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“Reset”, i colloqui criptici di Patitucci e il riferimento a Porcaro alias «Te piasse»

In aula, il focus sulla «rete» dell’ex pentito. I rapporti con Francesco Stola. Il ruolo di Silvia Guido e Rosanna Garofalo

Pubblicato il: 09/01/2024 – 13:40
di Fabio Benincasa
“Reset”, i colloqui criptici di Patitucci e il riferimento a Porcaro alias «Te piasse»

LAMEZIA TERME L’ultima udienza celebrata dinanzi al Tribunale di Cosenza (in composizione collegiale) è datata 29 novembre 2023. Quella odierna è la prima udienza del 2024 del processo ordinario per gli imputati coinvolti nell’inchiesta “Reset“. Il teste a sottoporsi all’esame dei pm della Dda di Catanzaro, Vito Valerio e Corrado Cubellotti è il luogotenente Antonio Gigliotti del nucleo della Guardia di finanza di Cosenza.

Il rapporto di Patitucci (in carcere) con l’esterno

L’attività delle fiamme gialle parte da un approfondimento su alcuni soggetti coinvolti nell’inchiesta: Roberto Porcaro, Francesco Patitucci, Rosanna Garofalo, Giorgia Manna e Giuseppe De Cicco. Patitucci – dice il teste – «nonostante fosse in carcere, era a capo della cosca Lanzino-Ruà-Patitucci ed aveva capacità di inviare messaggi all’esterno in particolar modo a Roberto Porcaro», che in assenza del boss avrebbe assunto il ruolo di reggente del clan. La fonte di prova di questo assunto investigativo è una intercettazione ambientale in carcere di Patitucci, che «veicolava i desiderata tramite i colloqui con la coniuge Rosanna Garofalo. Un soggetto viene sempre nominato, Roberto Porcaro (qui la lettera inviata oggi a giudici di Cosenza) che veniva citato con l’appellativo “te piasse”. Nel corso di un colloquio – racconta il teste – Garofalo confessa a Patitucci l’inizio di una frequentazione di Porcaro con una donna diversa dalla moglie. Lo stesso Porcaro «quando verrà arrestato, sarà sorpreso in compagnia proprio di questa donna».
E’ l’11 maggio 2018, quando l’ex reggente del clan chiede – in un colloquio in carcere – alla moglie «di dire a Porcaro di sparire prima della sentenza di primo grado dell’omicidio di Luca Bruni». Qualche giorno prima – Il 2 maggio 2018 – la richiesta inoltrata alla propria consorte riguarda l’organizzazione dei festeggiamenti per il proprio compleanno: i fuochi di artificio saranno poi sparati vicino al carcere di Cosenza, il 7 maggio (data di nascita del boss)».

La coppia Guido-Porcaro

Dai coniugi Patitucci-Garofalo ad un’altra coppia quella formata da Silvia Guido e Roberto Porcaro. Il luogotenente della Guardia di Finanza di Cosenza, in aula, tratteggia il rapporto “criminale” tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta “Reset“. Le mogli dei due vertici del clan, Guido e Garofalo chiacchierano e vengono intercettate mentre la seconda riferisce alla sua interlocutrice fatti legati «all’ambito criminale di riferimento». In una conversazione, «Garofalo auspicava che Porcaro rimanesse sempre in libertà». Dopo la scarcerazione dell’ex pentito, le mogli parlano ancora di frequentazioni criminali e il riferimento è a Mario Piromallo.


Per approfondire

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Le fibrillazioni con Mario “Renato” Piromallo

Mario Piromallo, quando Porcaro era stato sottoposto a custodia per l’omicidio di Giuseppe Ruffolo (poi liberato il 31 maggio 2019), viene citato da Silvia Guido e Rosanna Garofalo che «si lamentano di Piromallo che non era passato a salutare Porcaro dopo la sua scarcerazione». Mario Piromallo detto “Renato” è considerato elemento di vertice del clan “Lanzino-Patitucci”. Quello con il sodalizio criminale però è un rapporto burrascoso, pupillo di Francesco Patitucci, si scontra con il “delfino” di quest’ultimo Roberto Porcaro designato come reggente durante la carcerazione del boss (fino al 4 dicembre 2019). Le due donne discutono di un altro soggetto coinvolto in “Reset”, Salvatore Ariello. Anche in questo caso le lagnanze delle due donne sono dovute alla mancata visita di Salvatore Ariello a Silvia Guido «quando il marito di quest’ultima era detenuto».

