REGGIO CALABRIA “Nel Bilancio 2023 abbiamo destinato circa 3 miliardi di euro per cui inizieremo e finiremo tutta la Statale 106. È evidente che dal niente a tutto c’è di mezzo il lavorare. Se gli appalti si fanno e le aziende lavorano e rispettano i tempi. Oppure è chiaro che questi problemi non li risolveremo mai”. Lo ha detto il vice ministro per le Infrastrutture e i trasporti Edoardo Rixi parlando con i giornalisti a Reggio Calabria. “Ritengo che, da questo punto di vista – ha aggiunto Rixi – gli appalti stanno iniziando ad andare avanti. I soldi ci sono, cosa che in passato non c’era. E la stessa cosa sta avvenendo sul sistema di investimenti per le ferrovie, e su quello delle dighe, per l’acqua potabile, che è un altro tema che stiamo portando avanti soprattutto in quelle regioni che, anche a causa del cambiamento climatico, devono avere la possibilità di sfruttare il loro territorio orografico”.
“Il modello per la realizzazione del Ponte sullo Stretto è ancora più avanzato rispetto al ‘modello Genova. Le opere pubbliche non si fanno schioccando le dita. Si fanno facendo lavorare e gestendo i cantieri in maniera che non si creino situazioni di opacità. La scommessa sul Ponte non può essere né di una forza politica, né di un Governo, ma deve essere di un Paese”., ha poi aggiunto Rixi. “Parliamo di un’opera tra le più avveniristiche a livello internazionale – ha aggiunto Rixi – che finalmente rilancerà il nostro Paese, non solo il Mezzogiorno, ma l’Italia e il sistema Italia, al di là degli oceani, del mar Mediterraneo. Eravamo partiti prima dei turchi nella realizzazione del ponte sullo Stretto e oggi ci ritroviamo a rincorrere altri Paesi che nel frattempo hanno realizzato opere importanti”. “Per noi è fondamentale – ha detto ancora il vice ministro – perché vuol dire tornare a credere che anche nel Sud Italia si possa investire. Se non lo pensa lo Stato è difficile che possano pensarlo gli investitori stranieri e gli altri. E soprattutto che la capacità costruttiva è ancora una capacità italiana che servirà anche nel continente che abbiamo di fronte. Perché se noi non portiamo sviluppo nel Nord Africa, continueremo ad avere una pressione demografica altissima”.
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