kg. Il denaro veniva corrisposto alla sorella di “dentuzzo” e a suo marito». I due – seguendo la trama del racconto del collaboratore – avrebbero raggiunto Cosenza per prendere il denaro. «I due coniugi si recavano a casa di mia madre all’ultimo lotto di via Popilia. Il denaro era detenuto da mio cognato Antonio per il tramite di un suo cugino che non era pregiudicato».

Lo spaccio dopo gli arresti

Il fiume di droga scorre nelle vie di Cosenza e porta le forze dell’ordine ad eseguire un blitz nel quale vengono arrestati Franco Abbruzzese e Antonio Abbruzzese. Nonostante gli arresti, «i rapporti di fornitura di stupefacente sono continuati nel senso che noi cosentini abbiamo continuato a prendere eroina dai cassanesi. I rapporti erano tenuti per quanto concerne Cosenza da Maurizio Rango e per i cassanesi i rapporti erano tenuti da Luigi Abbruzzese figlio di “dentuzzo”». Quest’ultimo, stando al racconto del pentito «utilizzava, così come aveva fatto il padre, dei ragazzi per il trasporto dello stupefacente mentre il denaro veniva consegnato a persone diverse».

L’eroina in esclusiva

Il patto a cui fa riferimento il pentito, siglato tra Antonio e Franco Abbruzzese, ha consentito ai cassanesi di rifornire di eroina l’esigente piazza di spaccio di Cosenza ma i “Banana”, per stessa ammissione di “Micetto”, non hanno «mai chiuso il rapporto con le persone di Rosarno da cui potevano continuare a rifornirci quando lo stupefacente non arrivava da Cassano». Tuttavia, il gancio di Celestino Abbruzzese attivato per reperire la droga nel Reggino non convince la sua famiglia decisa a dissuadere il pentito dal concordare l’acquisto di polvere bianca con i rosarnesi per non commettere uno “sgarro” nei confronti dei partenti cassanesi. Con questi ultimi, infatti, i “Banana” non trafficavano solo eroina, ma anche cocaina sebbene «non in modo esclusivo». Sul punto, Celestino Abbruzzese precisa: «Le forniture di cocaina, da parte dei cassanesi si sono protratte sino al 2012 anno in cui si è deciso di creare un’unica bacinella fra gli Zingari di Cosenza e gli “Italiani”. Da allora gli Italiani si occuparono di fornire, in esclusiva, forniture di cocaina». (f.benincasa@corrierecal.it)

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