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il processo

“Reset”, Andrea Mazzei «figura centrale delle investigazioni»

La testimonianza di un luogotenente della Gdf di Cosenza anche «sui soggetti che ruotano attorno al consulente»

Pubblicato il: 10/01/2024 – 15:46
di Fabio Benincasa
“Reset”, Andrea Mazzei «figura centrale delle investigazioni»

LAMEZIA TERME «Andrea Mazzei è una figura centrale delle nostre investigazioni». Esordisce così il luogotenente della Guardia di Finanza di Cosenza, Antonio Gigliotti, sollecitato dalle domande del pm Cubellotti. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, che ospita il processo con rito ordinario scaturito dall’inchiesta “Reset”, il teste riferisce della attività di indagine svolta nei confronti del consulente cosentino finito nell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro, eseguita il primo settembre 2022.

La figura di Mazzei

L’imputato, presente in aula, è un consulente finanziario che si occupa di aiuto alle imprese nella concessione di finanziamenti di natura pubblica. «Sono emerse attività legate a “Resto al Sud”», osserva il luogotenente. L’attenzione poi si sposta sui «soggetti che ruotano intorno a Mazzei», ritenuto «vicinissimo a Roberto Porcaro, che attraverso i finanziamenti otteneva un ritorno economico». Il luogotenente cita Filippo Morrone al quale «Andrea Mazzei attribuiva fittiziamente la titolarità di una società e autovetture, locate dalla medesima società in favore esclusivo dello stesso Mazzei». L’imputato avrebbe «attribuito fittiziamente a Mario Sirangelo la titolarità di una società di costruzione e due autovetture». Anche in questo caso «siamo sicuri dell’utilizzo esclusivo delle auto del Mazzei e del controllo delle disponibilità finanziarie tramite conto corrente», aggiunge il testimone.
L’agente delle fiamme gialle sottolinea un episodio con Mazzei protagonista. Il consulente avrebbe chiamato Alessandro Catanzaro (non sottoposto a giudizio ordinario) – «vicinissimo» a Roberto Porcaro – titolare di un salone di barberia a Cosenza e segnalato come «punto di riferimento per soggetti che volessero interfacciarsi con Porcaro e per consegnare denaro».
Secondo l’accusa, Catanzaro avrebbe agevolato «sistematicamente sia Patitucci e sia Porcaro» ai quali avrebbe organizzato «appuntamenti funzionali alla perpetrazione delle singole vicende delittuose, ponendosi come intermediario tra gli stessi vertici dell’associazione e gli altri sodali ovvero le vittime dei reati, al fine di consentire loro di eludere attenzioni investigative». Il ruolo di “intermediario” di Catanzaro sarebbe emerso in una circostanza che il luogotenente circoscrive fornendo i dettagli di un «incontro nello studio di Mazzei». A questa risultanza, gli investigatori giungono a seguito «di una conversazione telefonica nella quale il consulente avrebbe chiesto ad Alessandro Catanzaro di far intervenire “l’avvocato” alle 18.20». I finanzieri si recano sul posto e scoprono come in realtà “l’avvocato” in questione sia Roberto Porcaro. «Ogni qualvolta Mazzei intendeva mettersi in comunicazione con Porcaro si avvaleva della intermediazioni di Alessandro Catanzaro», chiosa il teste.

La presunta estorsione e il «fiore»

Il pm sollecita il teste a riferire in merito al capo 154 dell’inchiesta. La vicenda riguarda una presunta estorsione nei confronti di «un soggetto gravato da vari precedenti penali», ritenuto vicino a Mazzei e Porcaro, che si trova coinvolto in una situazione debitoria con l’ex pentito e per la risoluzione della quale chiede l’intermediazione del consulente
Nello specifico, D.T. e suo fratello Z.T. «non ottemperavano alla restituzione di una somma di denaro nei confronti di Roberto Porcaro» che per tutta risposta avrebbe «percosso D.T. rubandogli l’autovettura di proprietà di T.Z». Quanto accaduto avrebbe convinto la vittima del furto a rintracciare Mazzei e chiedere l’intervento per la risoluzione del problema. Da dove lo ricavate? Chiede Corrado Cubellotti e il teste risponde: «da tutto il contesto intercettivo della vicenda». D.T. – secondo il teste – «usa il termine fiore facendo riferimento alla vicenda, dice di essere stato malmenato e di trovarsi al pronto soccorso di Cosenza. Lamentava il furto da parte di Roberto Porcaro di un’autovettura Audi Q3 che era in uso in quel momento a lui». Perché si rivolge a Mazzei? Chiede ancora il pm e il luogotenente risponde: «perché in una intercettazione dice “il fiore me lo hai fatto fare tu”, cioè era Mazzei che aveva avuto un ruolo nella vicenda relativa a questo debito che il Porcaro vantava nei confronti di D.T.». «Mazzei tenta un’intermediazione con Alessandro Catanzaro, quindi con Porcaro Roberto, cercando di restituire la macchina» ma «non si espone più di tanto». Come si conclude la vicenda? «Con la vendita dell’autovettura, quindi Porcaro aveva asportato questa autovettura a D.T., poi risulta che questa auto sia stata venduta proprio per la vicenda narrata, quindi D.T. viene privato del possesso di questa autovettura che è in realtà intestata al fratello».

