ROMA E’ l’ennesima piccola vittima innocente della guerra in Medio oriente, tra le migliaia di bambini che hanno perso la vita: una palestinese di appena 4 anni è stata colpita a morte «accidentalmente» dagli agenti israeliani nel corso di un fallito attentato a un checkpoint vicino a Gerusalemme.
Un uomo alla guida di un’auto ha tentato di travolgere i poliziotti che hanno aperto il fuoco uccidendo la bimba che sedeva in un altro veicolo.
Un ennesimo dramma, mentre Israele continua a martellare il sud della Striscia dopo aver centrato i suoi obiettivi al Nord: a tre mesi esatti dall’attacco di Hamas gli aerei sono sfrecciati la notte scorsa tra Khan Younis e Rafah, seminando morte. Decine di civili le vittime, compresi neonati e bambini: almeno 113 palestinesi sono stati uccisi e altri 250 feriti nelle ultime 24 ore – ha fatto sapere il ministero della Sanità della Striscia – facendo salire il bilancio a 22.835 morti dal 7 ottobre.
Tra loro due reporter: Hamza Wael Al-Dahdouh di Al Jazeera e Mustafa Thuria che lavorava anche per l’Afp, dilaniati mentre viaggiavano in macchina da un missile nei pressi di Rafah.
A rendere ancora più drammatica la notizia, il fatto che il primo fosse il figlio di Wael Al-Dahdouh, giornalista di Al Jazeera la cui storia fece il giro del mondo: mentre era in un ospedale per girare un servizio sugli attacchi israeliani apprese che un raid aveva sterminato gran parte della sua famiglia. «Una tragedia inimmaginabile», l’ha definita da Doha il segretario di Stato Usa Antony Blinken mentre a Gaza, dall’inizio del conflitto, sono 102 i reporter uccisi.
Sotto le bombe della notte scorsa è morto anche Ali Salem Abu Ajwa, nipote dello sceicco Ahmed Yassin, che fondò Hamas a Gaza nel 1987 e ne fu il leader spirituale finché non fu ucciso da Israele nel 2004. Anche lui, secondo alcune fonti, lavorava come giornalista a Gaza.
Israele continua a colpire mentre è in arrivo il segretario di Stato americano Antony Blinken, impegnato in un nuovo tour nella regione per cercare una soluzione per Gaza e scongiurare l’escalation con il Libano, da cui anche oggi sono arrivati nuovi razzi. «La situazione per uomini, donne e bambini a Gaza rimane disastrosa. Troppi palestinesi sono stati uccisi, soprattutto bambini», ha scritto oggi Blinken su X durante la sua missione in Medio Oriente. «Troppi affrontano sfide incredibilmente difficili in termini di accesso al cibo, all’acqua, alle medicine, agli elementi essenziali della vita». Come testimonia Save the Children annunciando che 10 bambini al giorno (mille in tre mesi) hanno perso le gambe, sottoposti spesso ad amputazioni senza anestesia.
Dal 7 ottobre, più di mille bambini della Striscia di Gaza hanno perso una o entrambe le gambe in interventi di amputazione spesso senza alcuna anestesia. Sono più di dieci bambini al giorno che non potranno più correre, saltare a corda, giocare a pallone, andare in bicicletta. Vittime dell’orrore senza fine di un conflitto che da tre mesi si abbatte senza alcuna pietà sui più piccoli. L’agghiacciante dato arriva da Save The Children che cita in una nota i numeri diffusi dall’Unicef. Molte di queste amputazioni – afferma l’Ong – sono state effettuate senza anestesia a causa della paralisi del sistema sanitario nella Striscia e della grave carenza di medici e infermieri e di anestetici e antibiotici. E per la mancanza di energia elettrica, nel nord dell’enclave si curano i feriti con la luce fioca delle torce, raccontano i volontari della Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs) impegnati a Jabalia. «Ho visto medici e infermieri completamente sopraffatti mentre i bambini arrivavano con ferite da esplosione. L’impatto nel vedere i piccoli soffrire così tanto e non avere le attrezzature e le medicine per curarli o alleviare il dolore è troppo forte anche per i professionisti più esperti», racconta Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati. «Anche in una zona di guerra, la vista e la voce di un bambino mutilato dalle bombe non possono essere accettati né tantomeno compresi». «La sofferenza dei bambini in questo conflitto è inimmaginabile e lo è ancora di più perché è inutile e assolutamente evitabile», accusa il dirigente dell’organizzazione. «Questa sofferenza, l’uccisione e la mutilazione dei bambini sono considerate come gravi violazioni, e i responsabili devono essere chiamati a risponderne. Se la comunità internazionale non interviene per far fronte alle proprie responsabilità ai sensi del diritto internazionale umanitario e per prevenire i crimini più gravi, la storia ci giudicherà tutti», è il monito dell’organizzazione: «Solo un cessate il fuoco definitivo porrà fine» di tutto questo e consentirà l’arrivo degli aiuti umanitari, di cui c’è disperato bisogno”, conclude l’Ong. (Ansa)
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