COSENZA «Ché tanto mo’ la Regione vi scioglie». La frase attribuita al consigliere di minoranza Michelangelo Spataro e riportata dall’assessore Damiano Covelli durante l’ultima assemblea di circolo del Pd cosentino corrobora la tesi che dietro la proposta di fusione dei tre comuni ci sia una «volontà politica» del centrodestra alla guida di Palazzo Campanella di «cancellare l’unica esperienza di governo cittadino di centrosinistra e per di più con il “campo largo” tra Democratici e Cinque Stelle». È il concetto ripetuto nei giorni scorsi dagli iscritti dem, che hanno rivendicato la centralità della giunta Caruso e il suo peso in uno scenario traballante tanto a Catanzaro quanto a Reggio Calabria, tra fibrillazioni politiche ed esiti giudiziari.
«Lo hanno detto e lo faranno» è stato ribadito giovedì nella riunione fiume nella sede della Federazione Pd su corso Mazzini. Si tratta dunque, per il Partito democratico cosentino, di avere una posizione unitaria su un tema non nuovo nell’agenda politica cittadina. Sì alla città unica – è stato il coro unanime – ma non in questo modo, azzerando le esperienze cittadine. Resta naturalmente aperta la partita della rappresentanza e del peso politico dei singoli attori in campo e del capitolo finanziario, con Palazzo dei Bruzi appena risollevatosi (in parte) dal dissesto.
La proposta di Nicola Adamo risale a inizio secolo: erano gli anni dei primi dibattiti sull’area urbana e in occasione delle amministrative di Castrolibero e Rende il tema tornava carsicamente nel lessico elettorale. Nel 2001 l’ipotesi Adamo trovava le prime sponde ma così come per altri progetti – si pensi al Crati navigabile, tornato anch’esso d’attualità – non se ne fece nulla.
E dire che l’Area urbana era nei fatti già una delega individuata da Giacomo Mancini sindaco un decennio prima (il vecchio leone socialista aveva individuato i responsabili in Argia Morcavallo e Antonlivio Perfetti). Proprio all’allora primo cittadino, che con BinBus attuò in tempi non sospetti l’unione con il comune di Rende anch’esso a guida socialista, si deve la futuribile idea di accorpare al capoluogo bruzio i 28 casali che gli fanno da corona; non se ne fece nulla. Sarà un caso ma – sempre nell’ultima riunione fiume degli iscritti dem – il segretario provinciale Vittorio Pecoraro si è spinto a immaginare una “annessione” a Cosenza di Casali del Manco, a sua volta nato dalla fusione di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta.
Sempre durante l’assemblea dem della settimana appena trascorsa, Salvatore Giorno ha riportato l’esempio virtuoso di Reggio Calabria, elevatasi al rango di Città Metropolitana con aree demografiche importanti, mentre l’hinterland di Cosenza – con il capoluogo che ha registrato uno spopolamento negli ultimi tre decenni da 102mila a 60mila abitanti – rischia di ritrovarsi di qui a dieci anni già sotto i 100mila. È così – ha notato l’ex segretario della Sinistra giovanile bruzia – che si rischia di vanificare gli sforzi di un nuovo ospedale evocato da anni come un totem e ancora lungi anche dall’essere collocato precisamente.
Una sottovalutazione da correggere, infine, riguarda forse il ruolo di Montalto Uffugo, strategico nella definizione di un’area logistica collegata alla rete di trasporti e infrastrutture nell’area a nord del capoluogo: nel 2024 il Comune guidato da Pietro Caracciolo sarà chiamato al voto, ma questo è un altro discorso. Per adesso la parola d’ordine sembra essere referendum e l’anno appena iniziato potrebbe rappresentare una svolta in questa direzione. (e.furia@corrierecal.it)
(Nella foto: un cantiere su viale Mancini nel 2018; l’arteria potrebbe rappresentare uno dei pilastri nella realizzazione della città unica)
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