Per tanti anni Cosenza e Rende hanno avuto due grandi protagonisti della vita politica nazionale, diventati poi tre successivamente. Giacomo Mancini e Cecchino Principe. Entrambi socialisti, il primo figlio di Pietro, deputato del garofano capace di battere addirittura Michele Bianchi alle elezioni e ministro nel post fascismo. Il secondo che da Pietro Mancini era ammirato, giovane agronomo che irruppe in un territorio dominato da aristocrazie e famiglie nobili. Giacomo Mancini è stato uno dei più importanti politici della prima Repubblica, Cecchino (un gradino sotto) fu presidente della commissione partecipazioni statali e poi sottosegretario, prima di diventare Presidente della Regione. Uno scontro durissimo, continuato con Sandro Principe, terminato felicemente in un epilogo di pace e collaborazione quando il vecchio leone e Principe Junior erano entrambi sindaci dei due comuni limitrofi. Mancini e i Principe avversavano il concetto di città unica. Per Giacomo, Cosenza era il suo feudo e il resto era, “oltre il Campagnano. Per i Principe, Rende (divenuta un esempio di tradizione urbanistica nazionale) il fortino di difesa. Principe in una notte riuscì ad approvare le carte per ospitare l’università che Giacomo voleva nell’area sud, proprio per contrastare il suo rivale. Questo duro scontro, all’interno di un grande partito, ebbe anche momenti di inasprimento esasperato. Principe aveva all’interno del consiglio comunale di Cosenza una componente significativa. Negli anni settanta e ottanta con un’evoluzione straordinaria dell’urbanistica rendese facilitata anche dall’Ateneo, Cosenza pagò le scelte dell’immobilismo, perdendo annualmente un’importante fetta di popolazione. In ambito nazionale, l’abilità dei tre protagonisti è oggi storia. Sandro, carattere spigoloso e difficile, fu sottosegretario negli ultimi due governi della prima Repubblica. Avrebbe potuto scegliere la via di Forza Italia, sfruttando l’amicizia personale tra il padre e Berlusconi, ma rimase a sinistra. Giacomo fu coinvolto in un’esperienza entusiasmante sul piano civico, con segmenti di una destra di livello, che lo vide sindaco proprio nel momento in cui fu vittima di errori giudiziari clamorosi che non risparmiarono Principe jr. L’errore maggiore che commisero fu quello di favorire indirettamente il decadimento della qualità politica locale del Psi, per questioni di contrapposizione estrema. Ma hanno segnato la storia non solo della Calabria, oscillando tra guerra e pace.
*giornalista
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