Il finanziamento pubblico

Il lungo esame va avanti, l’attenzione dell’accusa si sposta sulla presunta truffa finalizzata all’erogazione di un finanziamento pubblico da parte di Invitalia. Una delle contestazioni della Dda di Catanzaro riguarda il presunto «fittizio programma di ampliamento e sviluppo dell’attività di impresa del Settimo Caffè sas di Broccolo Manolo & C». Mazzei, Porcaro e gli amministratori della società Giuseppe Broccolo e Giuseppe Perrone avrebbero presentato una domanda di partecipazione «strumentale» per ottenere gli incentivi di “Resto al Sud”. In questa vicenda, la condotta consiste «nel realizzare una fittizia domanda di ammissione al beneficio (poi sospesa per mancanza di fondi pubblici e rivalutata un anno e mezzo dopo) cui segue una articolata sequenza di false fatturazioni funzionale a dimostrare l’effettività dell’investimento». Sempre secondo l’accusa per rendere più credibile il progetto, sarebbe stato acquistato «mobilio e vari beni accessori ad esclusiva simulazione della realizzazione del progetto nel giorno della visita ispettiva del funzionario di Invitalia». Come emerso in aula, gli inquirenti avrebbero documentato, grazie a un pedinamento, un incontro nello studio di Mazzei tra il consulente, Roberto Porcaro, Broccolo e Perrone. Oggetto dell’incontro sarebbe stata la pratica di finanziamento che questi ultimi due dovevano predisporre per il progetto “Resto al Sud”.

Il controesame

In sede di controesame è l’avvocato di Giuseppe Broccolo a prendere la parola. Ha verificato se effettivamente i lavori sottesi alle fatture siano stati realizzati o meno? chiede il legale. Il teste risponde di no. Ha per caso escusso i soggetti, i legali rappresentanti delle società che avevano emesso queste fatture? continua l’avvocato e il luogotenente non muta la risposta: «No». Per quanto riguarda la posizione di Mario Sirangelo, è l’avvocato Parise ad intervenire. Può riferire che tipo di rapporti c’erano tra Sirangelo e Mazzei? «C’era un rapporto di frequentazione sicuramente, non so se arrivasse al grado di amicizia la frequentazione». Sirangelo frequentava quotidianamente lo studio del dottor Mazzei? «Lo frequentava, ma non credo giornalmente».
A prendere la parola è il legale di Andrea Mazzei. L’avvocato esordisce definendo «troppo semplice» l’accostamento alla criminalità organizzata, fatto dal teste, nei confronti del suo assistito. Quali sono queste pratiche rispetto alle quali il dottore Mazzei, a suo avviso, si sarebbe prestato per far ottenere dei soldi a Porcaro? Quante e quali sono? «Noi abbiamo attenzionato soltanto la pratica del Settimo Caffè», risponde il teste. Quindi il dottore Andrea Mazzei risponde rispetto a questa condotta soltanto per la settimo caffè giusto? «Sì». Perfetto. Quanti e quali incontri riuscite a documentare tra Andrea Mazzei e Porcaro? «Sicuramente il 4 dicembre del 2018 si ha questo incontro». Quindi voi dal contenuto delle intercettazioni di altri soggetti ritenete che ci sia questo stabile rapporto tra i due giusti? «Sì». Sulla scorta di quali elementi, al di là di quello intercettivo, ha potuto ricostruire questa condotta?. «Andrea Mazzei era un soggetto non attenzionato prima, nell’ambito del procedimento penale, non era attenzionato lui, non erano attenzionate le pratiche che faceva, non era attenzionato nulla. Dal momento in cui esce un contatto con Alessandro Catanzaro poniamo sotto intercettazione Andrea Mazzei in virtù dell’incontro avvenuto con Roberto Porcaro. Poi andiamo a Roma ad acquisire la pratica di Invitalia relativa al Settimo Caffè». Non sapete se poi sono arrivati altri soldi su quella pratica e che fine hanno fatto? «No». Le risulta che, nell’ambito dell’attività intercettiva nei confronti di Patitucci Francesco non abbia mai fatto riferimento alla figura di Mazzei? «No, mai. Mai».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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