LAMEZIA TERME «Finora è stato fatto tanto, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare, per colmare il gap reputazionale che penalizza la Calabria e la sua immagine». Nel passaggio tra il 2023 e il nuovo anno che segnerà il “tagliando” di questa legislatura il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, della Lega, fa il punto della situazione con il Corriere della Calabria, proiettando lo sguardo al futuro, con le sfide che attendono la Regione, il ruolo del governo nazionale e le Europee come spartiacque.
Presidente Mancuso, anzitutto un bilancio dell’anno appena trascorso?
«Decisamente positivo. Non solo per quantità, visto che abbiamo approvato 56 leggi e 40 provvedimenti amministrativi, ma anche per la qualità degli interventi. Sono state, infatti, approvate riforme essenziali, come quelle sul mercato del lavoro e delle politiche attive e il riordino dei Consorzi di Bonifica. Mi piace sottolineare la sfilza di leggi per tutelare natura e biodiversità: la revisione, dopo vent’anni, della disciplina organica sulle Aree protette; la legge sui ‘cammini’ naturalistici, culturali e spirituali che la Calabria ancora non aveva, e che potrà, attraendo flussi di turismo esperienziale, dare ossigeno anche all’entroterra; la legge per la protezione degli alberi secolari e l’istituzione di nuove Riserve naturali. Il Consiglio regionale ha dato anche importanti segnali in tema di legalità. Penso alla legge, primo caso in Italia, che valorizza il progetto ‘Liberi di scegliere’ del magistrato Roberto di Bella con cui si intende restituire il diritto al futuro ai tanti figli di ‘ndrangheta, e alla legge De Masi, grazie alla quale si potranno riconoscere premialità agli imprenditori che denunciano la criminalità organizzata. Non ci siamo tirati indietro, inoltre, nel discutere snodi cruciali del nostro futuro, come la forte presa di posizione – con una mozione approvata all’unanimità – contro quelle assurde regole comunitarie che rischiano di danneggiare il Porto di Gioia Tauro».
Le intenzioni per il 2024?
«Nei primi due anni di legislatura, anche con il ripristino della potestà legislativa in un settore come la sanità, ci si è concentrati nell’azione di recupero, nello scenario nazionale, del protagonismo proattivo della Regione, attraverso riforme di sistema e leggi specifiche per renderle incisive. Per il 2024 l’auspicio è di raccogliere i frutti di quanto seminato e, al contempo, procedere sul terreno delle riforme, coinvolgendo le istanze economiche, sociali e culturali più rappresentative. Finora è stato fatto tanto, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare, per colmare il gap reputazionale che penalizza la Calabria e la sua immagine».
Quale futuro per la Calabria?
«Il futuro dipende dall’impegno di noi tutti. In due anni di legislatura, ritengo che la Regione abbia fatto tanto, per saldare i punti di forza del patrimonio identitario e culturale della Calabria con gli accelerati mutamenti economici e tecnologici in atto in Europa e nel mondo. Sono del parere che le iniziative della politica e delle istituzioni calabresi, volte a superare le criticità e i divari di cittadinanza col resto del Paese, possano essere più efficaci, se sostenute da una comunità che sappia sentirsi e riconoscersi come una comunità coesa, laboriosa e solidale. Pronta a mobilitare tutte le sue migliori energie per costruire il proprio futuro, nel rispetto della legalità e del bene comune ».
Quali le priorità che a suo giudizio il governo nazionale e la Regione dovranno assumere per il 2024?
«Intendiamo affrontare e vincere le nuove sfide all’orizzonte. Per avere una Calabria al passo con i tempi, in asse con le dinamiche geopolitiche mondiali, solidale con le fasce sociali svantaggiate e più moderna, competitiva e sicura. Al di là di polemiche elettoralistiche, va dato atto che le ingenti risorse messe a disposizione della Calabria per colmare il suo annoso deficit infrastrutturale (il Gruppo Fs Italiane investirà 13,4 miliardi di euro), dimostrano un’attenzione del ministro Salvini e del Governo che nel passato non s’è mai vista. Ora ci si attende che si portino a compimento le opere in cantiere, a partire dalla Strada statale 10’ per la cui modernizzazione sono stati stanziati 3 miliardi. Nel 2024, inoltre, dopo aver reso possibile con legge a inizio legislatura l’istituzione dell’Azienda Dulbecco, vigileremo affinché niente intralci la sua piena funzionalità. Ciò a cui miriamo, non è solo l’armonizzazione delle professionalità ospedaliere e universitarie coinvolte, ma l’entrata in scena di uno tra i più ragguardevoli poli sanitari del Mezzogiorno. Le prossime tappe dovranno dare solidità al progetto, a partire dalla realizzazione del secondo Pronto soccorso all’interno del campus universitario e l’avvio delle procedure amministrative per progettare il nuovo ospedale, avendo finalmente sbloccato, con l’integrazione degli ospedali di Catanzaro, oltre 300 milioni di euro. Nel nuovo anno avanzerà il cronoprogramma che porterà alla ricostruzione dell’Auditorium Nicola Calipari di Palazzo Campanella. Dopo lo stanziamento di circa 12 milioni di euro dell’Ufficio di Presidenza, per ricostruire la struttura il cui tetto è crollato il 31 luglio 2020, nelle prossime settimane illustreremo la proposta progettuale vincitrice del concorso di idee e le modalità con cui l’Auditorium sarà rimesso in funzione. Non dimentico l’allarmante questione delle violenze alle donne. Questa Presidenza conta di approvare un Protocollo d’intesa tra l’Osservatorio sulla violenza di genere e l’Aterp (Azienda sull’edilizia residenziale pubblica della Regione), per offrire soluzioni alloggiative alle donne vittime di violenza e ai loro figli, prevedendo la loro collocazione e il recupero di una quotidianità lontana dagli abusi. L’obiettivo è mettere a sistema un percorso virtuoso, per scongiurare tragedie familiari e dare continuità all’azione a tutela delle donne».
Le elezioni europee: cosa potranno significare per la Calabria e per il suo partito, la Lega?
«Il Next Generation Ue è stata una decisione saggia per ridare ossigeno agli Stati dopo la pandemia e il Pnrr ha recepito l’obiettivo di ridurre i divari Nord-Sud, di sviluppo, di genere e generazionali. Ma, dopo quanto di tragico è avvenuto nel 2023, l’Europa deve essere in grado di darsi una visione e una leadership che superi lo schema di un tempo, quando contava sulla protezione degli americani, sull’energia a basso costo dei russi e sui mercati cinesi per il nostro export. Ci si aspetta, dalla nuova configurazione dell’Ue dopo il voto del prossimo giugno, un supplemento di responsabilità per superare le attuali frammentazioni che non le consentono di poter concorrere con gli altri blocchi economici del mondo. L’integrazione europea ha reso possibile dagli anni ’50 in avanti risultati straordinari, sia in termini di benessere che di civiltà. Oggi c’è da rinvigorire i valori fondanti e soprattutto renderli credibili, facendo capire ai cittadini, per esempio, che l’Europa è in grado di governare i flussi migratori, di mettere in sicurezza i suoi confini e dare un contributo significativo ai processi di pace». (a. cant.)
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