CATANZARO Uno Stato ancora “sbadato” e ritardi che si accumulano, e non è un caso quindi se il nostro Paese è il più scorretto d’Europa nei confronti delle aziende. A dirlo sono i dati Eurostat che parlano di un arretrato di 50 miliardi di euro da smaltire e con ben 12 ministeri su 15 che non riescono a rispettare le norme fissate dallo Stato. Vale a dire 30 giorni per regolare le fatture. Nessuna riforma, nel frattempo, è riuscita a scalfire la montagna dei debiti che la Pubblica amministrazione deve pagare alle imprese: 49,6 miliardi, vale a dire lo stesso livello del 2019, anno pre-pandemia. Nel 2022 – attestano i dati Eurostat – la Pa italiana ha speso per funzionamento e performance complessivamente 171,4 miliardi, di cui 115,2 di consumi intermedi e 56,2 di investimenti pubblici. In linea teorica possiamo affermare che il 43% dei consumi intermedi della Pa non sarebbe stato ancora liquidato.
A livello territoriale la situazione più critica si verifica nel Mezzogiorno, dove i ritardi dei pagamenti assumono dimensioni molto preoccupanti. Tra le Amministrazioni regionali, ad esempio, nel 2022 il Molise ha saldato i propri fornitori con un ritardo di 69 giorni e l’Abruzzo addirittura dopo 74. Tra le Città Metropolitane anche in questo caso quelle del Sud sono – in generale – le peggiori pagatrici. Nel 2022, infatti, quella di Reggio Calabria ha registrato un ritardo di quasi 19 giorni. Tra le principali Aziende sanitarie pubbliche del Centro Sud, invece, Catanzaro ha liquidato i propri fornitori dopo 43 giorni di ritardo, l’Asp di Reggio Calabria dopo 56 e l’Asp di Crotone dopo quasi 113 giorni. Tra i Comuni capoluogo di provincia, infine, le situazioni più difficili si sono verificate ancora a Reggio Calabria (61,43 giorni di ritardo), Chieti (+69,47), Isernia (+93), Andria (+99,09) e Cosenza (+126,25).
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