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il silenzio

Ancora una volta in Calabria onoriamo l’invisibile “statua dell’omertà”

Il monumento si regge su due enormi pilastri anch’essi invisibili: mancanza di passione e di visione

Pubblicato il: 08/01/2024 – 10:45
di Ennio Stamile
Ancora una volta in Calabria onoriamo l’invisibile “statua dell’omertà”

COSENZA A Cetraro, l’anno appena trascorso è finito davvero male. Dopo l’efferato omicidio a colpi di pistola di Alessandro Cataldo, la notte di San Silvestro, a distanza di poche ore, si sono contati un omicidio stradale ed un tentato omicidio a colpi di coltello. Quest’ultimo in una famosa discoteca della costa cosentina, che ha visto come protagonista del violento atto, manco a dirlo, un giovane cetrarese. Possiamo dire senza tema di smentite che il 2024 sia iniziato altrettanto male. Anzi, malissimo. Sui fatti di cronaca citati è calato un silenzio assordante. Il noto ossimoro viene sovente utilizzato per evidenziare la presenza di “quiete” in un ambiente che, come quello di Cetraro appunto, risulta pesante e teso. Spesso viene anche utilizzato per biasimare l’atteggiamento omertoso di coloro che, pur ricoprendo ruoli pubblici, tacciono. Questo silenzio, in una società come la nostra invasa e pervasa dai social ha davvero dell’incredibile. Di Carmelo Rago che è stato investito la sera di Capodanno, un onesto lavoratore in un bar sempre della costa, i media non riportano il nome preferendo ricorrere ad un termine molto generico: “uomo”. Chi lo ha investito è stato denunciato perché trovato in stato di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti. Anche in questo caso, il silenzio più totale. Eppure, motivi per i quali discutere e denunciare pubblicamente ce ne sarebbero davvero diversi. Ad esempio, l’insicurezza della SS 18, che in quel tratto sta mietendo diverse vittime nel corso di questi ultimi anni. Per non parlare, poi, dell’uso di sostanze stupefacenti in vertiginoso aumento e che coinvolge uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale. Tra l’altro, la sempre maggiore richiesta di droghe, fa aumentare gli interessi economici e con essi le attenzioni delle ‘ndrine locali, che da tempo hanno iniziato ad accaparrarsi più territorio possibile, facendo ricorso sistematico all’uso della violenza. Ma su questi argomenti si preferisce tacere.
Questo ingiustificato ed ingiustificabile silenzio, francamente non lo comprendo e se ci chiediamo il motivo, diverse sono le risposte che si possono dare: incapacità di argomentare che ha come conseguenze una totale inerzia nell’agire? Evitare di prendere posizione per non metterci la faccia e quindi schierarsi apertamente? Semplice paura? Si preferisce tacere per cercare di non arrecare danno all’economia cittadina? Non riesco a comprendere se ci siano altre ragioni occulte e non saprei, tra quelle indicate, quale sia la ragione di questo silenzio. Sta di fatto, che chi ha responsabilità pubbliche non può farlo, men che meno chi ha altro tipo di responsabilità e che ricordandosi di quanto suggerisce la profezia di Isaia, per amore del popolo, non dovrebbe mai tacere. Sui funerali di Alessandro Cataldo, celebrati a distanza di un mese dall’omicidio, a parte qualche giornale che si è limitato a darne una scarna notizia, il nulla più assoluto. Nessuna reazione all’accoltellamento del giovane cetrarese, tuttora in gravi condizioni, e non è la prima volta che nei locali pubblici si registrano violenze di ogni genere. Se così stanno le cose, dobbiamo riconoscere con amarezza che chi ha inteso creare un clima di paura, ha vinto. Ancora una volta in Calabria onoriamo l’invisibile “statua dell’omertà”, che campeggia e saluta con la sua fiaccola coloro che abitano alle nostre latitudini. Il monumento si regge su due enormi pilastri anch’essi invisibili: mancanza di passione e di visione. (redazione@corrierecal.it)

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