CATANZARO «Cancellare l’abuso d’ufficio fa crollare i processi contro i colletti bianchi. Contrariamente a molti dei miei ex colleghi sindaci, io non sono contrario all’abuso d’ufficio, soprattutto quello patrimoniale. Perché chi ha esperienza sa che l’80% delle indagini per reati gravi come corruzione, concussione, peculato, associazione mafiose nascono dall’abuso d’ufficio». Lo dice a LaPresse Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare ed ex sindaco di Napoli, primo ad essere ‘colpito’ dagli effetti della Legge Severino per il reato di abuso d’ufficio non patrimoniale. L’allora sindaco di Napoli fu condannato, il 24 settembre del 2014, dal tribunale di Roma per concorso in abuso d’ufficio insieme con il consulente informatico Gioacchino Genchi. Per entrambi la pena è stata di un anno e tre mesi (sospesa e con la non menzione) per aver acquisito, quando De Magistris era pm a Catanzaro, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione da parte delle Camere. Poi De Magistris è stato definitivamente e totalmente assolto in appello e in cassazione. «Attraverso quella condanna – ricorda – io fui sospeso da sindaco per un reato che non solo non avevo commesso, come poi è stato dimostrato, ma per cose tra l’altro che erano legate alla mia attività di magistrato, quindi non di sindaco, risalenti a tre anni prima. Ero un magistrato che aveva osato indagare sulla politica e sul sistema criminale».
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