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la riflessione

In montagna ci si diverte un sacco (contro la iattura del manto nero)

Centro e pianura hanno avuto gioco facile contro montagna e periferia, da ogni punto di vista, soprattutto da quello dell’immaginario.Come contrapporre ragazzi e ragazze al meglio della loro forma…

Pubblicato il: 12/01/2024 – 7:16
di Gioacchino Criaco*
In montagna ci si diverte un sacco (contro la iattura del manto nero)

Centro e pianura hanno avuto gioco facile contro montagna e periferia, da ogni punto di vista, soprattutto da quello dell’immaginario.
Come contrapporre ragazzi e ragazze al meglio della loro forma estetica a vecchini piegati con le spalle ricoperte da scialli neri. Per vincere si è utilizzato ogni mezzo, anche quello di affidare le voci contrarie ad arnesi vecchi e polverosi che più parlavano e scrivevano e più la gente prendeva strada. Ed ancora arnesi vecchi e polverosi provano a riconvertirsi, nella nuova disputa fra montagna e pianura, e ancora fanno da tappo volendo essere le guide di un margine che con loro non potrà mai avere attrazione.
Montagna e periferia sono, ormai incontestabilmente, nuove vie di salvezza, forse le uniche, le ultime, per un’umanità ingabbiata in territori contenitori sempre più simili a capannoni industriali in cui ognuno di noi è sopra un trespolo con spazio e aria ristretta.
Prendete la Pianura Padana: 23, 24, forse 30 milioni di persone stipate in un mare in bonaccia, recintati in un catino. Un terzo degli abitanti della nazione letteralmente scaraventati in una realtà distopica in cui tutto si risolve in un meccanismo automatico di “vita”. Gesti, azioni, sentimenti che si ripetono seriali, di giorno in giorno e ogni giorno rimane senza variabili.
Il destino dell’umanità treno è quello di ammassarsi sempre più per agevolare, fare consumo. Nemmeno produrre, solo divorare ciò che viene ficcato in bocca.
Vincere contro questo modello che sfinisce non dovrebbe essere difficile. Basterebbe proporre solo un po’ di spazio in aggiunta, meno sgomitate, trespoli più ampi. Eppure si continua a perdere. Gli uccelli cresciuti in gabbia hanno ali così spiumate da rinunciare per sempre a un volo che non hanno mai praticato.
Si perde perché i padroni di centri e pianure hanno le chiavi della seduzione, soprattutto di quella comunicativa.
Si perde perché di solito si contrappongono la periferia e la montagna( al centro e alla pianura) gli schemi che sono tipici, e vincenti, del centro e della pianura.
Se devo fare economia, economia, sviluppo, sviluppo, allora non lo si vede un mondo diverso.
Si deve fare un’economia necessaria, praticare uno sviluppo utile. E si deve vivere. Vivere e avere tempo.
La montagna non è il luogo del caminetto acceso e dei racconti di un tempo migliore. È un luogo meno oppressivo. Ognuno riveste un ruolo e lo stare insieme è il lavorare per obiettivi comuni.
Proporre montagna e periferia non è spostare in luoghi più ameni le stesse logiche. Ma vivere in una logica diversa, opposta.
Proporre una montagna che sia sfolgorante, divertente. Tornare a vivere nei posti piccoli in cui nessuno resta al margine e l’elemento dell’umanità sia il collante delle esistenze.
Le esistenze, in altura, in paese, non sono vite tristi. Ma pianure e centri le fanno apparire così dando voce fra gli antagonisti, o presunti tali, a polverosi vecchi a capo chino coperto di fazzoletto nero e grondante di cenere umida.
Montagna e paesi vincono se riescono a essere contemporanei, moderni. Se costruiscono un futuro migliore nell’attualità. Se sono sfolgoranti senza essere asfissianti, competitivi, disgreganti e distopici. Montagna e paese vincono se l’elemento dell’umanità prepondera. Vincono perché non sono in corsa e sul traguardo ci portano una pianura e un centro diversi.

*scrittore

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