La fratellanza tra Stola e Porcaro

Il pm Corrado Cubellotti chiede al luogotenente Gigliotti di soffermarsi sulla figura di Francesco Stola. Accusato di essere «partecipe dell’associazione, uomo di fiducia e vero e proprio factotum di Roberto Porcaro, al quale trasmette “imbasciate” ed informazioni di vario genere e sulla base delle cui direttive agisce come intermediario nella conduzione di attività illecite e per l’esazione delle somme di denaro, provento di attività di estorsione o, comunque, derivanti dal perpetrazione di altri reati dell’associazione». Stola effettuava noleggio sdraio all’ospedale di Cosenza. Un rapporto talmente saldo, al punto che Stola chiederà a Porcaro di essere il padrino di battesimo del figlio. 
Diversi collaboratori di giustizia (Francesco Noblea, Celestino Abbruzzese e Giuseppe Zaffonte) hanno avuto modo di riferire circa «la stretta vicinanza di Stola a Porcaro». I due avrebbero posto in essere di diverse estorsioni aggravate in relazione al servizio “noleggio sdraio” presso l’Ospedale di Cosenza. «Stola raccoglieva i proventi derivanti dall’attività di noleggio da I.V., solo per alcuni reparti del nosocomio bruzio», dice il teste. I finanzieri cosentini documentano «la consegna di denaro (170 euro) da parte di I.V. nelle mani del padre di Francesco Stola, all’interno del bar gestito da quest’ultimo». E ancora, lo stesso Stola avrebbe recuperato« il denaro anche da un altro soggetto, S.P., che gestiva una serie di condomini a Cosenza».
Roberto Porcaro non utilizzava telefoni cellulari, ma effettuava qualsiasi tipo di comunicazione solo di persona e in una intercettazione emerge la richiesta dell’ex pentito che tramite il suo intermediario, «si mostra adirato nei confronti di S.P. chiedendo subito una somma di denaro».

Il controesame

In sede di controesame, è l’avvocato Cristian Cristiano, legale di Stola, a prendere la parola. Il fratello di D.V. sa se fosse coinvolto o meno nell’attività di noleggio delle sdraio? «Sì, era coinvolto», risponde il teste che poi circoscrive il periodo «più o meno rispetto ai fatti di causa, discutiamo di 2018-2019». Risulta da una qualsiasi conversazione che lo Stola abbia consegnato denaro a Porcaro? «No, denaro proprio no». E’ il turno dell’avvocata Laura Gaetano per la posizione di Rosanna Garofalo. Può collocare temporalmente l’attività intercettiva eseguita nei confronti della mia assistita? «È iniziata nel febbraio 2018, nel mese di giugno 2019 la telefonica». Sa indicare che tipo di messaggi, in quelle due circostanze, la Garofalo fosse stata incaricata di portare a Porcaro? «In uno era il messaggio di rendersi irreperibile prima della sentenza dell’omicidio Bruni, il 2 maggio 2018 era invece per organizzare, se così si può dire, la batteria di fuochi d’artificio per l’imminente compleanno di Patitucci». Avete poi effettuato dei riscontri in occasione della sentenza per l’omicidio Bruni? Avete verificato se effettivamente il Porcaro si sia o meno reso irreperibile prima dell’emissione della sentenza? «No, non siamo riusciti a verificarlo». Ha riferito di un’attività di elargizione di denaro da parte della Garofalo nei confronti di altri soggetti. In che periodo è avvenuto? «Nel periodo oggetto di intercettazione quindi 2018». Ha avuto modo di accertare che tipo di rapporti intercorressero tra la Garofalo e le presunte persone offese? «Rapporti di frequentazione con alcuni più assidui che altri meno». Le persone offese sono state invitate anche a sporgere querela nei confronti della Garofalo? Qualcuno di loro ha inteso sporgere querela? «No, nessuno».
(f.benincasa@corrierecal.it)


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